Clima, l’allarme IPCC: “la temperatura sale ancora, piani insufficienti. Dobbiamo agire ora”

Pubblicato il rapporto di Sintesi dell'IPCC, lavoro che conclude la pubblicazione del Sesto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici
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Le opzioni per ridurre le emissioni di gas serra e adattarsi ai cambiamenti climatici causati dall’uomo sono molteplici, fattibili ed efficaci e sono disponibili ora“: è quanto hanno sottolineato gli esperti del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) nel Rapporto di sintesi, il capitolo conclusivo del Sesto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici (AR6) pubblicato oggi. “L’integrazione di un’azione climatica efficace ed equa non solo ridurrà le perdite e i danni per la natura e le persone, ma fornirà anche benefici più ampi.  Questo Rapporto di sintesi sottolinea l’urgenza di intraprendere azioni più ambiziose e dimostra che, se agiamo ora, possiamo ancora garantire un futuro sostenibile e vivibile per tutti,” ha spiegato il presidente dell’IPCC Hoesung Lee.

Più di un secolo di utilizzo di combustibili fossili e di uso iniquo e non sostenibile dell’energia e del suolo ha portato a un riscaldamento globale di 1,1°C rispetto ai livelli preindustriali. Da questa situazione sono scaturiti eventi meteorologici estremi più frequenti e più intensi che hanno causato impatti sempre più pericolosi sulla natura e sulle persone in ogni regione del mondo. Ogni aumento del riscaldamento comporta una rapida escalation di questi fenomeni. Ondate di calore più intense, precipitazioni più violente e altri fenomeni meteorologici estremi aumentano ulteriormente i rischi per la salute umana e gli ecosistemi. In ogni regione, le persone muoiono a causa di estremi di calore. L’insicurezza alimentare e idrica legata al clima è destinata ad aumentare con l’aumento del riscaldamento. Quando i rischi si combinano con altri eventi avversi, come pandemie o conflitti, diventano ancora più difficili da gestire,” viene evidenziato nel report.

Il documento, approvato durante una sessione durata una settimana a Interlaken, si focalizza anche su perdite e danni. “La giustizia climatica è fondamentale perché coloro che hanno contribuito meno al cambiamento climatico sono colpiti in modo sproporzionato. Quasi la metà della popolazione mondiale vive in regioni altamente vulnerabili ai cambiamenti climatici. Nell’ultimo decennio, i decessi per inondazioni, siccità e tempeste sono stati 15 volte superiori nelle regioni altamente vulnerabili,” ha affermato Aditi Mukherji, uno dei 93 autori di questo Rapporto di sintesi.

In questo decennio, un’azione accelerata di adattamento ai cambiamenti climatici è essenziale per colmare il divario tra l’adattamento esistente e quello necessario, si legge nel report.

Per contenere il riscaldamento entro 1,5°C al di sopra dei livelli preindustriali, “è necessario ridurre le emissioni di gas serra in tutti i settori in modo profondo, rapido e significativo. Le emissioni dovrebbero già diminuire e dovranno essere ridotte di quasi la metà entro il 2030, se si vuole limitare il riscaldamento a 1,5°C,” hanno proseguito gli studiosi. La soluzione sta “in uno sviluppo resiliente al clima. Ciò comporta l’integrazione di misure di adattamento ai cambiamenti climatici con azioni volte a ridurre o evitare le emissioni di gas serra, in modo da fornire benefici più ampi. Ad esempio, l’accesso all’energia e alle tecnologie pulite migliora la salute, soprattutto di donne e bambini; l’elettrificazione a basse emissioni di carbonio, gli spostamenti a piedi e in bicicletta e i trasporti pubblici migliorano la qualità dell’aria, la salute e le opportunità di lavoro e garantiscono l’equità. I benefici economici per la salute delle persone derivanti dal solo miglioramento della qualità dell’aria sarebbero all’incirca uguali, o forse addirittura superiori, ai costi per ridurre o evitare le emissioni“.

I maggiori guadagni in termini di benessere potrebbero derivare dalla priorità di ridurre i rischi climatici per le comunità a basso reddito ed emarginate, comprese le persone che vivono negli insediamenti informali. L’accelerazione dell’azione per il clima sarà possibile solo se i finanziamenti aumenteranno in modo considerevole. Finanziamenti insufficienti e disallineati frenano i progressi,” ha affermato Christopher Trisos, uno degli autori del rapporto.

In merito, gli esperti hanno osservato che “il capitale globale è sufficiente per ridurre rapidamente le emissioni di gas serra se si riducono le barriere esistenti. Aumentare i finanziamenti agli investimenti per il clima è importante per raggiungere gli obiettivi climatici globali. I governi, attraverso finanziamenti pubblici e segnali chiari agli investitori, sono fondamentali per ridurre queste barriere. Anche gli investitori, le banche centrali e le autorità di regolamentazione finanziaria possono fare la loro parte“.

Clima, ecosistemi e società sono interconnessi. Una conservazione efficace ed equa di circa il 30-50% del suolo terrestre, delle acque dolci e dell’oceano Terra contribuirà a garantire un pianeta sano,” hanno evidenziato gli scienziati.

Guterres: “umanità in bilico”

L’umanità è in bilico su un sottile strato di ghiaccio, che si sta sciogliendo velocemente“: è il monito che arriva dal segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, in occasione del lancio del rapporto di sintesi elaborato dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico. Secondo i dati emersi “gli esseri umani sono responsabili di quasi tutto il riscaldamento globale degli ultimi 200 anni. Il tasso di aumento della temperatura nell’ultimo mezzo secolo è il più alto degli ultimi 2000 anni. Le concentrazioni di anidride carbonica sono al massimo da almeno due milioni di anni. La bomba climatica scandisce i secondi. Ma il rapporto IPCC di oggi è una guida pratica per disinnescare la bomba a orologeria climatica. È una guida di sopravvivenza per l’umanità. Come il rapporto mostra, il limite di 1,5 gradi è realizzabile,” ha affermato Guterres, avvertendo però che “ci vorrà un salto di qualità nell’azione per il clima“. Il rapporto dunque è innanzitutto “un appello ad accelerare in modo massiccio gli sforzi per il clima di ogni paese, ogni settore e in ogni periodo di tempo. In breve, il nostro mondo ha bisogno di un’azione per il Clima su tutti i fronti: tutto, ovunque, subito“.

I rischi per l’Europa

L’IPCC identifica quattro categorie di rischi-chiave per l’Europa, il cui livello aumenta con l’aumentare del livello di riscaldamento globale: rischi prodotti dalle ondate di calore su popolazioni e ecosistemi, per la produzione agricola, di scarsità di risorse idriche e rischi prodotti da maggiore frequenza e intensità di inondazioni“: lo ha spiegato Piero Lionello, Leading Author del capitolo 13 ‘Europe’ e del cross-chapter paper 4 ‘Mediterraneo’ del Sesto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici dell’Ipcc ‘Climate Change 2022: Impatti, adattamento e vulnerabilità’, commentando il Rapporto di Sintesi, volume conclusivo del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC. Per quanto riguarda le ondate di calore “ci si attende che il numero di decessi e persone a rischio di stress da calore aumenti con il riscaldamento globale, raddoppiando o triplicando per un innalzamento della temperatura pari a 3°C, rispetto a 1,5°C. Il riscaldamento ridurrà gli habitat adatti agli attuali ecosistemi terrestri e marini e cambierà irreversibilmente la loro composizione, con effetti la cui gravità aumenta al di sopra del livello di riscaldamento globale di 2°C. Le misure di adattamento allo stress termico della popolazione e il contenimento dei rischi da ondate di calore necessitano di molteplici interventi su edifici e spazi urbani“.

Quanto ai rischi per la produzione agricola, “a causa di una combinazione di caldo e siccità, si prevedono nel XXI secolo perdite sostanziali in termini di produzione agricola per la maggior parte delle aree europee“.

Per quanto riguarda le risorse idriche. “Nell’Europa centro-occidentale, questo rischio diventa molto alto nel caso di un innalzamento di temperatura di 3°C, ma nell’Europa meridionale il rischio è già elevato per un livello di riscaldamento globale di 1,5°C. Già con un livello di riscaldamento medio, le strategie di adattamento che riducono il fabbisogno idrico devono essere combinate con trasformazioni quali la diversificazione delle sorgenti e modifiche dell’uso del territorio,” ha sottolineato il professore ordinario di Fisica dell’Atmosfera e Oceanografia presso l’Università del Salento.

In merito alle inondazioni, “a causa dell’aumento delle precipitazioni estreme in molte aree Europee e dell’innalzamento del livello del mare lungo praticamente tutte le coste (un’eccezione è la penisola Scandinava), i rischi per le persone e le infrastrutture derivanti dalle inondazioni costiere, fluviali e pluviali aumenteranno in molte regioni d’Europa“. In questo contesto “l’Italia è soggetta ai rischi tipici dell’Europa Mediterranea, alcuni dovuti a peculiarità del cambiamento climatico, altri alla particolare vulnerabilità di ecosistemi e settori produttivi. Le peculiarità del cambiamento climatico sono legate all’attesa diminuzione della precipitazione (con conseguenze sulla disponibilità di risorse idriche), in contrasto con la tendenza all’aumento a scala globale e nel nord Europa, e alla particolare intensità del riscaldamento estivo (superiore di circa il 50% di quello medio globale). Altri rischi sono legati alla vulnerabilità delle coste (dove insediamenti e strutture sono frequentemente collocati poco al di sopra del livello medio del mare), all’importanza economica del settore turistico (che è posto direttamente a rischio dal cambiamento climatico e indirettamente dall’implementazione di politiche di mitigazione) e alla vulnerabilità degli ecosistemi terrestri e marini, minacciati anche da altri fattori antropici (sovrasfruttamento e inquinamento)“. “Per la riduzione di questi rischi valgono i requisiti generali comuni a tutte le azioni di adattamento: continuità dell’impegno politico, implementazione di strutture istituzionali adeguate, mobilizzazione di risorse, procedure e decisioni inclusive in collaborazione con cittadini, parti sociali, settori produttivi, riferimento alle conoscenze scientifiche,” ha concluso Lionello.

“Ridurre le emissioni può limitare il riscaldamento globale”

Possiamo raggiungere un mondo più sostenibile: ridurre rapidamente le nostre emissioni può limitare il riscaldamento globale. Questa è una buona notizia perché sappiamo che le scelte che facciamo oggi determinano il futuro condiviso delle persone che abitano l’intero pianeta“: lo ha affermato Anna Pirani, autrice del Rapporto di Sintesi dell’AR6 IIPCC. “Le attività umane hanno riscaldato il clima della Terra di oltre 1°C dalla fine del XIX secolo e gli effetti sul nostro clima sono senza precedenti. Ne sentiamo sempre più le conseguenze in ogni regione abitata del pianeta e, quanto più cresce la temperatura media globale, tanto più i cambiamenti che sperimentiamo diventano grandi. Non ci sono regioni del pianeta che non siano toccate da questi fenomeni e, in aree geografiche diverse, le persone sono e saranno colpite dagli impatti dei cambiamenti climatici in maniera diversa. Già oggi stiamo assistendo a eventi estremi più gravi e frequenti di quanto non sia accaduto in passato. Le emissioni future saranno determinanti per il futuro riscaldamento globale: con emissioni più elevate l’assorbimento naturale del carbonio sarà meno efficiente. Alcuni cambiamenti non possono essere evitati, ma limitando il riscaldamento possiamo rallentarne molti e, in alcuni casi, anche arrestarli“. “Ogni tonnellata di emissioni di anidride carbonica contribuisce al riscaldamento globale. Con ogni aumento di riscaldamento globale il ciclo dell’acqua terrestre aumenta, gli estremi sono maggiori in frequenza e intensità, la capacità dell’oceano e del suolo di assorbire CO2 dall’atmosfera diminuisce. Molti cambiamenti dovuti alle emissioni passate e future sono irreversibili per secoli o millenni, in particolare i cambiamenti nell’oceano, nelle calotte glaciali e nel livello globale del mare. Riducendo le emissioni di gas a effetto serra, si limita l’aumento del riscaldamento globale,” ha concluso

Nel report IPCC “gravità, urgenza e speranza”

I messaggi del Rapporto di Sintesisono riassumibili in tre parole: gravità, urgenza e speranza“, secondo Lucia Perugini di Cmcc-Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici. “Gravità: emerge dal rapporto l’importanza di mantenere l’aumento della temperatura al di sotto di 1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali, e questo sarà cruciale per molte popolazioni ed ecosistemi come le piccole isole e per le regioni dipendenti dallo scioglimento dei ghiacciai e della neve. Al di sopra di questo livello, molti ecosistemi e popolazioni non potranno più essere in grado di adattarsi ai cambiamenti“. “Urgenza” perché “a livello globale dobbiamo correggere le nostre traiettorie emissive e raggiungere il picco delle nostre emissioni entro il 2025, per evitare un overshoot (un aumento temporaneo delle temperature oltre 1,5°C). Maggiori saranno l’entità e la durata di questo overshoot, più gli ecosistemi e le società saranno esposti a impatti e rischi maggiori e più diffusi. Gli impegni presi nell’ambito dell’Accordo di Parigi non sono abbastanza ambiziosi e le politiche attuali spesso non prendono in considerazione il percorso delineato in tali impegni. Siamo sulla strada che porta a un aumento della temperatura media globale che può raggiungere i 3,5°C, e questo rappresenta una minaccia per l’umanità nel suo complesso

Infine “speranza. Il rapporto dell’Ipcc presenta un’ampia varietà di soluzioni all’interno di settori specifici e anche a livello intersettoriale, con sinergie e co-benefici promettenti: la transizione dai combustibili fossili alle rinnovabili ridurrebbe l’inquinamento atmosferico riducendo al contempo le emissioni di gas serra. La gestione sostenibile delle foreste e dell’agricoltura, la protezione delle foreste, sono attività che possono assorbire anidride carbonica e apportare molti servizi ecosistemici che migliorerebbero le condizioni di vita di molte popolazioni. Tutte le opzioni devono essere attuate al massimo della loro capacità. Spesso assistiamo ai dibattiti che prendono in considerazione, come alternative, le possibilità di assorbimento delle emissioni (tramite rimboschimenti o tecnologie Ccs – Carbon Capture and Storage) o la loro riduzione, oppure che creano una competizione tra una fonte di energia rinnovabile e l’altra. Ma la scienza è chiara: dobbiamo sfruttare tutte le opzioni a disposizione e dobbiamo farlo ora“.

Greenpeace, il rapporto IPCC “è un manuale di sopravvivenza”

La scienza del clima è ineludibile: questo rapporto è il nostro manuale di sopravvivenza. Le decisioni che prendiamo oggi, e nei prossimi otto anni, possono garantire un pianeta più sicuro per i millenni a venire. Politici, leader e classi dirigenti di tutto il mondo devono fare una scelta: difendere il Clima per le generazioni presenti e future, o comportarsi come criminali che lasciano un’eredità tossica ai nostri figli e nipoti“: lo ha dichiarato Reyes Tirado dell’Unità scientifica di Greenpeace International presso l’Università di Exeter. Per Simona Abbate, campaigner Energia e Clima di Greenpeace Italia, “non occorre attendere un miracolo, esistono già le soluzioni di cui abbiamo bisogno per dimezzare le emissioni in questo decennio. Un accordo per l’eliminazione equa e rapida di carbone, petrolio e gas deve diventare la priorità assoluta dei governi. Gli eventi estremi saranno sempre più frequenti se non interveniamo subito, ma il governo italiano sembra andare nella direzione opposta, nel folle intento di trasformare il nostro Paese in un hub del gas per l’Europa. Una scelta che alimenta la crisi climatica e rischia di trasformare l’Italia in un hub dei cambiamenti climatici“.

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