Coldiretti: “il cibo sintetico va fermato, danneggia il Made in Italy”

Il Made in Italy è messo a rischio dal cibo sintetico, dagli allarmismi sul vino, ma anche dalle etichette con il semaforo ingannevole del Nutriscore
MeteoWeb

In seguito all’autorizzazione per il consumo umano concessa dall’autorità alimentare americana Fda ai filetti di “pollo” sintetici in quanto creati in laboratorio dalla Upside Foods, azienda statunitense finanziata da big della finanza mondiale come Bill Gates, Richard Branson e il fratello di Elon Musk – denuncia Coldiretti -, il rischio è una diffusione anche nell’Unione Europea dove già quest’anno potrebbero essere introdotte le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione Ue.

Ma tra i cibi sintetici non vi è solo la bistecca in provetta. Infatti – evidenzia Coldiretti – la società Remilk vuole poi aprire una fabbrica chimica in Danimarca per la produzione di latte sintetico realizzato in laboratorio senza mucche.

Coldiretti contro i nuovi cibi sintetici

Il “prodotto” della start up israeliana usa il gene responsabile della produzione delle proteine del latte nelle mucche, lo mette in coltura dentro un lievito che viene poi inserito nei fermentatori, dove si moltiplica rapidamente e produce proteine del latte che vengono poi combinate con vitamine, minerali, grassi e zuccheri non animali per formare i latticini sintetici.

Lo stop al cibo sintetico deciso dal Governo salva 580 miliardi di euro di valore della filiera agroalimentare nazionale, il cibo rappresenta ad oggi la prima ricchezza dell’Italia nonostante le difficoltà legate alla pandemia e alla crisi scatenata dalla guerra in Ucraina.

Il Made in Italy

E’ quanto emerge dall’indagine della Coldiretti sui danni provocati dalla diffusione degli alimenti sintetici alla filiera agroalimentare Made in Italy diffusa in occasione del Cibus a Parma, con il blitz di centinaia di agricoltori con bandiere, striscioni e cartelli, che, al padiglione 5 stand I004, hanno organizzato la distribuzione di salame, prosciutto, parmigiano e porchetta dopo la decisione dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni su proposta del Ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida di schierarsi contro latte, bistecche e pesce creati in laboratorio.

Il Made in Italy a tavola ha messo a rischio dalla diffusione del cibo sintetico – sottolinea Coldiretti – vale quasi un quarto del Pil nazionale e, dal campo alla tavola, vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio e 10mila agricoltori in vendita diretta con Campagna Amica.

La valorizzazione delle specialità del Belpaese

Una rete diffusa lungo tutto il territorio che – spiega la Coldiretti – viene quotidianamente rifornisce i consumatori italiani di prodotti alimentari che nascono da una tradizione green millenaria legata ai territori. L’Italia – evidenzia Coldiretti – può infatti contare su 5450 specialità tradizionali censite dalle Regioni, 320 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 526 vini Doc/Docg e Igt, la leadership nel biologico con circa 86mila aziende agricole biologiche e 25mila agriturismi.

Il Belpaese – continua la Coldiretti – è anche il primo produttore Ue di riso, grano duro e vino e di molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi. E anche per quanto riguarda la frutta primeggia in molte produzioni importanti dalle mele e pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole fino alle castagne.

La nostra dieta mediterranea

Ma la tavola rappresenta anche una straordinaria leva di promozione del Made in Italy alimentare nel mondo che, con un aumento del 15%, segna un record storico per l’export agroalimentare italiano che – sottolinea Coldiretti – ha raggiunto i 60,7 miliardi di euro nel 2022 trainato dai prodotti simbolo della Dieta Mediterranea come vino, pasta e ortofrutta fresca che salgono sul podio dei prodotti italiani più venduti all’estero.

Un patrimonio messo a rischio dal cibo sintetico, dalle indicazioni allarmistiche sul vino, ma anche dalle etichette con il semaforo ingannevole del Nutriscore che boccia le eccellenze tricolori. Un sistema fuorviante, discriminatorio ed incompleto che – sottolinea la Coldiretti – finisce paradossalmente per escludere dalla dieta ben l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine con alimenti sani e naturali che, da secoli sono presenti sulle tavole, per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta.

Gli effetti della pandemia

La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare, riducano la dipendenza dall’estero e garantiscono un giusto prezzo degli alimenti per produttori e consumatori” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’esigenza di “raddoppiare da 5 a 10 miliardi le risorse destinate all’agroalimentare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza spostando fondi da altri comparti per evitare di perdere i finanziamenti dell’Europa”.

L’ultima deriva a tavola arriva poi dalla Germania – riferisce Coldiretti – con i bastoncini di sostanza ittica coltivati in vitro senza aver mai neppure visto il mare, mentre negli Usa, con un’abile strategia di marketing, si stanno buttando sul sushi in provetta.

La carne di salmone atlantico sintetica

La società tedesca Bluu Seafood impegnata nel progetto promette di ricreare in laboratorio la carne di salmone atlantico, trota iridea e carpa partendo da cellule coltivate e arricchite di proteine vegetali.

Per ora in Germania si punta alla realizzazione di prodotti come bastoncini e polpette facendo biopsie ai pesci e creando masse di cellule autoriproduttive da confezionare poi per il consumo umano. Un business non indifferente se si considera che a livello globale – sottolinea Coldiretti – ogni persona consuma oltre 20 chili di pesce vero all’anno, mentre gli italiani ne mangiano circa 28 chili pro capite, sopra la media europea che è di 25 kg.

Il caso Findus Italia

Ma al lavoro, fra provette e laboratori, non ci sono solo i tedeschi della Bluu Seafood. Negli Stati Uniti – evidenzia Coldiretti – il colosso Nomad Foods, proprietario tra gli altri del marchio Findus Italia, ha firmato un accordo con la start-up californiana BlueNalu per studiare il lancio di pesce da colture cellulari, mentre la Wildtype di San Francisco ha raccolto capitali per 100 milioni di dollari per sviluppare un sushi da salmone coltivato in laboratorio programmando l’eventuale distribuzione tramite accordi con Snowfox, che gestisce una catena di sushi bar con 1.230 punti vendita negli Stati Uniti e con Pokéworks, che gestisce 65 ristoranti di poke, mentre in Corea del Sud la CellMeat sta lavorando sui gamberetti in provetta.

Gli agricoltori contro il cibo sintetico

Un blitz di centinaia di agricoltori provenienti dalle campagne contro i rischi del cibo in provetta nel cuore della Food Valley italianial Cibus per sostenere e accelerare il DDL approvato del Consiglio dei Ministri su proposta del ministro della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida che vieta in Italia gli alimenti ottenuti in laboratorio.

L’iniziativa è della Coldiretti nella giornata inaugurale della principale Fiera del Made in Italy tra il meglio del cibo tricolore al Padiglione 5 – Stand I004 dove è stata presentata la rassegna delle tipicità nazionali messe più a rischio dalle inquietanti sperimentazioni, con la diffusione del primo studio sull’atteggiamento dei consumatori e sui danni provocati dagli alimenti in provetta alla filiera Made in Italy.

L’esecutivo contro il cibo in laboratorio

Si al cibo naturale non a quello artificiale”, “Contro il cibo in provetta è meglio una vera porchetta”, “Difendiamo i nostri primati” sono solo alcuni degli slogangridati. “L’Italia che è leader europeo nella qualità e nella sicurezza a tavola ha il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari a tutela dei cittadini e delle imprese” sostengono gli agricoltori nel distribuire salame, prosciutto, parmigiano e porchetta per festeggiare la decisione dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni di schierarsi contro latte e bistecche create in laboratorio. ​

Le provette a tavola sono bocciate senza appelli dall’84% degli italiani che si dichiara contrario all’idea di cibi prodotti in laboratorio, dalla carne al latte, dai formaggi al pesce, da sostituire a quelli coltivati in agricoltura.

Il Cibus di Parma

E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Censis diffusa al Cibus di Parma con il blitz di centinaia di agricoltori con bandiere, striscioni e cartelli che al padiglione 5 stand I004 hanno organizzato la distribuzione di salame, prosciutto, parmigiano e porchetta per festeggiare la decisione dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni di schierarsi contro latte e bistecche create in laboratorio.

La scelta dell’esecutivo va incontro alla forte opposizione – ricorda Coldiretti – manifestata dai cittadini ai cibi artificiali, con un no preponderante per classi di età, titolo di studio, genere, area territoriale di residenza, livello di reddito.

Mezzo milione di firme raccolte

Una contrarietà evidenziata anche dal mezzo milione di firme raccolte nell’ambito dell’iniziativa di Coldiretti, Campagna Amica, World Farmers Markets Coalition, World Farmers Organization, Farm Europe e Filiera Italia. Oltre alla Meloni e a Lollobrigida hanno firmato Ministri e Sottosegretari, Parlamentari nazionali ed europei, Sindaci, personalità della cultura dello sport e dello spettacolo, rappresentanti istituzionali di Regioni e Province, imprenditori e numerosi Vescovi.

Condividi