Una maggiore esposizione al tricloroetilene (TCE), un prodotto chimico utilizzato, sembra associata a una maggiore incidenza della malattia di Parkinson. Questo allarmante risultato emerge da uno studio, pubblicato sul Journal of Parkinson’s Disease, condotto dagli scienziati del Centro medico dell’ Università di Rochester (URMC).
Il team, guidato da Ray Dorsey, Ruth Schneider e Karl Kieburtz, ha valutato la correlazione tra il tasso di insorgenza del Parkinson e il livello di esposizione al TCE. Questa sostanza, spiegano gli esperti, è precedentemente collegata a un maggiore rischio di aborti spontanei e malattie congenite. Secondo quanto emerge da questo lavoro, il tricloroetilene potrebbe inoltre incrementare del 500 per cento le probabilità di sviluppare la malattia di Parkinson. I ricercatori hanno descritto il caso di sette individui fortemente esposti al TCE.
Tricloroetilene, gli studi
Utilizzato come solvente e in una serie di applicazioni industriali, di consumo, militari e mediche, questo prodotto contamina innumerevoli siti in tutto il territorio statunitense ed è presente in diverse basi militari. Tra gli anni ’50 e ’80, moltissime famiglie sono state esposte a livelli di TCE circa 280 volte superiori rispetto alla soglia considerata sicura. L’analisi nei modelli murini ha dimostrato che il tricloroetilene può insinuarsi nel cervello e nel tessuto corporeo, dove danneggia parti delle cellule che producono energia. Il tricloroetilene in forma volatile può contaminare il suolo e le zone sotterranee, ma anche le abitazioni, le scuole e i luoghi di lavoro.
Nell’articolo scientifico, gli autori sostengono che la forte esposizione alla sostanza abbia contribuito all’insorgenza dei sintomi della malattia di Parkinson nei soggetti considerati. Tra le personalita’ esaminate, il giocatore di basket professionista Brian Grant e suo padre, un marine di Camp Lejeune.
Gli scienziati sottolineano che per affrontare la minaccia alla salute pubblica rappresentata da questa sostanza è fondamentale prevedere sistemi di bonifica e sanificazione dei luoghi contaminati. Saranno inoltre necessarie ulteriori ricerche per comprendere meglio in che modo il prodotto possa influenzare il rischio di sviluppare il Parkinson.