Covid, dietrofront dell’Oms sui vaccini: “poco impatto sugli under 18, i Paesi valutino se continuare”

Covid, aggiornata la roadmap sulle priorità per i vaccini: "i Paesi dovrebbero considerare il loro contesto specifico nel decidere se continuare a vaccinare gruppi a basso rischio”
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L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha aggiornato la roadmap sulle priorità per i vaccini anti-Covid, compiendo un dietrofront per quanto riguarda la somministrazione ai giovani al di sotto dei 18 anni. Con “gran parte della popolazione vaccinata o già infettata da Covid“, oggi “i Paesi dovrebbero considerare il loro contesto specifico nel decidere se continuare a vaccinare gruppi a basso rischio, come bambini” dai 6 mesi di vita in sue adolescenti sani, ha affermato Hanna Nohynek, Presidente del gruppo di esperti (Sage) che si occupa di immunizzazione.

Nella guida aggiornata si fa presente che nella situazione attuale “l’impatto sulla salute pubblica della vaccinazione di bambini e adolescenti sani” contro il Covid “è relativamente molto inferiore rispetto ai benefici stabiliti dei tradizionali vaccini essenziali per i piccoli – come quelli per rotavirus, morbillo e pneumococco – e dei vaccini Covid per i gruppi ad alta e media priorità”. Nella guida, spiega Nohynek, si “sottolinea nuovamente l’importanza di vaccinare le persone che sono ancora a rischio di malattia grave, per lo più adulti più anziani e persone con patologie preesistenti, anche con booster aggiuntivi”. Si puntualizza anche che i bambini con condizioni di immunocompromissione e comorbidità affrontano invece un rischio più elevato di Covid grave, e quindi “sono inclusi rispettivamente nei gruppi ad alta e media priorità”.

Tre gruppi di priorità

Vengono considerati tre gruppi di priorità per la vaccinazione Covid: alto, medio e basso. Il gruppo ad alta priorità comprende gli anziani; gli adulti con comorbidità significative (come diabete e malattie cardiache); gli immunocompromessi (come persone che vivono con l’Hiv e trapiantati) compresi i bambini di età pari o superiore a 6 mesi con questa problematica; le persone incinte; e gli operatori sanitari in prima linea. Per loro il Sage raccomanda “un ulteriore richiamo a 6 o 12 mesi di distanza dall’ultima dose, il lasso di tempo dipende da fattori come l’età e le condizioni di immunocompromissione”. Tutte le raccomandazioni sui vaccini Covid, ricordano gli esperti, sono limitate nel tempo e si applicano solo all’attuale scenario epidemiologico, quindi le raccomandazioni di richiamo aggiuntive non dovrebbero essere viste come per i ripetuti richiami annuali del vaccino Covid.

Il gruppo di priorità media comprende adulti sani, di solito di età inferiore ai 50-60 anni, senza comorbidità, e bambini e adolescenti con patologie. Il Sage raccomanda per loro il ciclo primario e le prime dosi di richiamo. Sebbene ulteriori booster siano sicuri per questo gruppo, gli esperti “non li consigliano abitualmente, dati i rendimenti relativamente bassi per la salute pubblica”.

Il gruppo a basso rischio

Per quanto riguarda bambini e ragazzi sani,considerando il basso carico di malattia, il Sage esorta i Paesi che prendono in considerazione la vaccinazione di questa fascia di età a basare le loro decisioni su fattori contestuali, come il carico di malattia, la costo-efficacia, e altre priorità sanitarie o programmatiche”. Il gruppo a bassa priorità comprende bambini e adolescenti sani di età compresa tra 6 mesi e 17 anni. “Le dosi primarie e di richiamo sono sicure ed efficaci” in questa fascia, si ribadisce.

Per quanto riguarda i neonati sotto i 6 mesi di vita, il discorso è diverso: in questo gruppo “il carico di Covid grave, sebbene complessivamente basso, risulta ancora più elevato rispetto a quello che si ha nei bambini di età compresa tra 6 mesi e 5 anni. La vaccinazione delle donne in gravidanza – anche con una dose aggiuntiva se sono trascorsi più di 6 mesi dall’ultima dose – protegge sia loro che il feto, contribuendo nel contempo a ridurre la probabilità di ricovero dei neonati per Covid“. I Paesi che hanno già una politica in atto per ulteriori richiami dovrebbero valutare l’evoluzione delle esigenze in base al carico di malattia nazionale e all’analisi di costo-efficacia.

Altre raccomandazioni

La guida è stata rivista dopo la riunione del pool di esperti del 20-23 marzo, per rispecchiare nelle indicazioni date un contesto che è cambiato, con l’impatto di Omicron e l’elevata immunità a livello di popolazione dovuta all’infezione e alla vaccinazione. Fra le raccomandazioni riviste anche quelle su dosi di richiamo aggiuntive e sugli spazi temporali tra una dose e l’altra. È stata presa in considerazione anche la riduzione del Long-Covid, dei disturbi post virus, da parte degli attuali vaccini, ma “le evidenze sulla portata del loro impatto sono incoerenti” al momento, precisano gli esperti.

Separatamente dalla roadmap, il Sage ha anche aggiornato le proprie raccomandazioni sui vaccini bivalenti anti-Covid, raccomandando ora che i Paesi possano prendere in considerazione l’utilizzo del vaccino a mRna bivalente adattato a BA.5 per la serie primaria di vaccinazione.

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