Troppo zucchero nella dieta alimentare fa male ed è conclamato come sia uno principali fattori alla base di malattie molto diffuse come diabete e tumori. Per questa motivazione negli ultimi anni le aziende alimentari hanno spinto sulla produzione di dolcificanti alternativi, “a zero calorie”. E’ diffusa inoltre la commercializzazione di bevande e soft drinks, dolcificati con aspartame, acesulfame-K, sucralosio, ecc.
La proprietà interessante dell’eritritolo è il suo essere totalmente privo di calorie. E’ un prodotto che non provoca carie ai denti e non influisce sui livelli di glucosio nel sangue, perché il suo indice glicemico è pari a zero. Non provoca inoltre effetti lassativi, perché viene assorbito dall’intestino ed espulso tramite le urine.
L’eritritolo, tra i dolcificanti della famiglia dei polioli
E’ utilizzato molto spesso, quindi, dai diabetici, per il suo potere dolcificante che è pari a circa il 70% dello zucchero, quindi un cucchiaino dello zucchero è pari a un cucchiaino e mezzo di eritritolo. Altri tipi di polioli oggi sono molto utilizzati come dolcificanti alternativi allo zucchero, il sorbitolo, il maltitolo, lo xylitolo ecc.
L’Eritritolo è un poliolo o polialcolo a 4 atomi di carbonio contenuto naturalmente nei prodotti di origine vegetale. E’ estratto industrialmente proprio a partire da zuccheri vegetali, sottoposti a processi di fermentazione batterica e trasformati in specifici bioreattori.
La presenza del talco nell’eritritolo
Secondo i dietologi l’eritritolo può presentare tracce di talco. Difatti, secondo la normativa europea sugli additivi alimentari (Regolamento CE numero 1333 del 2008), il talco, polvere inorganica che se ingerita risulta tossica per l’organismo, viene ammesso come additivo alimentare nella preparazione di alcuni alimenti e di alcuni sostituti dello zucchero. Tra questi ci sono le “preparazioni essiccate in polvere di polioli.”
Si aggiunge talco nei polioli, perché esso è bianco quindi fa anche da colorante e sbiancante. Inoltre il talco dà struttura al composto. Lo si aggiunge anche al riso bianco, quando viene brillato. In realtà l’eritritolo si estrae per lo più non dalla frutta – come si crede generalmente – ma si ricava dalla fermentazione del glucosio derivato da mais OGM, oppure dalla fermentazione della paglia sempre tramite una fermentazione di tipo batterico.
L’eritritolo è ad oggi il dolcificante più usato
Nelle etichette alimentari, l’eritritolo viene indicato comunemente in etichetta con la sigla E968. Recentemente è un dolcificante molto conosciuto, dopo la sua commercializzazione da parte dell’azienda Eridania di uno zucchero sintetico definito con la sigla ES50, costituito per metà da Eritritolo e per metà da Fruttosio, interessante rispetto al saccarosio in quanto presenta proprietà caloriche e metaboliche e proprietà organolettiche migliori.
Che differenza c’è la Stevia e l’eritritolo?
La differenza sostanziale tra l’eritritolo e la Stevia risiede sostanzialmente nel potere dolcificante e nel sapore. L’eritritolo ha infatti il 70% del potere dolcificante dello zucchero, al contrario della stevia che può dolcificare fino a 300 volte in più rispetto al saccarosio. L’eritritolo viene usato per addolcire caffè e bevande, ma provoca una sorta di sensazione di “raffreddamento” al palato chiamato “cooling effect.”
Gli esperti del French National Institute for Health and Medical Research e della Università Sorbona hanno studiato un campione di dati di oltre 100mila persone in un periodo preso a campione di ben 12 anni di vita. Da questo studio si è evinto che chi assumeva dolcificanti nella propria dieta quotidiana aveva un rischio più elevato di cancro del 13%: in particolare, aspartame +15% e acesulfame-K +13%, eritritolo 17%.
Gli effetti nocivi dei dolcificanti
Il dottor Franco Berrino, medico ed epidemiologo italiano, che ha collaborato al Food, nutrition, physical activity and the prevention of cancer, ha dichiarato al Fatto Quotidiano che gli effetti sulla salute di questi dolcificanti sono da attenzionare e lo si sa da diversi anni. Infatti, nel 2006 il dottor Morando Soffritti, direttore scientifico della Fondazione europea di Oncologia e Scienze ambientali “B. Ramazzini” di Bologna, pubblicò un esperimento condotto sui roditori a cui era stato fatto assumere aspartame in dosi compatibili con il consumo umano. Secondo i risultati di questo studio, nei topi era stato osservato l’insorgenza di formazioni cancerogene.
In base a quei dati l’Efsa, Ente europeo di controllo alimentare partì dalla ricerca del gruppo di Soffritti arrivando però a concludere che questi dati non erano attendibili. Soffritti anni dopo analizzò gli effetti del sucralosio, facendolo ingerire a cavie animali e ne confermò gli effetti cancerogeni.
Lo studio Epic
Nello studio Epic-Oxford (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition) fu condotta una ricerca sulla dieta, sui fattori ambientali, sullo stile di vita, e sull’incidenza di cancro e di altre malattie croniche. Questo studio fu coordinato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), appartenente all’OMS (Organizzazione Mondiale per la Sanità),e analizzò la dieta alimentare di 520000 persone provenienti da 10 Paesi Europei (Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Olanda, Norvegia, Spagna, Svezia e Regno Unito).
In questo studio è emerso un dato preoccupante. Il dottor Berrino ha dichiarato infatti al Fatto Quotidiano che: “Chi assume quotidianamente bevande con dolcificanti aumenta la mortalità per malattie cardiovascolari. Allo stesso risultato, con qualche sospetto anche sulla mortalità per cancro, sono arrivati i colleghi ricercatori dell’Università di Harvard e di Uk Bio Bank. Non solo.
“Zero zucchero” non significa salutare
“Una recente metanalisi dimostra che bere un bicchiere al giorno di bevande zuccherate aumenta la mortalità del 10%, 2 bicchieri del 20%, 3 bicchieri del 30% (sì, ci sono tante persone che non possono fare a meno di accompagnare i pasti con i soft drinks); mentre fino a un bicchiere al giorno non si osserva un effetto rilevante per le bevande ‘zero zucchero’. Se però ne consumiamo due o più bicchieri al giorno, il dato cambia e aumenta il rischio di mortalità per malattie cardiache e tumori. E con cosa sono dolcificate queste bevande? Con aspartame, sucralosio e anche la stevia”, spiega ancora Berrino.
Inoltre il Dottor Berrino ha concluso che “Anche se è emerso che il rischio di tumori aumenta in media del 13-15%, che non è un valore elevatissimo, i risultati sono coerenti con altre conclusioni. Insomma, abbiamo buone ragioni per raccomandare di non bere queste porcherie. In studi come Epic, si è rilevato un aumento di casi di diabete in relazione al consumo di ‘bevande zero’.
Al bando il consumo di tutti i tipi di dolcificanti
“Di fatto, l’aspartame è 200 volte più dolce dello zucchero e il sucralosio ben 400 volte più dolce: quando si consumano prodotti dal gusto dolce si attivano nell’intestino i recettori del gusto, come quelli presenti sulla lingua. A quel punto, l’intestino spalanca le porte per l’assorbimento del glucosio. Per cui, se bevi bevande di questo tipo da sole non si alza la glicemia. Ma se dolcifichi con aspartame e mangi anche un biscottino, la glicemia sale di più che se avessi dolcificato con lo zucchero. Ci sono tanti studi che confermano questo meccanismo. Quindi tornando alla sua domanda, l’ipotesi più credibile è che l’aumento della glicemia favorisca il diabete predisponendo al maggiore rischio di malattie cardiovascolari e cancro”, precisa ancora l’esperto.
Rischioso anche il consumo di succhi di frutta non zuccherati
Il dottor Berrino ha citato come nello studio Nutrinet-Santé sia emerso che anche i succhi di frutta non zuccherati aumentano il rischio di cancro. Si deve tenere a mente che essi sono estratti da un preparato concentrato.
“Importiamo navi con le stive piene di succo concentrato, lo diluiamo per poi realizzare prodotti da offrire sul mercato. Concentrando però i succhi ad alte temperature, viene distrutta la vitamina C, il ‘controveleno’ del fruttosio. Per contro, nessuno ha mai dimostrato che un succo di frutta fatto in casa faccia male alla salute, anche se noi raccomandiamo di mangiare la frutta così com’è per il suo contenuto di fibre”. Meglio quindi mangiare della frutta, o bere delle spremute fatte in casa.