I cibi taroccati del Made in Italy spopolano sulle tavole russe e non solo

Dopo la guerra in Russia e l'embargo che riguarda diversi prodotti commerciali, sono nate diverse fabbriche di prodotti del Made in Italy a tavola
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In seguito alla guerra in Ucraina e all’embargo agli scambi commerciali ha spopolato in Russia una fiorente produzione di imitazioni del Made in Italy a tavola. E’ stato inevitabile che esse abbiano sostituito le esportazioni tricolori con un costo per il nostro Paese di 250 milioni di euro all’anno togliendo ai veri tesori agroalimentari italiani fette di mercato russe. Questo è quanto emerge da una analisi della Coldiretti diffusa in occasione dell’apertura del Cibus di Parma. A tal proposito, al Padiglione 5 – Stand I004 sono stati esposti i più incredibili casi di tarocchi nella mostra “L’attacco della Russia al cibo Made in Italy”.

Il Decreto di embargo in vigore ha vietato l’esportazione in Russia – sottolinea la Coldiretti – di una importante lista di prodotti agroalimentari come frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia.

Gli alimenti falsi in Russia

Il risultato di questo fenomeno – denuncia la Coldiretti – è che in molti territori, dagli Urali alla regione di Sverdlovsk, sono nate fabbriche specializzate nella produzione di imitazione dei formaggi e salumi italiani per sostituire quello originali.

Si tratta di impianti per la lavorazione del latte e della carne per coprire la richiesta di formaggi duri e molli così come di salumi che un tempo era soddisfatta dalle aziende agroalimentari italiane. Il sindacato russo dei produttori lattiero-caseari, Soyuzmoloko, ha stimato che la produzione di formaggio russo è quadruplicata raggiungendo i 47 miliardi di rubli (600 milioni di dollari), di cui una discreta fetta è rappresentata proprio dai prodotti simil italiani, come il parmesan.

Alcuni esempi

Le incerte prospettive di mercato legate alla guerra hanno rallentato gli investimenti negli impianti tecnologici necessari alla stagionatura. D’altro canto, i produttori di formaggio russi hanno comunque espresso fiducia che la Russia possa iniziare a produrre parmigiano di alta qualità da esportare attivamente in 5-7 anni.

Il “Russkiy Parmesan”, ad esempio, viene prodotto nel territorio di Stavropol e sul sito dei produttori si assicura che “è un’alternativa al Parmigiano-Reggiano, è fatta con latte pastorizzato e matura 12 mesi e ha una consistenza dura molto simile e un gusto e un aroma intensi specifici”. Nelle stesse aziende si producono anche Montasio, Pecorino, mozzarella e ricotta – informa la Coldiretti – ma sui mercati si trovano anche mascarpone, robiola Made in Russia, diversi tipi di salame Milano, di mozzarelle “ciliegine”, di scamorze, insalata toscana, Buona Italia e pizza Sono Bello Quattro formaggi con tanto di errore grammaticale.

Cibi taroccati anche in Argentina e in Brasile

A far proliferare la presenza del falso Made in Italy non è stata però solo l’industria russa ma – sottolinea la Coldiretti – anche molti Paesi che non sono stati colpiti dall’embargo come la Svizzera, la Biolorussia, l’Argentina o il Brasile che hanno aumentato le esportazioni dei cibi italiani taroccati. Nei supermercati russi – precisa la Coldiretti – è possibile infatti trovare scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta Made in Bielorussia, ma anche salame Milano e Gorgonzola di produzione Svizzera e Parmesan o Reggianito di origine Brasiliana o Argentina.

Un fenomeno che – precisa la Coldiretti – ha colpito anche i ristoranti italiani che, dopo una rapida esplosione nel Paese di Putin, hanno sostituito i prodotti alimentari Made in Italy originali con quelli taroccati di bassa qualità.

Un danno elevatissimo

Il boom dei tarocchi a tavola in Russia fa salire a 120 miliardi il valore della contraffazione alimentare del Made in Italy nel mondo. Di conseguenza, per colpa del cosiddetto “italian sounding” – stima la Coldiretti – oltre due prodotti agroalimentari tricolori su tre sono falsi senza alcun legame produttivo ed occupazionale con il nostro Paese.

Il contributo della produzione agroalimentare Made in Italy alle esportazioni che ha raggiunto nel 2022 la cifra record di 60,7 miliardi potrebbe essere nettamente superiore con un chiaro stop alla contraffazione alimentare internazionale” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini che ritiene che “ponendo un freno al dilagare dell’agropirateria a tavola si potrebbero creare ben 300mila posti di lavoro in Italia”.

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