Qual è l’origine dei colori nella storia della scienza? Spesso non pensiamo a come sono nati i colori nell’arte. I colori rosso, blu, verde, giallo racchiudono anni di storia. Si tratta di una storia parte dell’antichità e arriva ai giorni nostri, in cui i colori hanno dettato regole sociali e rivoluzioni artistiche. L’impiego dei colori naturali ha un passato davvero antico e ha svolto un ruolo importante in molte civiltà.
Il colore in origine si estraeva dalle piante, e serviva a dare ai tessuti un tocco in più al bianco e nero. I greci non usavano dei nomi precisi e fissi per indicare i diversi tipi di colore, ma li indentificavano in base alla limpidezza o tenebrosità.
La storia del verde di Parigi
Platone, oltre al bianco e al nero, tra i colori primari aggiunge anche il rosso splendente. Il pensiero greco che vedeva i colori divisi tra chiaro e scuro, rimase invariato anche durante il Medioevo. Nel Rinascimento però, Leonardo Da Vinci continuava a vedere nel bianco e nel nero gli estremi della gamma cromatica, ma iniziò un interessante studio sulla distinzione delle tinte prodotte dalla luce e dalle ombre. Poi Goethe, nell’Ottocento, teorizzò che non era la luce a produrre i colori, ma al contrario essendo “primari”, consistono nell’interazione della luce con il buio.
Ma il verde ha una storia molto particolare. Lo conoscete il verde di Parigi? Si trattava di un verde brillante, simile al verde smeraldo, che prese piede in mezza Europa nell’Ottocento. E’ iniziato ad essere commercializzato nel 1814, e ha dettato una moda. Le donne amavano vestirsi di questo verde brillante, simile al verde foglia. Ma il colorante verde venne utilizzato anche nelle carte da parati, nei cosmetici delle donne, nei giochi e nella pittura delle pareti, ma addirittura anche nel colorante dei dolci.
I pericoli del verde di Parigi
Ma il verde di Parigi, che altrove prendeva altri nomi, da dove arrivava? Ebbene la sostanza verde che veniva utilizzata per questo richiestissimo colorante arrivava dal veleno per derattizzare le fogne. Perché veniva utilizzato, sotto forma di arsenico, come veleno. E infatti, gli usi modaioli del verde di Parigi si dimostrarono ben presto tossici per adulti e bambini.
Infatti, l’arsenico presente nel pigmento soprattutto nella carta da parati – anche nella stanza dei bambini – aveva la sua forma più pericolosa: a contatto con le muffe veniva sprigionata nell’aria sottoforma di gas tossico e provocava un numero di morti spropositato. Ma come mai i chimici e i biologi non erano a conoscenza della tossicità del “verde di Parigi“?
Le morti per il verde di Parigi
La scienza purtroppo non aveva gli strumenti adeguati per scoprire quanto fosse tossico un pigmento così conosciuto e commercializzato. Si scoprì solo più tardi che provocava diabete e malattie degenerative. I primi del Novecento la comunità scientifica scoprì in modo certo la tossicità di questo pigmento e si compresero le morti infantili nel loro letto.
Tra i personaggi famosi morti per il “Verde di Parigi” ci fu Napoleone Bonaparte, infatti dei ricercatori italiani hanno scoperto nei capelli di Napoleone un’alta presenza di arsenico, probabilmente perché nella casa di Sant’Elena le pareti erano dipinte con questo nefasto colorante. Alla fine del Novecento, l’uso dell’arsenico viene limitato all’uso dei pesticidi che ha notevoli ripercussioni sull’inquinamento ambientale, ma fortunatamente ha diminuito le morti involontariamente causate dalla moda del “verde di Parigi“.