E’ lontano il tempo in cui il mare era un posto incontaminato che guardavamo con rispetto e ammirazione. A livello mondiale, il mare è malato, inquinato, svalorizzato a causa di vere e proprie tonnellate di plastica che comporta microplastiche nel nostro cibo.
La plastica marina è una tematica che fa rumore e da qualche anno a questa parte si parla di “Garbage patch” ovvero di grandi isole di plastica formatesi nei più grandi mari del mondo. Ogni anno si contano ben 8 milioni di tonnellate di plastica nelle acque marine, che galleggiano sulla superficie dei nostri mari, quando il materiale crea degli agglomerati di plastica, scende in profondità.
I vortici acquatici o isole di plastica
Il materiale plastico è in quantità così rilevanti che forma addirittura dei vortici acquatici, che rimangono intatti per mesi se non anni, creando danni irreversibili sia alla natura che alla catena alimentare. Tale processo si verifica perché la plastica degradandosi, si frammenta in pezzi di varie grandezze e forme principalmente microscopiche e leggerissime che si confondono con il plancton. Inoltre, le particelle che cadono nei fondali sono ancora più difficili da degradare rispetto a quelle in superficie.
Proprio per limitare tale problema, la Ocean Legacy Foundation ha pensato di recuperare specifici materiali da queste isole per dargli una nuova vita. L’iniziativa ha lanciato un prodotto innovativo Legacy Plastic™, il primo pellet composto interamente di plastica oceanica riciclata. Si tratta di un programma di recupero e trasformazione dei rifiuti per incrementare il valore dell’economia circolare plastica.
La reazione delle aziende
Chloé Dubois co-fondatrice della non profit canadese, si è dichiarata sorpresa dell’interesse che l’iniziativa ha ricevuto da parte di numerose aziende. L’attenzione è correlata soprattutto agli obiettivi di sostenibilità e di sviluppo sostenibile che attualmente sono riconosciuti come obiettivi primari a livello globale per la protezione del pianeta Terra.
Molte aziende, in seguito all’iniziativa si sono rivolte all’associazione per incorporare nei loro prodotti, dei materiali riciclati, in modo da ridurre l’inquinamento marino e non. Il materiale preso dalla Ocean Legacy risale principalmente dalle attrezzature marine. Si tratta quindi di un pellet costituito da corde e reti da pesca, galleggianti, boe, ma anche rifiuti raccolti durante le attività di pulizia.
Una materia prima immensa
Infatti, i loro prodotti sono creati per mezzo di resine riciclate di alta qualità post-consumo, le quali garantiscono una quantità inferiore di CO2. In generale, i rifiuti in mare sono in quantità così spropositata che l’Ocean Legacy hanno davvero una grande quantità di materia prima.
L’isola di plastica più immensa è la Great Pacific Garbage Patch, situata nell’oceano Pacifico, tra la California e le Hawaii. E’ datata più o meno 60 anni e copre un massimo di 10 milioni di km², contando tra i 3 e i 100 milioni di tonnellate di rifiuti complessivi. Altri vortici simili, più ridotte rispetto alla prima si incontrano nel sud del Pacifico, nel nord e nel sud dell’Atlantico e nell’Oceano Indiano.