La tragedia di Cutro, dove domenica scorsa s’è verificato il drammatico naufragio di un barcone di migranti costato la vita ad oltre 70 persone, sta facendo discutere l’Italia da una settimana intera. Al centro del dibattito ci sono anche le condizioni meteo marine di quelle ore, su cui si è detto e si è scritto tanto. Nelle scorse ore persino Repubblica ha pubblicato un maldestro tentativo di “fact checking” meteorologico, zeppo però di elementi stonati e confusionari. Il mare era forza 4 o forza 7? Si trattava di condizioni meteorologiche eccezionali o meno?
Il comandante della Capitaneria di Porto di Crotone, Vittorio Aloi, in un’intervista molto chiara nei giorni successivi al disastro ha spiegato chiaramente che “a noi risulta che si trattasse di mare forza 4, non 6 o 7. Le motovedette avrebbero potuto navigare anche con mare forza 8“. Visibilmente dispiaciuto e amareggiato per le ingiuste accuse alla Guardia Costiera, Aloi ha aggiunto: “noi comprendiamo che ne puoi salvare 100mila ma poi quell’unico bambino o famiglia che non riesci a salvare fa sembrare inutile il tuo lavoro. Invece crediamo di avere operato anche in questo caso secondo le nostre regole d’ingaggio“.
Che domenica notte-mattina al largo di Crotone e nella zona del naufragio il mare fosse forza 4 lo confermano i dati ufficiali della boa ondametrica della Rete Mareografica Nazionale dell’ISPRA, che proprio quella notte ha visto un forte aumento del moto ondoso con un’altezza media delle onde che ha superato i due metri senza mai sfondare sensibilmente i due metri e mezzo in mare aperto, come possiamo vedere dal grafico ufficiale:
La forza del vento si misura con la Scala Douglas che classifica un mare forza 4, che significa “molto mosso“, quando l’altezza media delle onde in mare aperto è compresa tra 1,25 e 2,50 metri, per passare poi a forza 5, che significa “agitato“, tra i 2,50 metri e i 4 metri di altezza. Nella notte del naufragio di Crotone, quindi, il mare era “molto mosso“, cioè forza 4 al limite del passaggio ad “agitato“, cioè del forza 5, un livello però mai raggiunto davvero.
Molto diversa è l’analisi, su cui probabilmente si fa grande confusione, della forza del vento che invece si misura con la Scala Beaufort e che comunque non ha una diretta correlazione con le condizioni del mare (anche se in genere i due valori sono sovrapponibili). La misurazione del vento, infatti, si misura in un luogo specifico, ad esempio, a Crotone. La forza del mare sul litorale di Crotone o a maggior ragione al largo, però, non dipende soltanto dalla forza del vento in loco ma anche e soprattutto dalla forza del vento al largo, anche a grandi distanze, dove l’effetto del fetch può enormemente ingigantire il moto ondoso rispetto al vento che c’è sulla terraferma, o al contrario determinare un mare meno mosso rispetto all’intensità del vento in loco.
Nel caso di domenica scorsa a Crotone, la stazione meteorologica dell’ENAV che si trova all’Aeroporto Sant’Anna di Crotone, nel territorio di Isola di Capo Rizzuto, ha misurato raffiche di vento di scirocco (Sud/Est) a 59km/h, mentre la stazione meteorologica sulla boa della Rete Mareografica Nazionale dell’ISPRA ha raggiunto una velocità media massima di 9,6 metri al secondo nella prima parte della notte, che significa 35km/h cioè forza 5 sulla scala Beaufort.