I cani procioni venduti al mercato di Huanan a Wuhan potrebbero essere gli animali che hanno dato il via alla pandemia trasmettendo l’infezione all’uomo. È l’ipotesi che arriva da uno studio svolto da tre ricercatori attivi tra Stati Uniti e Australia, che avrebbero trovato le prove genetiche della presenza del virus in animali presenti al mercato di Wuhan. Lo studio è stato pubblicato in un articolo sul periodico The Atlantic.
L’articolo riferisce che la ricerca è attualmente in fase di revisione da parte di una rivista del gruppo Nature e che nei giorni scorsi è stato presentato nel corso di una riunione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). La scoperta, osserva nell’articolo Katherine J. Wu, microbiologa, è avvenuta quasi per caso.
Le prime fasi della pandemia
La scorsa settimana ignoti hanno pubblicato sul database aperto Gisaid alcune sequenze genetiche provenienti dai rilievi effettuati al mercato di Huanan nelle primissime fasi della pandemia. I ricercatori le hanno scaricate “quasi per puro caso” avviando un’analisi prima che le sequenze fossero rimosse.
I ricercatori cinesi, analizzando i dati, non hanno trovato nessun legame con gli animali. Nella nuova analisi, è invece emerso materiale genetico animale. La gran parte di esso era riconducibile a quello del cane procione, un animale appartenente alla famiglia della volpe. Per i ricercatori, la spiegazione più plausibile della scoperta è che le sequenze provengano da un cane procione infetto. È un forte indizio, ma non è una prova schiacciante, sottolineano altri ricercatori consultati da Katherine J. Wu.
Risultati dello studio
La scoperta, inoltre, non esclude che altri animali possano aver portato il virus Covid-19 al mercato di Huanan e che i cani procioni siano a loro volta stati infettati. Anche se restano aperti diversi interrogativi, i risultati dello studio, se saranno confermati, avvalorano la tesi di un’origine naturale del virus e le ricerche che situavano l’epicentro della pandemia al mercato di Wuhan.
“I nuovi dati non forniscono una risposta conclusiva su come è iniziata la pandemia. Ma forniscono ulteriori indizi su un potenziale ospite del virus che lo ha diffuso agli esseri umani” ha affermato Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico Covid-19 dell’Oms.