L’epidemia di colera che da quasi due anni interessa diverse aree del mondo sta peggiorando. Lo si evince da un report pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Siamo di fronte ad una “recrudescenza” caratterizzata “dalla concomitanza di più focolai, dalla diffusione in aree libere dal colera da decenni e da tassi di mortalità allarmanti“, dice l’Oms. Al momento, i focolai sono diffusi in 24 Paesi.
La regione sud-orientale dell’Africa è una delle aree che al momento preoccupa di più, specie dopo il passaggio del ciclone Freddy che ha “ulteriormente peggiorato la situazione, provocando un picco di casi a metà marzo“, soprattutto in Mozambico che, insieme al Malawi, è il Paese più colpito in questa fase.
Il rischio di altri focolai di colera
Nei due Paesi nell’ultimo anno sono stati registrati quasi 70mila casi e 300 decessi. Continua ad essere allarmante la situazione in Pakistan: dopo le alluvioni dello scorso anno, il rischio colera non è ancora rientrato e nei primi tre mesi dell’anno sono già stati registrati oltre 77mila casi sospetti. Critica anche la situazione in Siria e ancor più nella regione autonoma del Nord-Est Siria (Rojava).
Sotto osservazione anche Haiti, dove “la complessa crisi umanitaria e socio-politica continua a rappresentare una sfida importante nella sorveglianza e nel controllo dell’epidemia di colera“. Per l’Oms il livello di rischio globale è classificato come molto alto, in considerazione della difficoltà “di rispondere alle molteplici e simultanee epidemie” e “della mancanza globale di risorse, compresa la carenza del vaccino orale contro il colera, nonché del sovraccarico del personale medico e sanitario, che si occupa contemporaneamente di molteplici epidemie e di altre emergenze sanitarie“.