“Probabilmente” troveremo alieni e scopriremo le origini della vita entro i prossimi 20 anni

Nata una alleanza internazionale che riunisce scienziati impegnati nella ricerca di forme di vita e dei meccanismi che ne hanno favorito lo sviluppo
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Da dove viene la vita sulla Terra? Esiste altrove? Sono le domande che perseguitano l’umanità da tempo immemorabile, ed ora un team di scienziati ha deciso di rispondere ai quesiti e scoprire le origini della vita stessa. È la grande ambizione per il gruppo internazionale, che si chiama Origins Federation, ed è composto da diversi esperti provenienti da Regno Unito, Stati Uniti e Svizzera. La federazione ritiene che nei prossimi 10 o 20 anni potrebbe scoprire “migliaia” di pianeti recanti segni di vita aliena.

La nuova alleanza internazionale (che riunisce l’esperienza e il lavoro di scienziati e ricercatori impegnati nella ricerca di forme di vita e nei meccanismi che ne hanno favorito lo sviluppo) è stata annunciata durante la riunione annuale dell’American Association for the Advancement of Science (AAAS) dagli scienziati del Politecnico federale di Zurigo (ETH), dell’Università di Cambridge, dell’Università di Harvard e dell’Università di Chicago. Per raggiungere lo scopo si affideranno al James Webb Space Telescope (JWST), il cui scopo è studiare ogni fase della storia del nostro Universo, dai primi bagliori luminosi dopo il Big Bang, alla formazione di sistemi solari in grado di sostenere la vita su pianeti come la Terra, all’evoluzione del nostro stesso Sistema Solare.

Un membro del team, la zoologa dell’Università di Cambridge Emily Mitchell, ha affermato che la vita è quasi certamente “abbastanza comune” in tutto l’universo ed è “molto probabile” che scopriremo segni di organismi viventi su altri pianeti. L’esperta ha spiegato come la vita possa sopravvivere anche negli ambienti più estremi, evolvendosi in modi specifici in base alle condizioni in cui si sviluppa. “Mentre approfondiamo la nostra conoscenza relativa allo sviluppo della vita sugli altri pianeti – ha osservato la scienziata – le firme biologiche potrebbero rivelare se lo sviluppo dell’esistenza sulla Terra sia parte della natura dell’Universo o solo un fortunato incidente“.

Il coinvolgimento di biologi, chimici e zoologi è fondamentale per comprendere come la vita è apparsa e si è evoluta sulla Terra. Inoltre, scoprire altri pianeti abitabili potrebbe aiutarci a capire come è iniziata la vita nel nostro mondo.

Il JWST ha già sfidato la nostra comprensione dell’universo diverse volte, soprattutto dopo avere scoperto 6 enormi galassie nell’universo primordiale. “Stiamo attraversando un momento storico straordinario – ha affermato Didier Queloz, che dirige il Center for Origin and Prevalence of Life dell’ETH di Zurigo – sulla base delle conoscenze attuali, abbiamo scoperto oltre cinquemila esopianeti, ma solo nella Via Lattea potrebbero esisterne trilioni. Ogni rivelazione suscita nuovi interrogativi sulle origini della vita e sulla possibilità che esista altrove nell’Universo“. Queloz ha annunciato il progetto insieme a Jack Szostak, Nobel per la medicina 2009 e Dimitar Sasselov, astronomo e docente presso l’Università di Harvard.

Sebbene non esista ancora una definizione esaustiva della vita, la ricerca delle sue origini ha suscitato entusiasmo, nuove collaborazioni internazionali e coinvolto moltissime personalità della comunità scientifica. Il prof. Queloz ha detto che sarebbe “sciocco prevedere” quando la vita extraterrestre potrebbe essere scoperta, aggiungendo che la missione di ritorno dei campioni di roccia da Marte entro il prossimo decennio potrebbe fornire i primi indizi. L’esperto ha anche avvertito che “l’umanità ha ancora molta strada da fare prima di comprendere appieno gli aspetti fondamentali di cosa sia la vita e come si formi“. Si spera però di fare passi da gigante nella comprensione nei prossimi anni e decenni, ha affermato. “Ci stiamo lavorando. Spero che durante la mia vita vedrò qualcosa di significativo. Se troveremo la vita su un altro pianeta? Forse la troveremo su Marte tra dieci anni. Forse tra un paio d’anni qualcuno il telescopio James Webb rileverà un’atmosfera che sembrerà simile alla Terra,” dichiarato il prof. Queloz. “O forse scopriremo che la maggior parte dei pianeti non ha atmosfera e ci renderemo conto che siamo maledettamente fortunati sulla Terra“.

L’esperto ha aggiunto che gli scienziati stanno cercando segni di vita simile a quella sulla Terra, ma ha affermato che la vita potrebbe assumere forme diverse altrove nell’universo in quanto potrebbe esserci più di uno “scenario chimico che porta alla vita“.

La scienziata di Cambridge Emily Mitchell ha affermato che finora sono stati scoperti più di 5.300 pianeti in orbita attorno ad altre stelle, noti come esopianeti, incluso uno in un’altra galassia, ed è probabile che ce ne siano “trilioni di più nella sola galassia della Via Lattea“.

Il James Webb Space Telescope può catturare la luce stellare che passa attraverso l’atmosfera di un pianeta lontano e analizzarla alla ricerca di indizi di alterazione della composizione chimica dell’atmosfera da parte di organismi viventi. Questi indizi sono descritti come “biofirme”.

La presenza di ossigeno, acqua o metano da sola non sarebbe sufficiente per indicare la vita, in quanto questi possono essere prodotti da altri processi inorganici. “Se hai ossigeno, acqua e metano insieme potresti dire: ‘Sì, questa è sicuramente la vita’,” ha spiegato Mitchell, che, con i colleghi astronomi, sta cercando di stabilire se sia stato un colpo di fortuna a consentire lo sviluppo della vita unicellulare sulla Terra e si sia evoluta in esseri complessi nel corso di miliardi di anni, o se questo processo si sia ripetuto in tutto il cosmo ovunque dove le condizioni sono giuste.

Abbiamo solo una firma biologica, qui sulla Terra“, ha detto Mitchell, “ma se tra 10 o 20 anni, come suggeriscono i miei colleghi ottimisti, avremo migliaia di firme biologiche, possiamo iniziare a rispondere alla domanda” dell’origine della vita. “C’è questo meraviglioso potenziale in base al quale se abbiamo abbastanza firme biologiche possiamo fare il calcolo dei numeri e cercare di capire come ci confrontiamo con la vita su altri pianeti,” ha sottolineato l’esperta.

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