La pericolosità sismica, intesa in senso probabilistico, è lo scuotimento del suolo avverso in un dato sito. Essa è connessa a una probabilità di eccedenza in un dato intervallo di tempo, ovvero la probabilità di superare, in una certa area e in un certo intervallo di tempo, un predefinito livello di severità dello scuotimento sismico.
Il rischio sismico si misura sulla base della conoscenza della zona sorgente, del catalogo dei terremoti possibili, e infine sulla base della relazione dell’attenuazione del suolo. Altri parametri di riferimento che vengono presi in considerazione nella verifica della pericolosità sismica sono: il tipo di suolo, il PGA, o intensità macrosismica e la finestra temporale dell’evento sismico.
Il Metodo di valutazione del rischio sismico NDSHA
Il metodo di valutazione NDSHA (Neo-Deterministic Seismic Hazard Assessment) è stato proposto una ventina di anni fa e simula in modo affidabile e realistico l’ampia serie di movimenti tellurici che possiedono un impatto sulla popolazione e su edifici storici, strategici.
Il primo edificio moderno che tiene conto dei valori del Metodo NDSHA è la Torre della Regione Emilia-Romagna a Bologna, progettata da Gian Carlo Giuliani che è stata progettata e costruita nel 2001 sono state utilizzate i valori del metodo condensato in sei accelerogrammi, derivanti da altrettanti sorgenti sismogenetiche. Essa rappresenta un’ottimale applicazione del Metodo NDSHA.
Le applicazioni del metodo NDSHA nella provincia di Trieste
Nella Provincia di Trieste, sei scuole sono state sottoposte alla verifica sismica attraverso il Metodo NDSHA:
– il Palazzo provincia Trieste;
– l’Istituto d’Arte “Enrico e Umberto Nordio”
– l’Istituto nautico “Tomaso Savoia”
– l’Immobile di Piazzale Canestrini, destinato a ospitare i due istituti tecnici, con lingua di insegnamento slovena Jožef Stefan e Ziga Zois.
Questi edifici sono considerati adeguati strutturalmente al rischio sismico perché integrano in modo esaustivo il metodo di verifica deterministico NDSHA con il metodo probabilistico PSHA.
Il caso dei Prigioni di Michelangelo Buonarroti
L’approccio NDSHA è stato applicato con successo anche alla città di Firenze con la partnership del Ministero delle Belle Arti. E’ stato applicato uno studio di vulnerabilità “site specific” per i Prigioni di Michelangelo. Difatti, è stato stimato l’input sismico e sono state valutate le tecniche per la mitigazione del rischio per il patrimonio culturale, in un’ottica di isolamento sismico.
I Prigioni sono un gruppo di sei statue di Michelangelo Buonarroti eseguite per la tomba di Giulio II: due di essi, del 1513 circa (secondo progetto), sono finiti e si trovano oggi al Louvre a Parigi, mentre gli altri quattro, databili al 1525-1530 circa, sono vistosamente “non-finiti” e sono conservati nella Galleria dell’Accademia a Firenze, vicino al David. Si consideri che nelle zone non costiere della Toscana, l’attività sismica è abbastanza elevata per terremoti di magnitudo pari a 5.
L’approccio PSHA sui Prigioni Barbuto e Atlante
I test di stabilità sui quattro Prigioni conservati presso la Galleria dell’Accademia a Firenze, ed eseguiti con l’analisi cinematica non lineare secondo i valori NDSHA sono soddisfatti per tutte e quattro le statue. Mentre i test di stabilità secondo i valori del PSHA standard non sono soddisfatti per due statue: i Prigioni Barbuto e Atlante. Da ciò si può dedurre che nell’area di Firenze l’approccio PSHA porta ad una sopravvalutazione del rischio sismico reale. In quanto il Metodo PSHA sbaglia non solo in difetto ma anche per eccesso.
Una verifica sismica secondo l’approccio NDSHA è stato fatto anche sulla Biblioteca Marciana della città di Venezia. Questa Biblioteca rappresenta uno dei tesori più preziosi e fragili di Venezia. Sottoposto a tutela del MiBACT, dopo lavori di restauro che hanno riguardato il tetto, l’impianto antincendio e la climatizzazione per il caveau (in cui custodisce veri e propri tesori librari) è stato sottoposto a un notevole ed innovativo progetto di prevenzione sismica.
La Biblioteca Marciana a Venezia
Questo intervento di prevenzione del rischio sismico è stato finalizzato a renderla resistente a eventuali terremoti della massima intensità immaginabili. Venezia ha un basso rischio sismico, ma molti ricordano il terremoto del Friuli del 1976, che ha piegato la città e la sua laguna: ecco perché è doveroso prevenire e preservare le bellezze della meravigliosa Firenze.
Durante i lavori di restauro della Biblioteca Marciana è stata realizzata così una verifica nel quadro di prevenzione generale del rischio sismico negli edifici che la compongono: la “Zecca” e la “Libreria”. Il metodo di Valutazione adottato è stato l’approccio NDSHA. Il progetto pilota è stato coordinato dall’Università di Trieste ed è innovativo perché rappresenta il fenomeno del terremoto non solo in termini di intensità ma fornisce ulteriori parametri, come la frequenza e la direzione del moto sismico. Questi sono dati molto importanti per lo studio di edifici dall’architettura complessa come quello della Marciana.
Le peculiarità del progetto Pilota dell’Università di Trieste
Al di sotto delle lastre di piombo di copertura dell’edificio, le opere di adeguamento antisismico hanno consistito nell’inserire perni, tiranti e fasce di rinforzo con metallo leggero e in fibra di carbonio. La scelta di questa metodologia non è stata fatta a caso: accanto ai protocolli di analisi è stata affiancata una procedura prevista dalla normativa di settore, ancora poco utilizzata, che verifica il comportamento di un edificio quando viene sollecitato da forze sismiche vicine al massimo terremoto pensabile in quelle zone.