Lo suggerisce uno studio su BMJ Medicine basato su una metodologia relativamente nuova. Lo studio ha infatti consentito di verificare proprio l’esistenza di una relazione di causa ed effetto tra consumi di caffeina e ridotto rischio si ammalarsi di diabete. Alla luce dei risultati ottenuti, frutto di uno studio del Karolinska Institutet di Stoccolma, i ricercatori affermano che probabilmente vale la pena esplorare il ruolo potenziale delle bevande a base di caffeina prive di calorie per ridurre il rischio di obesità e diabete di tipo 2.
Ricerche pubblicate in precedenza indicano che il consumo di 3-5 tazzine di caffè al giorno, ricca fonte di caffeina, si associa a un minor rischio di diabete di tipo 2 e di malattie cardiovascolari, osservano i ricercatori diretti da Susanna Larsson. Una tazza media di caffè contiene circa 70-150 milligrammi (mg) di caffeina. Tuttavia, la maggior parte delle ricerche pubblicate finora ha riguardato studi che non possono stabilire in modo affidabile l’esistenza di un messo di causa ed effetto tra consumo di caffeina e protezione dal diabete.
I livelli di caffeina
I ricercatori hanno dimostrato questa associazione con la cosiddetta “randomizzazione mendeliana”. E’ stato esaminato il ruolo di due varianti genetiche comuni dei geni CYP1A2 e AHR in quasi 10.000 persone. I due geni CYP1A2 e AHR ‘regolano’ la velocità del metabolismo della caffeina. Le persone portatrici di varianti genetiche assorbono più lentamente la caffeina, bevono, in media, meno caffè, ma hanno livelli più elevati di caffeina nel sangue rispetto alle persone che la metabolizzano rapidamente.
I risultati dell’analisi hanno mostrato che livelli geneticamente previsti di caffeina nel sangue più elevati erano associati a un peso e a un grasso corporeo inferiori. Livelli più elevati di caffeina nel sangue, sempre per via dei geni, sono associati anche a un minor rischio di diabete di tipo 2. Si stima che un’assunzione giornaliera di 100 mg aumenti il dispendio energetico di circa 100 calorie al giorno, il che potrebbe ridurre il rischio di sviluppare obesità, scrivono i ricercatori.