Secondo uno studio pubblicato questa settimana su Nature, la maggior parte delle specie australiane della barriera corallina poco profonda ha avuto un calo della popolazione tra il 2008 e il 2021. Questa tendenza suggerisce che sono necessari maggiori sforzi di conservazione per salvaguardare gli ecosistemi marini dai cambiamenti climatici. È necessario un monitoraggio dettagliato delle popolazioni di specie.
Bisogna inoltre comprendere i cambiamenti nella biodiversità e mettere in atto strategie di conservazione efficaci. Tracciare le fluttuazioni delle specie negli ecosistemi marini è stato particolarmente impegnativo. Poiché i cambiamenti delle popolazioni sono nascosti sotto la superficie dell’oceano e quindi molto più difficili da osservare.
Specie marine della barriera corallina
I ricercatori hanno condotto un’ampia valutazione delle tendenze delle popolazioni di specie marine. Hanno infatti combinato gli sforzi di tre dei programmi di monitoraggio delle barriere coralline più longevi al mondo: il Reef Life Survey, l’Australian Temperate Reef Collaboration e l’Australian Institute of Marine Sciences’. Questi studi comprendono un totale di 26,4 milioni di osservazioni individuali di 4.009 taxa di pesci marini, invertebrati mobili (come i granchi), coralli e alghe. I dati sono stati raccolti in 3.075 siti in tutta l’Australia tra il 1992 e il 2021.
La ricerca ha valutato le tendenze della popolazione di 1.057 specie comuni della barriera corallina poco profonda tra il 2008 e il 2021. Hanno rilevato un declino della popolazione nel 57% delle specie esaminate, con il 28% di tutte le specie osservate in calo di oltre il 30%. Si tratta di 9 coralli, 36 invertebrati, 34 alghe e 227 specie di vertebrati. I ricercatori hanno anche misurato l’effetto delle ondate di calore sulle popolazioni delle specie, rispetto a una temperatura di base dell’acqua del 2008.
Diminuzione della specie dal 2008
Le popolazioni di specie a clima freddo, in particolare, sono diminuite in seguito a periodi in cui l’acqua si è riscaldata di oltre 0,5 °C rispetto ai livelli del 2008. Ad esempio, il drago marino comune è diminuito del 59% dal 2022 al 2021).
Molte di queste specie sono uniche in Australia e rappresenterebbero una grande perdita di biodiversità se continuassero a diminuire.
Gli autori suggeriscono che i loro risultati possono essere utilizzati per cercare di proteggere queste specie dalle fluttuazioni di temperatura causate dall’attività umana, un compito essenziale per proteggere la biodiversità globale.