Secondo uno studio pubblicato su Nature, un aumento della frequenza cardiaca è legato a un incremento dei comportamenti legati all’ansia nei topi.
I risultati dimostrano come i segnali provenienti dal corpo possano influenzare i comportamenti affettivi legati a emozioni come l’ansia e la paura.
Gli stati emotivi e il funzionamento del corpo
Gli stati emotivi influenzano il funzionamento del corpo. Ad esempio, l’ansia e la paura possono far battere il cuore più velocemente. Tuttavia, se possa essere vero il contrario, cioè che un aumento della frequenza cardiaca possa indurre risposte di ansia o di paura, è una questione ancora aperta.
Una delle principali sfide per la valutazione degli effetti della frequenza cardiaca sulle emozioni è che i ricercatori non disponevano di uno strumento adeguato per controllare con precisione la frequenza cardiaca senza causare effetti collaterali o introdurre fattori confondenti.
Lo studio
I ricercatori hanno sviluppato un pacemaker ottico non invasivo, che utilizza segnali luminosi per colpire le cellule del muscolo cardiaco, in grado di aumentare la frequenza cardiaca dei topi fino a 900 battiti al minuto (bpm), rispetto alla frequenza cardiaca di base di 660 bpm. Gli autori hanno scoperto che l’aumento della frequenza cardiaca indotto otticamente aumenta i comportamenti ansiosi e la paura nei topi, ma solo in ambienti potenzialmente rischiosi.
Per indagare i meccanismi alla base di questo effetto, gli autori hanno scansionato il cervello alla ricerca di cambiamenti nell’attività. Hanno identificato la corteccia insulare posteriore, una regione del cervello che riceve ed elabora i segnali provenienti da tutto il corpo, come potenziale mediatore dei comportamenti ansiosi e apprensivi indotti dall’aumento della frequenza cardiaca. Inoltre, l’inibizione della corteccia dell’insula posteriore è risultata in grado di ridurre i comportamenti ansiosi indotti dalla stimolazione cardiaca ottica.
“Questa è una dimostrazione inequivocabile che, almeno nei topi, la frequenza cardiaca può influenzare l’ansia e probabilmente anche altri comportamenti emotivi”, scrivono Yoni Coudec e Anna Beyeler in un articolo di accompagnamento a News & Views.
Sono necessari ulteriori studi per identificare gli effetti a lungo termine dell’aumento della frequenza cardiaca sul cervello e sui comportamenti affettivi e per esplorare le potenziali applicazioni terapeutiche e traslazionali di questi risultati.