Durante la notte del 13 aprile attivisti di Extinction Rebellion hanno attaccato manifesti sulle vetrate della sede di Rai di Corso Sempione 73 a Milano lasciando anche le scritte “no ENI, no greenwashing”
I manifesti, che imitano quelli delle più famose trasmissioni RAI, incitano l’emittente pubblica ad impegnarsi sul serio nella comunicazione della crisi eco-climatica dove i media hanno un ruolo fondamentale. Mentre nella mattina del 14 aprile gli attivisti hanno appeso alle inferriate della sede centrale RAI di viale Mazzini a Roma lo striscione “DiRai la verità”, e hanno portato avanti un Sit-in. A Bologna Extinction Rebellion ha portato avanti un banner drop e un sit-in alla sede RAI di Viale della Fiera, 13, alle ore 9.00 del mattino, ottenendo di incontrare il caporedattore di Rai Pubblicità in mattinata per portargli le loro richieste.
Il gruppo chiede all’emittente pubblica un impegno concreto per la crisi eco-climatica in corso, alla luce del ruolo centrale dei media nel raccontare la verità e diffondere consapevolezza nella cittadinanza.
Per dimostrare di fare sul serio la RAI deve subito smettere di fare pubblicità alle aziende fossili che sono i principali responsabili del collasso climatico e della crisi ecologica, ENI su tutte. Le proteste si inseriscono nel contesto di una campagna nazionale, “DiRAI la verità” iniziata con l’azione a Milano del 30 novembre e proseguita negli ultimi mesi, fino all’azione di oggi coordinata con i gruppi di Bologna e Milano.
La responsabilità della RAI nella comunicazione
La denuncia degli attivisti in particolare riguardo le responsabilità della RAI nella comunicazione della crisi eco-climatica: “Abbiamo cercato sul sito della RAI se da qualche parte comparissero dei dati sui suoi finanziatori, ma non abbiamo trovato nulla” spiega Valeria di Milano. “Riteniamo che sia inaccettabile vedere in prima serata, durante il Festival di Sanremo, gli spot di ENI Plenitude, che altro non sono se non greenwashing. ENI ancora oggi e per i prossimi decenni ricaverà enormi profitti e manterrà al centro delle sue attività l’estrazione di combustibili fossili, nonostante voglia farci credere il contrario”.
Dando spazio pubblicitario a compagnie come ENI, la RAI non solo promuove disinformazione, ma accetta anche soldi sporchi, come racconta una degli attivisti di Roma: “i soldi che la RAI accetta per pubblicità come quella di ENI Plenitude a Sanremo sono macchiati del sangue dei popoli indigeni e degli ecosistemi devastati dall’operato di ENI, e delle generazioni a cui ENI sta cancellando il futuro.”
“Al centro della nostra campagna, DiRAI La Verità, c’è la convinzione che i media abbiano un grandissimo potere ed una grandissima responsabilità nel parlare di crisi eco-climatica ed informare la popolazione. Riteniamo che non la stiano raccontando in maniera corretta a causa della presenza di interessi fossili nel mondo dell’informazione. Quello che chiediamo alla RAI è di essere da esempio per il mondo della comunicazione italiana e rinunciare ai finanziamenti fossili, perché è possibile farlo ed è già stato fatto altrove!”
Le richieste di Extinction Rebellion
La campagna di Extinction Rebellion Italia “DiRai la verità” esige che vengano soddisfatte tre richieste:
“Cambiare aria si può! Ogni tg locale o regionale sarebbe bene contenesse un bollettino aggiornato sulla qualità dell’aria dei territori regionali, accompagnato da servizi sulle conseguenze dell’inquinamento dell’aria che grava sulla salute di tutte le cittadine e i cittadini. Sarebbero inoltre necessari servizi specifici sulle iniziative di mitigazione del danno in tutto il mondo.”
“Stop alla pubblicità al fossile! Quanto denaro incassa la RAI con le pubblicità e le sponsorizzazioni dirette o indirette delle aziende responsabili della crisi climatica, le stesse che continuano a lavorare con fonti fossili? Si può scrivere con chiarezza, a bilancio, assieme ad un piano serio, dettagliato e verificabile capace di voler rinunciare definitivamente a tali introiti come fatto in passato per il tabacco?”
“Non è maltempo! È difficile parlare di crisi ecologica e climatica? Cosa ne direste di formare un gruppo di esperte ed esperti di comunicazione che lavorino in sedute pubbliche, con la collaborazione della comunità scientifica, al fine di mettere a punto indicazioni chiare e vincolanti riguardo a tutti i possibili comportamenti virtuosi in senso ecologico, da adottare? Tutto questo risulterà fondamentale per riuscire ad informare adeguatamente tutte e tutti della crisi ecologica e climatica, all’interno dei servizi giornalistici e delle trasmissioni di intrattenimento.”