Berlusconi, l’esperto: “Malattia rara, non si guarisce ma si può convivere”

L'ematologo Pane sostiene che "una gestione attenta e saggia della patologia e delle sue complicanze può preservare la qualità di vita"
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La leucemia mielomonocitica cronica di cui soffre Silvio Berlusconi “è una malattia molto rara, circa 1 caso per 100mila abitanti, con espressioni molto eterogenee, ma sempre caratterizzate da aumento dei monociti, un tipo di globuli bianchi con importanti funzione immunitarie. Non è una malattia da cui si guarisce se non con il trapianto di midollo, terapia non praticabile in soggetti di età avanzata. Si tratta quindi di una patologia cronica e il paziente, se anziano, deve essere gestito con la consapevolezza di avere come obbiettivo il contenimento della progressione e la gestione delle possibili complicazioni”.

Così all’Adnkronos Salute Fabrizio Pane, componente del comitato scientifico dell’Ail (Associazione italiana contro leucemie linfomi e mieloma), ordinario di Ematologia e direttore Uo di Ematologia e Trapianti Aou Federico II di Napoli. “E’ anche da sottolineare che una attenta e saggia gestione della patologia e delle sue complicanze può preservare la qualità di vita ed eventuali attività lavorative, che è un obbiettivo importante della terapia della patologia in particolare nei pazienti anziani”, evidenzia.

Leucemia in età avanzata

“Alcuni casi – spiega Pane tendono ad avere una maggiore tendenza all’aumento dei leucociti (forme dette iperproliferative), altri citopenia (anemie, leucopenia o piastrinopenia, casi detti ‘displastici’). L’inizio è generalmente subdolo, spesso paucisintomatico e non facilmente identificabile. Alcuni casi possono mostrare un calo delle difese immunitarie con infezioni ricorrenti. La risposta alle terapie citoriduttive (modernamente basate su farmaci ipometilanti) è altrettanto molto eterogenea. Il fatto che ne sia affetto un paziente anziano, come per tutte le malattie neoplastiche, è un fattore aggravante”.

Per questa malattia del sangue “le complicanze non sono inattese e non devono sorprendere: serve un controllo continuo”, rimarca l’ematologo. Inoltre c’è il rischio di “avere compromessa la capacità di metabolizzare sostanze estranee o avere effetti collaterali dei farmaci più utilizzati”. Ma ci sono terapie nuove all’orizzonte? “Non molte nuove. Ci sono gli agenti ipometilanti che agiscono sul Dna: sono una novità, ma non così recente e i risultati ottenuti non così rilevanti come con altre malattie”, conclude Pane.

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