Boom di casi di influenza nel 2023: l’incidenza si triplica rispetto al 2019

Secondo le stime attuali, attualmente vi è un boom di casi di influenza in Italia, l'incidenza di casi è tre volte quella nella stessa settimana del 2019 prima della pandemia Covid-19
MeteoWeb

Quest’anno la sindrome influenzale sta colpendo un grande numero di persone. Se facciamo una comparazione con la stessa settimana dell’anno nel 2019, che equivale all’ultima stagione influenza pre-Covid l’incidenza media in Italia si arrestava a 1,38 casi ogni mille. Quest’anno siamo a 4,3 casi ogni mille e per i casi pediatrici l’incidenza è addirittura al 12,6 per mille per tutte le età dei pazienti. Colpisce il fatto che nel 2019 si fermava a 4,58. Questo aumento dei casi riguarda l’influenza e dalla persistenza degli altri virus respiratori.

Se consideriamo le regioni della Valle d’Aosta, della provincia autonoma di Trento, del Veneto, del Friuli-Venezia Giulia, del Lazio, del Molise, della Puglia, l’incidenza dell’influenza è tornata ai livelli di guardia (da 3,16 casi ogni mille assistiti in giù).

La sindrome influenzale oggi

Se consideriamo però la media dei casi nazionali, quest’anno abbiamo, per tutte le classi di età, 3 volte l’incidenza di casi di quella registrata nello stesso periodo del 2019, l’ultimo anno pre-pandemia. Per quanto riguarda i bambini sotto i 5 anni, è pari a 12,6 casi per mille assistiti (13,0 nella settimana precedente, mente si fermava a 4,58 nel 2019). Il numero di sindromi simil-influenzali è sostenuto infatti, oltre che dai virus influenzali, anche da altri virus respiratori, tra i quali il virus respiratorio sinciziale, nei bambini molto piccoli, e il SARS-CoV-2.

Va considerato in questo stato di cose la presenza di altri virus, riferiti per il 4,7% al SARS-CoV-2 e di altri virus respiratori, in particolare: 6,8% Rhinovirus, 6,4% Adenovirus, 5,6% virus Parainfluenzali e poi Metapneumovirus, Coronavirus umani diversi da SARS-CoV-2, RSV e Bocavirus. Dall’inizio della stagione fino alla 16esima settimana del 2023, su un totale di 27.857 campioni clinici raccolti dai diversi laboratori, 6.244 (22,4%) sono risultati positivi al virus influenzale, di cui 5.005 di tipo A (80,2%) e 1.239 di tipo B (19,8%).

Il Covid-19 sta diventando una sindrome influenzale

I virus A, 3.958 sono risultati H3N2 (79%) e 710 H1N1pdm09 (14,2%), mentre 337 non sono stati ancora sottotipizzati. Tra i virus B, tutti i 633 ceppi (51,1%) sono risultati B/Victoria. Sembra comprovato quanto detto da Michael Ryan, direttore esecutivo del Programma dell’OMS per le emergenze sanitarie nella conferenza stampa del 17 marzo scorso, “stiamo arrivando al punto in cui potremo guardare al Covid-19 allo stesso modo in cui guardiamo all’influenza stagionale, ossia una minaccia alla salute, un virus che continuerà a uccidere, ma senza distruggere la nostra società e i sistemi sanitari“.

Nonostante il coronavirus SARS-CoV-2 sia destinato a rimanere tra noi in forma endemica continua ad avere un’ampia circolazione, l’alta percentuale di vaccinati, il gran numero di reinfezioni e le caratteristiche della variante Omicron. Quest’ultima porta sintomi decisamente più leggeri rispetto alle varianti precedenti. Secondo i rapporti precedenti dell’OMS la fase più preoccupante della pandemia dovrebbe essere finita e di recente l’uso delle mascherine rimane obbligatorio solo all’interno delle RSA.

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