Codice Atlantico di Leonardo da Vinci: nuova scoperta sul Foglio 843 | FOTO

Un team di ricerca del Politecnico di Milano ha individuato le cause delle macchie nere sul Foglio 843 nel Codice Atlantico di Leonardo da Vinci
  • Foglio 843 del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, oggetto di un intervento di restauro e conservazione da un team di ricerca del Politecnico di Milano
    Foglio 843 Codice Atlantico Leonardo da Vinci
  • macchie scure del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci
    Le macchie scure presenti sul Codice Atlantico di Leonardo da Vinci
  • nanoparticelle individuate con diversi metodi di indagine sul Codice Atlantico di Leonardo da Vinci
    La natura delle nanoparticelle di zolfo e mercurio sul Codice Atlantico di Leonardo da Vinci
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Sicuramente il Codice Atlantico rappresenta una delle raccolte più estese e affascinanti di disegni e scritti del grande inventore Leonardo da Vinci. Di conseguenza, la conservazione di un’opera di tale importanza è sicuramente un compito complesso per i ricercatori. Uno studio al riguardo, pubblicato di recente su Scientific Reports, è stato coordinato dal Politecnico di Milano sul Foglio 843 del Codice, per identificare le cause di alcune macchie nere apparse da qualche anno sul passepartout moderno che rilega i folii originali leonardeschi.

Il team degli esperti interdisciplinari che hanno partecipato allo studio è stato coordinato da Lucia Toniolo, professoressa di Scienza e Tecnologia dei Materiali del Politecnico di Milano. I ricercatori hanno utilizzato una serie di tecniche di analisi non invasive e micro-invasive per studiare la natura e le cause di queste macchie.

Lo stato del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci

Il Codice Atlantico, in passato donato alla Veneranda Biblioteca Ambrosiana nel 1637, è stato oggetto di un intervento di restauro dal Laboratorio del Libro Antico dell’Abbazia di Grottaferrata tra il 1962 e il 1972. Questa pratica di intervento si è concluso con la realizzazione di 12 volumi con 1119 fogli. Ogni pagina contiene un passepartout con finestra (che è stato allegato dai restauratori a Grottaferrata) che incornicia i frammenti originali di Leonardo.

Dal 1997 il Codice è conservato in un ambiente con particolari condizioni di temperatura e pressione dell’aria e con un microclima costantemente controllato, secondo gli standard per la conservazione dell’opera. Nel 2006 sono state scoperte delle piccolissime macchie scure sul passepartout, individuate intorno alla finestra che incornicia e rilega il foglio. Questo annerimento, osservato su circa 210 pagine del Codice a partire dal Foglio 600 in poi, è stato ovviamente motivo di una certa preoccupazione tra i curatori e conservatori del museo e gli studiosi.

Gli interventi di restauro del Codice

Un primo intervento, nel 2009, ha portato alla sfascicolazione dei volumi. Ad oggi, i disegni sono collocati singolarmente su passepartout, in cartelle e scatole non acide. Lo studio coordinato dal Politecnico è iniziato nel 2021 in merito ad un primo progetto pilota su tre disegni del Codice. L’intervento è stato sovvenzionato dal Fondo Italiano di Investimento che ha previsto la rimozione e sostituzione del passepartout del Foglio 843.

Alcuni studi pregressi avevano escluso che le macchie fossero state causate da processi di deterioramento di natura microbiologica. La ricerca del Politecnico di Milano avvalendosi di indagini di fotoluminescenza iperspettrale, di imaging di fluorescenza UV, con un imaging micro-ATR nell’infrarosso, ha identificato alcune tracce che rilevano la presenza di colla d’amido e colla vinilica collocate nelle aree, in cui le macchie appaiono più intense, proprio vicino al margine del foglio.

Le indagini condotte

Inoltre, è stata evidenziata la presenza di nano-particelle inorganiche tondeggianti, con un diametro di 100-200 nanometri, composte da mercurio e zolfo, accumulatesi all’interno delle cavità formate tra le fibre di cellulosa della carta del passepartout. Grazie all’analisi tramite la radiazione di sincrotone, condotta a ESRF a Grenoble, è stato possibile individuare la natura di queste particelle come metacinabro, un solfuro di mercurio in una fase cristallina inusuale di colore nero.

Grazie ad alcuni studi approfonditi sui metodi di conservazione della carta è stato, inoltre, possibile avanzare alcune ipotesi sulla formazione del metacinabro. Le tracce di mercurio sarebbero probabilmente legate all’aggiunta di un sale antivegetativo nella miscela di colla utilizzata nel restauro di Grottaferrata.

Le cause della presenza di tracce di zolfo

Questo elemento collante potrebbe essere stata applicato solo in alcune aree del pacchetto di carta del passepartout, proprio nel punto in cui questo trattiene il folio leonardesco, per garantirne l’adesione e prevenire attacchi microbiologici al Codice.

La presenza di zolfo, invece, è stata collegata all’inquinamento atmosferico (negli anni a Milano i livelli di biossido di zolfo SO2 raggiunsero picchi molto elevati) o agli additivi usati nella colla, che con l’avanzare del tempo, avrebbero portato alla reazione con i sali di mercurio e alla formazione di particelle di metacinabro che avrebbero causato le macchie nere in questione.

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