L’intervista alla segretaria del Pd Elly Schlein ha causato una pioggia di critica. La Schlein ha infatti dichiarato con fierezza “Dico sì ai colori e ai consigli di un’armocromista“. Ma cosa è l’armocromia? L’armocromia è l’analisi del colore che consente di identificare quali sono le sfumature che stanno meglio con l’incarnato della persona. Per un’analisi armacromica sono importanti il tono della pelle, il colore o la tinta dei capelli e quella degli occhi. In base al colore, ai sottotoni (caldi o freddi), all’intensità e ai contrasti cromatici della pelle, degli occhi e dei capelli di una persona, l’armocromia individua quattro stagioni che a loro volta si dividono in sottogruppi in base alle caratteristiche.
Negli anni Trenta ad Hollywood le costumiste avviano una ricerca specifica sulle palette di colore, per valorizzare al meglio l’aspetto di attori e soprattutto attrici alle prese con le nuove pellicole. Un esempio celebre di questo scenario per allora inedito è certamente il kolossal in costume “Via col vento” in cui per l’attrice Vivien Leight, che interpreta Rossella O’Hara, si pensarono tanti look differenti proprio per valorizzarla le giuste tonalità di colore sia la fisicità che la recitazione della protagonista.
La storia dell’armocromia
Nel film ogni colore aveva un significato correlato al temperamento della scena: il verde verrà usato per evidenziare la sua volubilità, il rosso l’intensità, il giallo il capriccio e il blu la vivacità dello sguardo. Per parlare di Armocromia, nell’accezione più vicina al concetto odierno, dobbiamo arrivare alla fine degli anni Settanta, quando la consulente di immagine e cosmetologa americana Bernice Kentner pubblica il libro Color Me a Season.
Il volume studia infatti la luce naturale e le sue variazioni nelle varie stagioni, alle quali si associano rispettivamente le quattro palette principali. Da qui in poi nascono le stagioni dell’armocromia, studiate per esaltare ogni tipo di femminilità secondo un approccio cromatico all’insieme pelle-occhi-capelli sempre autentico e coerente.
La nascita delle stagioni dell’armocromìa
Ma per parlare di armocromia a tutti gli effetti dobbiamo arrivare alla fine degli anni Settanta, quando la consulente di immagine e cosmetologa americana Bernice Kentner pubblica il libro Color Me a Season. Il volume studia infatti la luce naturale e le sue variazioni nel corso delle stagioni, alle quali si associano rispettivamente le quattro palette principali. Nascono così le stagioni dell’armocromia, che permettono di esaltare ogni femminilità secondo un approccio cromatico all’insieme pelle-occhi-capelli sempre autentico e coerente.
Secondo i teorici dell’armocromia, i colori invernali come nero, bianco e grigio dovrebbero essere indossati da persone con pelle rossastra od olivastra. I colori estivi, invece, come le tonalità pastello del rosa e del verde sono più adatti a chi ha poco contrasto tra pelle e capelli, e quindi tonalità dal biondo fino al castano chiaro.
Colori autunnali come giallo oro, tabacco e marrone sono da preferire per capelli nocciola, rosso scuro, o biondo caldo, con maggiore contrasto con la cute. La primavera è la stagione con le maggiori differenze tra cute e capelli, quindi tinte come blu luminosi e rossi caldi sono migliori per biondi caldi con occhi chiari, e per chi ha pelle e occhi chiari che contrastano con capelli tendenzialmente più scuri.
Quali sono le caratteristiche cromatiche individuali?
Le caratteristiche cromatiche individuali sono quattro:
Sottotono o Temperatura: caldo o freddo. Si tratta della colorazione – di tonalità calda (tendente al giallo) o fredda (tendente al rosso) – dello strato meno superficiale della pelle. Il sottotono è determinato da una serie di fattori chimici, come l’emoglobina o il carotene.
Valore o tono: chiaro, medio, scuro. Il valore della pelle è determinato dalla quantità e la qualità dell’emoglobina. Il valore fa riferimento alla luminosità, ovvero a quanto un colore è chiaro o scuro, a prescindere dal fatto che sia caldo o freddo. La quantità di bianco o nero presente nel colore ne determina la luminosità. Senza considerare il colore specifico di occhi e capelli, nella valutazione del valore occorre concentrarsi sul complesso cromatico di una persona: quanto questo risulta chiaro o scuro?
Intensità o brillantezza: forte o attenuata. L’intensità fa riferimento al grado di saturazione del colore, ovvero ci dice quanto il colore sia carico e deciso. I colori intensi sono anche detti “puri”, dal momento che conservano un alto grado di brillantezza non essendo né sporcati né attenuati. Gli elementi che rendono i nostri colori personali più intensi sono i capelli molto scuri o molto lucidi, oppure la pelle particolarmente liscia e radiosa, non importa se chiara o scura. Altro elemento molto importante è la brillantezza degli occhi, indipendentemente dal colore chiaro: occorre che gli occhi siano visibili da lontano.
Contrasto nel mix pelle-occhi-capelli: alto, basso. Quando abbiniamo tra loro dei colori che hanno un diverso valore, ovvero un colore più chiaro con uno più scuro, otteniamo un contrasto cromatico. Il contrasto è tanto più alto quanto più sono estremi i due colori in termini di chiaro/scuro. Pertanto, il contrasto più alto è quello tra bianco e nero. Il contrasto è una variabile indipendente da valore, sottotono e intensità dei colori in questione. Anche noi abbiamo un contrasto dato dalla comparazione di pelle-occhi-capelli.