Secondo i dati recenti, la maggior parte della popolazione mondiale è stata contagiata almeno una volta dal Sars-Cov-2. Secondo queste stime, negli Stati Uniti, il 65% delle persone ha avuto infezioni multiple e nei decenni a venire saremo tutti destinati a contrarre il Covid-19 più di una volta. Le conseguenze dell’infezione ripetuta nello stesso soggetto è al centro di un dibattito tra i ricercatori, come riporta un articolo su Nature online. “Sul tema c’è una polarizzazione“, afferma Danny Altmann, immunologo dell’Imperial College di Londra.
Una gran parte degli esperti ritengono che Sars-CoV-2 è un comune virus respiratorio, soprattutto per i soggetti vaccinati. Una parte dei ricercatori sostengono che ogni contagio comporti un rischio di danni e ripercussioni a lungo termine. E’ positivo sapere che quando si verifica la reinfezione, il sistema immunitario sembra pronto a rispondere. Sulla base di uno studio sui giocatori della National Basketball Association degli Stati Uniti, gli esperti hanno dimostrato che i pazienti hanno eliminato il virus in media in 5 giorni, rispetto ai 7 per una prima infezione.
Lo studio sulla reinfezione da Covid-19
Altre ricerche hanno dimostrato che i pazienti che presentavano sintomi lievi con la prima infezione avranno probabilmente una lieve infezione successiva. In un ulteriore studio in Qatar su 7.300 persone è emerso che le probabilità di malattia grave alla reinfezione erano inferiori di quasi il 90% rispetto a quelle di un’infezione primaria.
Questa conclusione a cui sono giunti gli studiosi è comprovata da un altro studio in Qatar che ha esaminato 3,8 milioni di prime infezioni e 14.000 reinfezioni in Inghilterra, rilevando che le persone avevano il 61% in meno di probabilità di morire nel mese successivo alla reinfezione rispetto a dopo una prima infezione.
La reinfezione, però, ha dei rischi, secondo gli studiosi. I soggetti più vulnerabili nel corso della prima infezione continua ad esserlo in quelle successive. Da uno studio sulla National Covid Cohort Collaborative negli Stati Uniti su oltre 16 milioni di persone è emerso che una seconda infezione grave era molto più comune in chi aveva avuto una prima infezione grave.