“In questo inizio di primavera idrica sorride la Valle d’Aosta, ma non certo il confinante Piemonte. Nella regione montana, infatti, i 72 millimetri di pioggia, caduti a Marzo, sono superiori alla media storica mensile, nella quale invece rientra l’indice SWE (Snow Water Equivalent), nonostante uno scioglimento anticipato delle nevi e di cui beneficia la portata della Dora Baltea, che comunque è al 30% circa di quanto mediamente registrato in Aprile (fonte: Centro Funzionale Regionale Valle d’Aosta)“: secondo i dati raccolti dall’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, il Piemonte, dove da inizio anno è piovuto e nevicato la metà del consueto, “è sempre più stretto nella morsa della siccità con un deficit pluviometrico mensile, che si attesta al 40%, ma che a livello di bacini fluviali arriva a toccare l’81% sull’Orba, il 74% sulla Bormida il 67% sul Cervo, il 62% su Scrivia Curone. Per quanto riguarda la neve, nel bacino piemontese il deficit si attesta al 48%, ma solo perché nel macrobacino della Dora Baltea, in continuità con quanto rilevato nella vicina Valle d’Aosta, la situazione risulta essere nella media (per la pioggia c’è addirittura un surplus); negli altri bacini fluviali, invece, si registrano deficit di manto nevoso fino al 100% sul Cervo, 99% sul Tanaro, 85% sulla Stura di Demonte, 82% sul Ticino (fonte: ARPA Piemonte)“.
Calano le portate di tutti i fiumi: ANBI riporta che il “Tanaro ha oltre l’80% in meno di acqua, Toce -75%, Stura di Lanzo -72%, Stura di Demonte -70%. Le risorse idriche disponibili complessive sono inferiori del 45% alla media, ma solo perché a falsare i dati statistici è ancora il macrobacino della Dora Baltea (-7%), senza il quale lo scarto salirebbe addirittura al 73% nel Piemonte meridionale (Piemonte settentrionale -59%, orientale -54%, occidentale -52%). Ovviamente non va meglio per le acque sotterranee, le cui analisi evidenziano ovunque una situazione di criticità diffusa“.
“Sembra senza fine la crisi idrica del Piemonte, la cui condizione è destinata ad aggravarsi per la mancata sommersione di oltre 8.000 ettari di risaie, che svolgevano una straordinaria funzione ambientale, contribuendo a rimpinguare le falde e ad irrorare i territori – indica Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – E’ incredibile e preoccupante che ampie zone della regione siano toccate da una siccità definita estrema, cioè l’anticamera della desertificazione“.
In Lombardia, prosegue l’ANBI in una nota, “restano stabili, ma molto scarse come l’anno scorso, le portate del fiume Adda e continuano a calare anche i livelli di Serio ed Oglio, mentre il Mincio, grazie ad un maggiore afflusso dal lago di Garda, guadagna qualche millimetro. Le riserve idriche scarseggiano sempre più; la neve presente al suolo è il 66% in meno di quanta ve ne dovrebbe essere ed è inferiore del 13% al minimo storico: – 56,7% con apici nei bacini Toce-Ticino-Verbano (-76,4% sulla media e – 41,2% sul minimo storico!!!), Brembo (-74,7%), Serio (-72,4%) (fonte: ARPA Lombardia). Nel Veneto, alla buona performance del fiume Adige, che in una settimana cresce di ben 90 centimetri, si contrappone la condizione del Piave ormai in balia della risalita del mare, già segnalata ad oltre 30 chilometri dalla foce, inaridendo le sponde. Le portate degli altri corsi d’acqua, in calo dalla seconda decade del mese di Gennaio, si mantengono nettamente inferiori alle medie storiche (Brenta: -55%) e non di rado anche al minimo storico mensile (Bacchiglione: -71%). Sul Veneto, a Marzo, sono caduti mediamente 37 millimetri di pioggia a fronte di una media mensile di mm. 65 (-43%) con il deficit maggiore, registrato nel bacino della Livenza (-55%); dall’inizio dell’anno idrologico mancano all’appello 6 miliardi e 333 milioni di metri cubi d’acqua. Lo spessore del manto nevoso è inferiore alla norma: sulle Dolomiti il deficit è del 52% rispetto alla media e nelle Prealpi è dell’ 86%. A fine Marzo, i livelli di falda in alta pianura sono inferiori ai minimi assoluti, registrati in questo periodo negli ultimi 20 anni; in media e bassa pianura, la situazione è leggermente migliore, anche se i livelli sono ben inferiori ai valori attesi per il periodo (fonte: ARPAV).
È sostanzialmente stabile la condizione dei grandi bacini naturali del Nord: il lago di Garda resta vicino al minimo storico con una percentuale di riempimento del 37,9% quando l’anno scorso era superiore all’80%! Restano sotto media anche gli altri bacini lacustri con Sebino e Lario in leggera ripresa“.
Il dramma del fiume Po “è ora evidente lungo tutta l’asta: ovunque la portata decresce vistosamente ed è inferiore ai minimi storici e addirittura al siccitosissimo 2022; giorno dopo giorno i deficit di portata aumentano, tanto che all’ultimo rilevamento a Pontelagoscuro, dove lo scarto è del 72% sulla media storica, si è già scesi a 433,28 metri cubi al secondo, sfondando la soglia di mc/s 450, sotto cui il fiume non è in grado di opporre resistenza alla risalita del cuneo salino. Esaurita la neve quasi ovunque, in Liguria si abbassano i livelli dei fiumi Entella (cm.68 inferiore alla media mensile) e Vara; stabili Magra ed Argentina“.
Anche in Emilia Romagna “resta qualche centimetro di neve solo in alcune zone dell’Appennino; nel settore centrale della regione, i fiumi tornano a scendere e, tranne la Trebbia, presentano attualmente portate inferiori anche al 2022 con la Secchia, che torna addirittura sotto il minimo storico. Curioso quanto sta accadendo nel piacentino, dove l’invaso di Mignano è riuscito a riempirsi all’80%, mentre l’altro bacino artificiale della provincia (Molato) è solo al 15% di riempimento.
In Toscana si riducono le portate dei fiumi Ombrone, Serchio e Sieve, mentre aumenta quella dell’Arno, unico sopra media (fonte: entro Funzionale Regione Toscana). Andamento idrologico discontinuo anche nelle Marche dove, complice la fine degli apporti nivali, tornano a decrescere i fiumi Potenza ed Esino, mentre crescono Sentino e Nera, che invece decresce nel tratto umbro, così come il Tevere, mentre resta invariato il Chiascio. Confortante è la condizione degli invasi, che segnano la migliore performance dal 2019: trattengono oltre 53 milioni di metri cubi d’acqua. In Umbria è invece contrastante la condizione dei laghi: mentre il Trasimeno ristagna al livello più basso dal 2019, cresce di circa 500.000 metri cubi, il volume idrico trattenuto dalla diga di Maroggia. Nel Lazio, l’attuale altezza idrometrica del fiume Tevere è in linea con quella del recente biennio, mentre si riducono le portate di Aniene, Liri e Sacco; calano leggermente anche i livelli dei laghi di Nemi e Bracciano. Netta è invece la riduzione di portata nel fiume Volturno sia nella sezione molisana a monte, che in Campania, dove decrescono i livelli anche di Sele e Liri- Garigliano“.
In Basilicata, “le cospicue piogge cadute sui bacini di Monte Cotugno e Pertusillo hanno accresciuto, con circa 8 milioni di metri cubi, la quantità d’acqua complessivamente invasata, riavvicinando i valori della scorsa, positiva annata idrologica nella regione (fonte: Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale). In Puglia, invece, gli invasi della Capitanata rilasciano qualche centinaio di migliaia di metri cubi d’acqua, ma mantengono un confortante surplus su quanto trattenuto nella scorsa primavera (+ 6,51 milioni di metri cubi)“.
In Calabria, infine, “si conferma un andamento idrologico disomogeneo tra le varie province: se, infatti, l’invaso di Monte Marello segna un record positivo rispetto agli ultimi anni, la diga di Sant’Anna, nel crotonese, registra la peggiore prestazione dal 2017“.