Si profilano nuovi rincari dell’energia a partire da giugno, proprio quando scadranno alcuni degli sgravi previsti dall’ultimo decreto Bollette, come l’annullamento degli oneri di sistema e la riduzione dell’Iva al 5%. Il rialzo dei prezzi di elettricità e gas, dopo il prmo trimestre che aveva registrato una flessione, è atteso da Arera, l’Autorità per l’energia, le reti e l’acqua, a causa della ripresa della “volatilità” sui mercati. La prospettiva per il gas è di un aumento del 5% nel terzo trimestre e del 15% nel quarto; per l’elettricità rispettivamente del 10% e del 25%. “Sugli aiuti a famiglie e imprese a giugno decideremo“, ha detto nei giorni scorsi il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, secondo il quale la dinamica dei prezzi risentirà nei prossimi mesi della corsa di tutti i Paesi a riempire gli stoccaggi in vista dell’inverno. Ma da questo punto di visto la situazione è incoraggiante.
“Per l’Italia – ha chiarito il ministro – lo stoccaggio è a un livello tale da lasciarci abbastanza tranquilli per il 2024“. Un quadro condiviso dal presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, che invita alla prudenza sull’effettiva entità dei rincari previsti, dal momento che in Europa le scorte sono eccezionalmente già stimate “quasi al 60%“. Anche grazie alla riduzione della domanda durante l’inverno scorso, dovuta sia alle temperature miti, sia al taglio dei consumi. In pratica, proprio la contrazione della domanda “giustifica ottimismo – spiega Tabarelli – vista la sua capacità di reazione ai prezzi altissimi dei mesi scorsi“. Ci sono però altre incognite che pesano sui mercati. La ripresa dell’economia cinese, per esempio, che si traduce di una maggiore richiesta di energia (+5,9% solo a marzo). Oppure il taglio delle forniture russe (in Italia ne resta poco più del 10%), e la riduzione del nucleare francese. Per non parlare della produzione dell’idroelettrico italiano che ha già subito un calo significativo a causa della siccità: nel 2022, come ha certificato Terna, la produzione di energia è calata del 37,7%. E l’inizio del 2023 non è andato meglio, con un deficit di neve e acqua del 70%, secondo l’associazione delle imprese di settore. Il protrarsi di questa condizione, insomma, rappresenta un fattore di rischio per il fabbisogno interno che ormai punta molto sulle fonti rinnovabili. Al momento, invece, il gas rappresenta ancora due terzi dell’energia necessaria. Per questo le associazioni dei consumatori sono in allarme e invitano il governo e il Parlamento a intervenire. Fermo restando che per il quarto trimestre sono già previste misure di compensazione per le spese di riscaldamento. Misure che Arera suggerisce di prolungare al primo trimestre 2024 per coprire l’intera stagione invernale.