Gli eventi idrologici estremi hanno un enorme influenza sulla sicurezza umana, a partire dall’alimentazione. I ricercatori del Politecnico di Milano e dell’Università della California a Berkeley hanno esaminato il complesso legame tra siccità e conflitti in America Centrale in uno studio pubblicato oggi sulla prestigiosa rivista Nature Water.
I ricercatori hanno esplorato, per i decenni dal 1996 al 2016, come la disponibilità di acqua abbia influito sulla produzione agricola e sulla sicurezza alimentare e hanno studiato il nesso tra l’insicurezza alimentare indotta dalla siccità e l’emergere di conflitti nella regione.
Le città dell’America Centrale sono note per i loro alti tassi di omicidi e violenze urbane legate alla proliferazione di giovani bande di strada conosciute come maras. Inoltre, le comunità rurali sono minacciate dalla canícula, una stagione secca che si verifica in luglio e agosto, e dai suoi gravi impatti sull’agricoltura, che costituisce la principale fonte di approvvigionamento alimentare e reddito in questa regione del mondo.
Il nesso siccità-conflitto in America Centrale
“Nel nostro studio, per la prima volta in letteratura, si considera esplicitamente la sicurezza alimentare come un meccanismo centrale nella catena che collega la scarsità d’acqua causata dalla siccità e il conflitto – spiega Martina Sardo, dottoranda presso il Politecnico di Milano e autrice principale dello studio – Abbiamo anche analizzato in che modo il commercio alimentare interno può influenzare il livello di sicurezza alimentare dalle aree di produzione alle aree di consumo alimentare, come le città”.
Secondo Maria Cristina Rulli, docente di Idrologia e coordinatrice del Lab Glob3ScienCE (Global Studies on Sustainable Security in a Changing Environment) del Politecnico di Milano, “Abbiamo declinato la sicurezza alimentare sia in termini biofisici, cioè di disponibilità di risorse naturali per la produzione di cibo e la stabilità delle stesse rispetto agli estremi idrologici, sia nei termini socioeconomici attinenti l’accesso alle risorse e quindi al cibo.
Rulli conclude: “La combinazione di un modello agroidrologico fisicamente basato e spazialmente distribuito con un complesso modello statistico che correla disponibilità e accesso all’acqua e al cibo, indicatori socio-economici e conflitto, mostra che diminuzioni nella disponibilità e accesso all’acqua e al cibo spiegano l’accendersi del conflitto mentre condizioni stabili di pace sono influenzate maggiormente da favorevoli condizioni socio-economiche. Inoltre, i conflitti in un dato luogo possono essere anche influenzati da condizioni di scarsità idrica che si verificano in luoghi distanti: ciò a spiegare come il commercio interno di cibo possa rafforzare e espandere spazialmente il nesso acqua-cibo-conflitto”.
Lo studio offre informazioni su come il clima e la disponibilità di acqua possono interagire con il benessere umano e i disordini sociali attraverso la sicurezza alimentare. La ricerca evidenzia anche l’importanza di rafforzare la resilienza delle comunità rurali nei paesi in via di sviluppo per prevenire l’aumento della tensione sociale.