Il trapianto di batteri intestinali potrebbe rallentare la Sla

Un trapianto di batteri intestinali potrebbe rallentare la Sla, riducendo la risposta infiammatoria. Primi dati di un trial del Gemelli
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Un trapianto dei batteri intestinali potrebbe rallentare la sclerosi laterale amiotrofica, o sla, e modulare la risposta infiammatoria alla base della distruzione progressiva dei neuroni motori. È questa l’ipotesi alla base di un trial clinico, i cui risultati preliminari sono stati presentati da ricercatori del Policlinico Gemelli e dell’Università Cattolica al Congresso Europeo di Microbiologia Clinica e Malattie Infettive, in corso a Copenhagen.

La sclerosi laterale amiotrofica (Sla) è una malattia caratterizzata dalla degenerazione dei neuroni motori del midollo spinale e del cervello che provoca la comparsa di una paralisi progressiva e disabilità fino al decesso in media a 2-5 anni dalla diagnosi. Nel 90% dei casi è la malattia non ha cause genetiche note ma un ruolo molto importante nel regolare le risposte del sistema immunitario è giocato dai linfociti T ‘regolatori’ (Treg). I ricercatori hanno quindi ipotizzato che l’attivazione di questi potrebbe esercitare un effetto terapeutico, almeno nelle prime fasi della malattia.

Trapianto di batteri

Lo studio Fetrals ha arruolato 42 persone con Sla in fase iniziale che sono state divise per ricevere un trapianto di microbiota intestinale o placebo. I ricercatori hanno raccolto campioni di feci, saliva, sangue per valutare come il trapianto di microbiota influenzasse la composizione dei batteri, lo stato infiammatorio e il sistema immunitario.

I risultati preliminari relativi a 6 pazienti hanno mostrato un’abbondanza relativa di Proteobatteri (15%) un vasto gruppo di batteri che presenta proteine in grado di attivare il sistema immunitario e il conseguente rilascio di molecole infiammatorie.

“La nostra speranza – spiega Alessandra Guarnaccia ricercatrice in microbiologia dell’Università Cattolicaè che il trapianto di microbiota possa aumentare il numero di T-reg. Così da modificare l’attività delle cellule immunitarie che circondano i motoneuroni in senso anti-infiammatorio per rallentare la progressione della Sla”.

“Contiamo di avere a disposizione tutti i risultati di questo studio nel 2024”, spiega Luca Masucci, responsabile dell’Unità Operativa di Diagnostica Molecolare del Gemelli.

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