Le leggi della fisica definiscono l’insignificante riscaldamento della Terra dovuto alla CO2: lo studio

Un nuovo studio dimostra che l'aumento della temperatura dovuto all'aumento della CO2 è trascurabile ed evidenzia il ruolo del vapore acqueo
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Uno studio, pubblicato da Douglas Lightfoot (Lightfoot Institute, Canada) e Gerald Ratzer (Professore Emerito della McGill University, Canada) “fornisce stime della temperatura sull’effetto dell’anidride carbonica (CO2) nel riscaldamento dell’atmosfera terrestre utilizzando informazioni prontamente disponibili”. Nello studio, pubblicato su Journal of Basic & Applied Sciences, gli autori hanno confrontato i grammi di vapore acqueo per chilogrammo (kg) di aria secca con il numero di grammi di CO2 per kg di aria secca. Questo confronto è stato condotto per più di un anno su 20 aree rappresentative della Terra.

Lo studio dimostra che “i grammi di vapore acqueo vanno da 0,1 a 44,0 volte quelli della CO2. L’aumento del contenuto di calore (entalpia) dell’atmosfera dovuto alla CO2 provoca un aumento massimo della temperatura di 0,006°C dai Poli all’Equatore. Questa quantità è troppo piccola per essere misurata. Questi risultati quantitativi indicano che i Tropici, che rappresentano il 39,8% della superficie terrestre, contengono quasi i tre quarti del vapore acqueo dell’atmosfera. Al contrario, le aree artiche e antartiche ai Poli hanno circa lo 0,9% del vapore acqueo dell’atmosfera. Il vapore acqueo è il gas serra significativo che impedisce alla Terra di essere un pianeta ghiacciato”, scrivono gli autori nel loro studio.

I dettagli dello studio

Il confronto tra grammi di CO2 e vapore acqueo permette nuove informazioni su quanto il numero di molecole d’acqua supera il numero di molecole di CO2 e dove questo si verifica sulla Terra. Quasi tre quarti delle molecole d’acqua dell’atmosfera si trovano ai Tropici, che rappresentano il 39,8% della superficie terrestre. Il numero di molecole di vapore acqueo per ogni molecola di CO2 varia da 83,8 a 107,4. L’area compresa tra i Poli e il Circolo Polare Artico e Antartico rappresenta l’8,4% della superficie terrestre. La gamma di molecole va da 0,3 a 40,4. Nella restante area terrestre del 51,8%, il vapore acqueo varia da 9,5 a 83,8 molecole per molecola di CO2”, scrivono gli autori nello studio, aggiungendo che “sul 91,6% della superficie terrestre, il numero di molecole di vapore acqueo per molecola di CO2 varia da 9,5 a 107,4.

L’aumento in grammi di vapore acqueo per kg di aria secca aumenta la temperatura della Terra. Anche l’aumento della CO2 aumenta la temperatura dell’atmosfera terrestre. Questo aumento di CO2 aumenta il contenuto di calore dell’aria. Calcolare l’aumento del contenuto di calore dell’atmosfera causato dall’aumento di CO2 è il metodo per determinare l’aumento della temperatura terrestre”, evidenziano gli autori. Dai loro calcoli, emerge che: “il numero di molecole d’acqua supera il numero di molecole di CO2 ovunque sulla Terra, tranne a volte ai Poli in inverno. Ci sono così poche molecole di CO2 rispetto al vapore acqueo che l’effetto di riscaldamento della CO2 è trascurabile. Un aumento della CO2 da 311 ppm a 418 ppm provoca un aumento massimo di 0,006°C da McMurdo (Antartide) a Taoudenni, nel Mali, nel deserto del Sahara. Questo valore indica che l’aumento della temperatura è troppo piccolo per essere misurato, cioè trascurabile. Anche se la CO2 salisse a 800 molecole per milione di molecole di aria secca, l’aumento della temperatura sarebbe ancora troppo piccolo per essere misurato”.

Gli attuali modelli climatici nei rapporti IPCC si basano su un aumento significativo del riscaldamento dovuto alla CO2. Poiché la CO2 non può causare un riscaldamento misurabile dell’atmosfera, questi modelli danno risultati errati”, scrivono Lightfoot e Ratzer. “Questo studio è un significativo passo avanti nella scienza dell’atmosfera terrestre. Fornisce solide prove quantitative del fatto che il riscaldamento complessivo dovuto alla CO2 è insignificante e che il vapore acqueo è il gas serra più significativo. Una conclusione significativa è che gli scienziati non climatologi che utilizzano i metodi di questo studio possono far progredire la scienza del clima utilizzando informazioni disponibili e affidabili”, concludono i due esperti.

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