Napoli: primo meeting INGV post-Covid sui sistemi di allerta dei terremoti | FOTO

Questo incontro tenutosi a Napoli il 28 e il 29 marzo è il primo dopo la pandemia e riguarda l’analisi di benefici e limiti dei sistemi di allerta per i terremoti in Italia
  • Convegno ingvterremoti
    Figura 1. Uno dei momenti della giornata di lavoro tenutosi nella Sede INGV dell’Osservatorio Vesuviano di Napoli a tema Earthquake Early Warning.
  • figura 2 - sistema di allerta dei terremoti
    Figura 2. Schema base di un Sistema di Allerta Terremoti. Il passaggio dell’onda P, rilevata dai Sensori Sismici, viene segnalato ad un Centro di Monitoraggio che può allertare con alcuni secondi di anticipo un Target (ad esempio un centro urbano) dell’arrivo dell’onda S, più lenta della prima ma più pericolosa.
  • figura 3
    Figura 3. Esempio dello scuotimento registrato alla stazione T1256 (sito 1, vicino all’epicentro) e alla stazione PCRO (sito 2, nel territorio comunale della Città di Ancona) in occasione del terremoto del 30 ottobre 2016, Mw 6.5. Il passaggio dell’onda P registrata vicino all’epicentro precede di parecchi secondi l’arrivo dell’onda S al target posizionato lontano dalla sorgente sismica.
/
MeteoWeb

Come si legge in un articolo di approfondimento sul blogingvterremoti, a cura di Claudio Martino (INGV-OV), Simone MarzoratiAlessandro AmatoChiara Ladina (INGV-ONT) lo scorso 27 e 28 marzo 2023 si è tenuto, presso la sede di Napoli (Osservatorio Vesuviano), il meeting interno INGV dell’Obiettivo Realizzativo EEW, cofinanziato dai progetti “Reti Multiparametriche” e “DL50 Ricostruzione Centro Italia”.

Al primo incontro post-covid, i ricercatori e tecnologi delle sedi INGV di Napoli, Ancona, Roma, Catania, Grottaminarda e Milano si sono riuniti per discutere lo stato dell’arte sul tema delle Allerte Terremoti con i colleghi delle Università che contribuiscono al progetto.

Un meeting sui sistemi di allerta dei terremoti

In particolare, hanno partecipato l’Università di Napoli Federico II con i gruppi RISSC (Unità di Ricerca in Sismologia Sperimentale e Computazionale) e MODAL (Mathematical modelling and Data Analysis), insieme all’Università Politecnica delle Marche – Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e all’Università di Firenze – Dipartimento di Scienze Giuridiche – che collabora nello studio delle responsabilità degli operatori dei sistemi di EW.

Presenti al meeting, in forma di sperimentatori di un servizio di EEW già in essere sulla tratta Alta Velocità Napoli-Roma, anche esperti di RFI (Rete Ferroviaria Italiana) della Direzione Tecnica-Standard Infrastruttura S.O. Ponti e Strutture, con l’intento di trovare punti comuni tra ricerca e sviluppo in ambito industriale.

Gli argomenti trattati

Con questo progetto l’INGV si pone l’obiettivo di individuare strategie e linee guida attraverso l’analisi di benefici e limiti dei sistemi di allerta per i terremoti nel contesto italiano, oltre a proporre soluzioni tecnologiche per l’implementazione, considerata anche la crescente attenzione e l’interesse da parte di diverse istituzioni pubbliche e private.

Durante i due giorni di incontro, sono stati illustrati gli avanzamenti dei molteplici aspetti toccati dal progetto: il quadro normativo e le responsabilità derivanti dalla gestione di sistemi di allerta, l’impatto sociale e i metodi di confronto con la popolazione, le simulazioni dei tempi di risposta dei sistemi di allerta in differenti scenari e contesti sismotettonici, la realizzazione di stazioni e infrastrutture di monitoraggio con le nuove tecnologie di sensing e telecomunicazione.

Gli studi sui terremoti recenti

Sono stati mostrati i risultati delle tempistiche di risposta delle attuali infrastrutture di monitoraggio durante i recenti eventi sismici al largo della costa settentrionale delle Marche (Mw 5.5, 9 novembre 2022) e in Umbria ad Umbertide (Mw 4.5, 9 marzo 2023) che hanno impattato il territorio causando lievi ma diffusi danni.

Inoltre è stata mostrata una simulazione dei tempi di allerta se dovesse accadere un terremoto analogo a quello del 1908 nello Stretto di Messina, con conseguente ricaduta sul già esistente sistema di allerta maremoti gestito dal Centro di Allerta Tsunami (CAT) dell’INGV.

Condividi