Il rover Perseverance della NASA ha perforato il suo 16° campione da una roccia intrigante, inaugurando il suo ultimo incarico che lo vede esplorare la cima di un antico delta fluviale. Il campione appena raccolto, delle dimensioni di un pezzo di gesso da lavagna, è nascosto al sicuro nella sua pancia. È stato perforato da una roccia che potrebbe plausibilmente ospitare prove di antica vita microbica, se mai la vita è esistita su Marte, hanno spiegato i membri del team della missione.
Perseverance, delle dimensioni di un’auto, ha raccolto campioni e cercato segni di vita sul Pianeta Rosso da quando è atterrato all’interno del cratere Jezero nel febbraio 2021. Il rover si è avventurato in nuovi paesaggi come parte di specifiche campagne scientifiche, l’ultima delle quali vede il robot a sei ruote esplorare la sommità dell’antico delta di Jezero.
Il 30 marzo, il 749° giorno marziano di Perseverance su Marte, il rover ha utilizzato il trapano all’estremità del suo braccio robotico lungo 2 metri per asportare materiale da una roccia soprannominata “Berea”. In circa 30 minuti, il rover aveva un frammento di roccia marziana a forma di cilindro immagazzinato in uno dei suoi 43 tubi campione di titanio, ha spiegato NASA. Ad oggi, il rover ha raccolto 19 dei 38 campioni pianificati, 16 dei quali sono stati raccolti perforando le rocce marziane.
Gli scienziati pensano che la roccia appena campionata possa essersi formata quando un antico fiume aveva trasportato i suoi elementi costitutivi – vari sedimenti e minerali che compongono la roccia – a valle di Jezero da qualche parte al di fuori del cratere.
L’ultimo campione a bordo di Perseverance è un’entusiasmante vittoria per gli scienziati. La roccia Berea è ricca di minerali carbonatici, che possono essere creati come sottoprodotto della vita e sono anche fantastici registri delle prove per miliardi di anni.
Le rocce carbonatiche si creano quando l’anidride carbonica e l’acqua reagiscono con i minerali solitamente presenti nelle rocce vulcaniche, come il calcio e il ferro. Quindi il fatto che la roccia di Berea sia ricca di carbonati potrebbe confermare che fiumi, stagni e laghi erano presenti in abbondanza sulla superficie marziana 3,5 miliardi di anni fa. Inoltre, questi corpi idrici potrebbero aver ospitato la vita: gli scienziati sperano di trovare prove nei campioni appena raccolti.