Regno Unito, stop a scarico acque reflue nei fiumi

Il Regno Unito ha elaborato un nuovo piano attraverso il quale vuole garantire un approvvigionamento idrico pulito e abbondante per il futuro
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E’ stato avviato il piano del Regno Unito per salvaguardare i corsi d’acqua, nel contesto di uno scandalo per l’inquinamento di fiumi e delle spiagge. Questa situazione è stata causata dai massicci scarichi di fognature delle società di distribuzione. “Il governo ha elaborato un nuovo piano attraverso il quale vuole garantire un approvvigionamento idrico pulito e abbondante per il futuro“, scrive il ministero dell’Ambiente in un comunicato stampa sul suo sito web.

Nelle pratiche ambientali previste dal piano, vi è la richiesta di maggiori investimenti in infrastrutture da parte delle società di distribuzione. Ad oggi esse si affidano ancora a una rete risalente all’era vittoriana, promettendo al contempo maggiore supervisione e sanzioni per le violazioni.

Il nuovo piano del Regno Unito

Il nuovo piano del ministro dell’Ambiente Therese Coffey prevede, poi, “l’accelerazione della creazione di nuove infrastrutture di distribuzione dell’acqua per un totale di 1,6 miliardi di sterline che dovrebbero iniziare nei prossimi due anni” al fine di ridurre il numero di scarichi di acque reflue e inquinamento da nitrati.

Le agenzie governative sono state finora accusate di inerzia di fronte agli scarichi di acque reflue nei fiumi e nel mare, che lo scorso anno hanno provocato la chiusura di diverse spiagge. Il piano prevede anche una consultazione pubblica per un possibile divieto di vendita di salviette che contengono plastica. Attualmente la plastica è la causa dei maggiori intasamenti delle tubature.

Le nuove normative

In un articolo sul Daily Telegraph, Coffey ricorda che il governo ha rafforzato i poteri delle autorità di regolamentazione per creare “maggiori ispezioni e per collegare il pagamento dei dividendi alle prestazioni ambientali“. Inoltre, attualmente le autorità di regolamentazione potranno anche imporre “sanzioni finanziarie potenzialmente illimitate” alle società che infrangono la legge, senza andare in tribunale. Le multe dovrebbero essere utilizzate per alimentare un fondo speciale per ripulire i corsi d’acqua. Queste ultime sono indubbiamente già in sofferenza a causa dell’inquinamento industriale.

Nel comunicato stampa, il ministero dell’Ambiente spiega che dal 2015 l’Agenzia per l’Ambiente ha avviato 56 azioni legali contro società di distribuzione o trattamento dell’acqua, per 141 milioni di sterline. Nel 2019, un altro regolatore del settore, Ofwat, ha imposto sanzioni di 126 milioni di sterline alla società Southern Water.

La situazione attuale

Ma nel complesso, le autorità di regolamentazione vengono individuate per aver imposto poche multe e troppo leggere data l’entità del problema. Infatti le società idriche hanno nel frattempo distribuito generosi dividendi e remunerazioni ai propri azionisti e dirigenti.

Questi distributori hanno la facoltà di scaricare le fogne nei fiumi o nel mare in caso di forti piogge. Esse ostruiscono le condutture e rischiano di straripare nelle abitazioni. Tuttavia, sono accusati di ricorrere a questa pratica tutto l’anno, anche in periodi di siccità. Secondo le statistiche ufficiali, lo scorso anno sono stati 302mila gli scarichi di acque reflue nei fiumi, in calo del 19% rispetto al 2021. Tuttavia, solo grazie a piogge meno abbondanti e non per gli sforzi delle aziende dell’acqua.

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