Nel corso della giornata di oggi sono attesi gli esiti degli esami del Dna per arrivare alla “targa“, ovvero il nome in codice, dell’orso bruno che mercoledì scorso ha aggredito e ferito mortalmente nei boschi di Caldes in Trentino, l’appassionato di running, Andrea Papi.
Con la madre del giovane che in una lettera ha evidenziato l’arrabbiatura e l’indignazione per quanto non è stato fatto da parte delle autorità preposte, le associazioni animaliste e ambientaliste pronte a presentare esposti presso la Procura di Trento contro la decisione del governo trentino guidato da Maurizio Fugatti che ha firmato l’ordinanza di abbattimento per l’orso aggressore (dovrebbero seguirne altre tre per altrettanti plantigradi ritenuti “problematici”), domani alle ore 15 nella piccola chiesa parrocchiale di San Bartolomeo a Caldes.
Il monitoraggio del territorio dopo l’aggressione dell’orso
In tutti i comuni della Val di Sole sarà lutto cittadino. Nel frattempo nella zona boschiva dove è avvenuta l’aggressione, notoriamente abitata da almeno una ventina di orsi, i forestali provinciali trentini stanno svolgendo attività di monitoraggio nell’aria di 800 ettari tra Dimaro e Mostizzolo lungo la destra orografica del fiume Noce. Per il momento la zona dove è avvenuta l’aggressione non è interdetta ma probabilmente lo diventerà una volta ci sarà l’identificazione genetica dell’esemplare.
Oggi dai laboratori di analisi della “Fondazione Mach” di San Michele all’Adige dovrebbe uscire il nome che ha causato la morte di Papi. In Trentino vivono tra i 100 e i 110 orsi e circa l’85% è schedato, ovvero ha un codice. Le pendici del monte Peller, montagna raggiungibile sia dalla Val di Non che Val di Sole, sono molto abitate dai plantigradi.
La ricerca dell’orso assassino
Quando i forestali sapranno quale orso dovranno ricercare, inizieranno le operazioni per arrivare prima alla cattura e poi all’abbattimento. Saranno impegnate anche unità cinofile specializzate nelle ricerca di orsi. Si tratta di operazioni tutt’altro che semplici o di routine dove è necessario personale altamente specializzato. Tra le metodologie per catturare l’orso c’è sicuramente la trappola a tubo.
L’animale entra in tubo a doppia entrata, c’è un’esca dove si trova il cibo, e poi le porte si chiudono. Dalle aperture, laterale o superiore, viene fatta l’iniezione della sedazione. Nella squadra c’è un veterinario che stabilisce la dose del sonnifero e con quale potenza deve essere inserita la siringa.
Le proteste degli animalisti
C’è poi il sistema del dardo narcotico ma è più complesso perché prevede un incontro più ravvicinato con un orso. In queste ore le associazioni animaliste, dall’Aidaa alla Lav, si stanno esprimendo con forza contro l’ordinanza del presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti puntando il dito contro le legislature, non solo l’ultima, che non avrebbero fatto nulla sul tema prevenzione ed educazione alla presenza dell’orso da quando i plantigradi sono stati artificialmente importanti sul territorio a fine anni ’90.