Sì, di “crepacuore” si può morire. Stiamo parlando di una malattia cardiaca che si sviluppa a causa di un forte stress fisico o emotivo. Conosciuta, in effetti, come cardiomiopatia da stress, si caratterizza, come scoperto dai ricercatori dell’Istituto di Cardiologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, di un tasso di mortalità pari all’infarto cardiaco, con il quale spesso viene confusa considerando le analogie del quadro sintomatico. Scopriamo assieme di cosa si tratta!
Il “crepacuore” esiste. Ed è possibile morirne.
Cosa è la sindrome da crepacuore?
Stiamo parlando della cosiddetta cardiomiopatia da stress, conosciuta anche come Sindrome di Tako-Tsubo (vedi sotto la definizione di Tako-Tsubo)*. È una patologia cardiaca caratterizzata dalla paralisi istantanea di una definita zona del miocardio (il muscolo del cuore), precisamente della parte antero apicale del ventricolo sinistro (una delle quattro camere cardiache). Semplificando, si tratta della zona vicino alla punta del cuore, che, paralizzata, nel corso della fase di contrazione cardiaca (sistole), tende a deformarsi e ad estroflettersi, facendo assumere all’intero cuore una forma similare al Tako-Tsubo. Da cui, appunto, il nome della sindrome.
*NB: il Tako-tsubo è strumento usato dai pescatori giapponesi per catturare i polpi.
Quali sono i soggetti più colpiti?
Le donne. Ben l’80% dei soggetti colpiti da sindrome da crepacuore è di sesso femminile: il rapporto donna-uomo è di 9 a 1.
Qual è la causa della sindrome da crepacuore?
Un forte stress emotivo, causato ad esempio da un lutto o da un evento catastrofico, determina l’attivazione della corteccia cerebrale e del sistema nervoso autonomo simpatico. Tale attivazione produce una “energica” scarica di ormoni, le catecolamine (la produzione ammonta a valori fino a 100 volte superiori ai valori normali). Quest’ultime producono un effetto tossico sul cuore, inducendo il restringimento del diametro dei vasi sanguigni (vasocostrizione) e un aumento della frequenza cardiaca (tachicardia). I recettori per le catecolamine, presenti in maniera massiccia a livello della parte antero apicale del cuore (la punta), sono saturati da tali ormoni determinando la paralisi di detta zona del cuore, che, quindi, si immobilizza e si estroflette.
Quali sono i sintomi della sindrome da crepacuore?
- Dolore e senso di oppressione toracica;
- Mancanza di respiro;
- Sudorazione fredda;
- Malessere generalizzato.
Tale quadro clinico vi ha fatto pensare ai sintomi e ai segni dell’infarto miocardico? Se sì, avete ragione: molto frequentemente la cardiomiopatia da stress viene confusa per il ben più conosciuto infarto. Il trattamento è, tuttavia, differente, motivo per il quale è molto importante individuare nel più breve tempo possibile la corretta diagnosi. A tal proposito, è bene rimarcare come la diagnosi della cardiomiopatia da stress sia una diagnosi di esclusione. Ciò significa che può essere enunciata solo dopo avere con certezza escluso la diagnosi di infarto del miocardio.
N.B. Per quanto appena detto, nel caso in cui un soggetto presentasse i sintomi sopra descritti e avesse avuto di recente un particolare trauma emotivo, è assolutamente consigliabile riferire tali informazioni al personale medico, al fine di trasmettere ai sanitari i dati utili ad una diagnosi.
Quali sono le differenze tra sindrome da crepacuore e infarto miocardico?
Il cuore affetto cardiomiopatia da stress, a differenza dell’infarto miocardico, non presenta trombi o coaguli ostruiscono i vasi e ostacolano la circolazione a livello dell’albero coronarico. Difatti, le arterie coronariche si presentano assolutamente normali, prive di restringimenti.
Poiché tale sindrome non interferisce con il corretto flusso sanguigno, è classificata nel gruppo delle cardiomiopatie non ischemiche.
La disfunzione miocardica della sindrome da crepacuore è reversibile, tuttavia la prognosi è analoga a quella dell’infarto. I dati sono i seguenti: shock cardiogeno nel 12% dei casi e morte nel 5% dei casi.
Come si fa diagnosi di sindrome da crepacuore?
Per diagnosticare tale sindrome è necessario ricorrere a diverse indagini, utili ad escludere l’infarto del miocardio, ma anche altre potenziali patologie come miocarditi, pericarditi, ecc.
Sono effettuati esami specifici, quali l’elettrocardiogramma (alterazioni: sopralivellamento del tratto ST nelle precordiali, nelle inferiori o laterali), la coronarografia (che documenta la presenza di coronarie angiograficamente normali.), l’ecocardiografia (che mostra l’acinesia e la dilatazione dell’apice del ventricolo sinistro). Relativamente ai marker di miocardionecrosi, questi presentano un incremento molto modesto rispetto all’entità delle alterazioni elettrocardiografiche ed ecografiche.
Qual è la cura della sindrome del crepacuore?
Fino alla certezza della diagnosi, la terapia della sindrome della cardiomiopatia da stress è associata a quella dell’infarto miocardico. A diagnosi enunciata, il trattamento prevede un approccio multidisciplinare al fine di ridurre e controllare i fattori psicologici e una terapia farmacologica non standardizzata, generalmente a base di beta-bloccanti e calmanti.
È fondamentale attenzionare la gestione clinica sia nella fase acuta sia nel follow up.
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