Sisma L’Aquila, studenti fuori sede: “Una città che ti resta nel cuore”

Nel giorno della commemorazione le testimonianze dei giovani e degli studenti fuori sede, che hanno deciso di vivere la città. "L'aquila ti resta nel cuore"
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“Ho scelto di venire qui a studiare per ragioni economiche, fare l’università a L’Aquila è decisamente più economico rispetto a Roma o a Napoli. E ho fatto la scelta giusta: è stata una scoperta, una citta piena di cantieri e palazzi lesionati, un centro storico riconquistato pian piano, rispetto al 2015 quando arrivai, una città in trasformazione e in metamorfosi. Sono cose che restano nel cuore e resterò a vivere qui” Dopo il tragico sisma del 2009 che ha portato alla morte di tanti studenti, c’era stata la fuga dall’università dell’Aquila con un nettissimo calo di iscritti, nel pieno delle commemorazioni delle 309 vittime per il 14esimo anniversario del terremoto dell’Aquila la testimonianza di uno studente, Matteo Paoletti, fresco di laurea in medicina all’Università dell’Aquila, segna una decisa inversione di tendenza.

“Certo i problemi, anche qui ci ci sono, – prosegue Matteo – il primo è la scarsa attenzione, che ho riscontrato negli anni, in termini di servizi agli studenti. Solo dopo una lunga battaglia sono state messe un paio di corse serali, molti di noi vivono in periferia, e senza macchina è dura. Resterò per frequentare un corso di specializzazione per anestesista. Qui ho trovato l’amore, e mi sento a casa”. Oltre a quelle di Matteo, le parole di Martina Fusari, 24 anni, del comune aquilano di Tornimparte, Filippo Quadrini, 21 anni di Arpino, in provincia di Frosinone, e Danila Paolini, 21 anni di Controguerra, in provincia di Teramo, che hanno vissuto il terremoto quando erano bambini, fanno capire che L’Aquila sarà ancora una città universitaria. “Ero piccola quando c’è stato il terremoto, avevo appena 9 anni , spiega Martina. Il ricordo più vivo e la vita nella tendopoli, i tanti giochi con gli altri bambini, e un senso di libertà. Non ho vissuto il disagio e il dolore di tante altre persone”.

Una città vuota e il forte legame dopo il sisma

Martina dopo aver raccolto i ricordi, prosegue: “certo, poi da adolescente ha pesato molto avere una città in buona parte chiusa e vuota. Il mio punto di ritrovo con gli amici è stato il centro commerciale”. “Terminati gli studi resterò a L’Aquila. Oramai ho sviluppato un amore, un legame profondo per questa città ferita – continua -. Sogno una città che diventi più viva, con più luoghi di aggregazione. Ma il centro sta diventando una vetrina, una sorta di centro commerciale. Una città non può essere solo un luogo dove fare shopping, o passeggiate serali e domenicali, dove fare aperitivi e cene”.

Filippo frequenta la facoltà biotecnologie. Anche lui ha scelto L’Aquila per fattori economici. “Roma che è la città universitaria più vicina al mio luogo di residenza, ha prezzi oramai inaccessibili, io comunque vivo alla residenza universitaria Campomizzi”. Rivela poi che il fatto che il territorio aquilano sia altamente sismico, non è stato per lui e la sua famiglia un deterrente: “Buona parte dell’Italia è a rischio, ma qui il terremoto ci è già stato, e le abitazioni le hanno ricostruite sicure e consolidate a dovere. La lezione è stata appresa, non ho motivo di dubitarne – chiarisce.

Danila, studentessa di medicina, arriva invece da Controguerra: “ho scelto L’Aquila per la relativa vicinanza da casa, e per la qualità dell’università. Non ho ovviamente vissuto il terremoto, ma i miei amici più grandi mi dicono che la città cambiata, e non in meglio, rimpiangono quella che c’era prima, anche l’università aveva molti più iscritti, la comunità studentesca era più viva. La ferita è rimasta, non si è mai rimarginata”.

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