”Voglio dire grazie a sindaci, prefetti e presidenti di provincia perché queste attività vanno avanti ormai dal 2 maggio. Si tratta di eventi che si sono sviluppati con persistenza e classificati come rari. Non c’è memoria di eventi di questo tipo in passato’‘. Lo ha detto il capo Dipartimento nazionale della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, nel corso del punto stampa sull’alluvione in Emilia Romagna. “Abbiamo ancora criticità di soccorso con evacuazioni preventive e soccorsi a persone che non hanno lasciato le abitazioni e si sono rifugiate ai piani alti che bisogna fare uscire dalle case. Ma siamo di fronte a situazioni diverse. Per esempio in alcune aree le acque si sono ritirate e si sta cercando di avviare lavorazioni di ripristino. C’è una problematica diffusa sul territorio regionale alle infrastrutture viarie, che aggrava il trasferimento delle persone, dei ripristini elettrici e per parte idrica, ma su ognuno dei settori si lavora per recuperare il più possibile l’infrastruttura. In alcuni casi con centraline in zone piene d’acqua l’operazione richiederà un po’ di tempo”, ha detto ancora Curcio.
“Resta il tema del soccorso e della salvaguardia della vita delle persone, su cui l’attenzione è massima. C’è parallelamente – ha aggiunto Curcio – un lavoro di riduzione degli eventi in tutta l’area colpita, e poi ci sarà il tema del ripristino delle infrastrutture, che seguirà queste prime fasi. Sono quasi cinquemila le persone mobilitate per dare risposte ai cittadini e alle istituzioni”.
La situazione più critica al momento è a Ravenna, dove il terreno è saturo d’acqua ed è completamente saltata la canalizzazione pre-alluvione. Risultato: la necessità di evacuazioni preventive per porre un argine, anche parziale, all’avanzare delle acque. “Sono terre di bonifica, terre sottratte a suo tempo per essere utilizzate, l’acqua è drenata con una serie di opere idrauliche consortili per rendere la terra utilizzabile. Mentre il fenomeno del 2 maggio è di grande precipitazione che arriva e l’acqua non riesce a rimanere nell’alveo, questo fenomeno è più complesso da lavorare. Nel momento in cui la rete di drenaggio è cancellata dalla quantità di acqua che c’è, quel territorio continua a fare quello per cui era nato, un terreno paludoso. Nel momento in cui il reticolo drenante subisce quel danno, quel territorio non si può svuotare con le idrovore. Dobbiamo attendere che ci sia una riduzione dei volumi, ricostituire dei canali drenanti e mettere in piedi delle azioni che vadano a migliorarle. Questo può essere fatto work in progress, a Ravenna cerchiamo di ridurre il rischio che si estenda in altre parti del territorio”, ha proseguito il capo della Protezione Civile.
“L’estensione e la portata dell’evento sono tali che i disagi sono molto forti, ma se lavoriamo tutti insieme, allora anche le criticità possono essere superate. Abbiamo la solidarietà di tutto il Paese – ha aggiunto – e siamo pronti ad andare incontro alle esigenze dei cittadini che sono stanchi e coscienti della difficoltà“, ma “conosciamo l’energia e la capacità di questi di affrontare le situazioni e insieme alle istituzioni ce la faremo“.
Bonaccini: “circa 300 frane e 500 strade distrutte”
In Emilia Romagna “abbiamo circa 300 frane e 500 strade distrutte e interrotte“. Lo ha detto il Presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, nel corso di una conferenza stampa insieme al capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio. “Mi ha chiamato il Ministro Salvini, che a breve verrà a Bologna per fare un punto sull’infrastrutturazione stradale, ferroviaria e viaria”, ha aggiunto. ”Invito le popolazioni colpite a seguire le indicazioni delle autorità preposte e a non rischiare un solo minuto la loro incolumità e quella della loro famiglia, perché quando viene chiesto di evacuare c’è anche chi resiste ma se viene richiesto è per mettere tutti a riparo”.
“Mi continuano a chiamare presidenti delle altre Regioni e province e li ringrazio. Abbiamo fatto un collegamento con Irene Priolo, Curio le prefetture, i presidenti di provincia, i sindaci per le strutture operative. Abbiamo inserito anche Modena e Rimini per, in particolare, elementi franosi, ma soprattutto la città metropolitana di Bologna, la provincia di Ravenna che sta subendo nuovi allagamenti, la provincia di Forlì e Cesena, dove abbiamo tantissime frane nella parte appenninica“, ha continuato.
”Il terremoto ci ha insegnato che bisogna subito pianificare la ricostruzione’‘, ha detto ancora Bonaccini. ‘‘Dobbiamo lavorare per tenere insieme emergenza e ricostruzione. Dobbiamo essere capaci di tenere insieme le lacrime dei familiari delle vittime, sono già 14, e speriamo ci si fermi lì e però nelle lacrime quelli che cantano Romagna mia. Da queste parti siamo fatti così si tiene insieme il dolore, la sofferenza ma poi la forza di reazione per lavorare tutti insieme”. “Va pianificata immediatamente la ricostruzione. Chi ha subìto danni alla casa occorre che glieli ripariamo insieme allo Stato. Che gli diamo i rimborsi. Chi ha avuto un danno all’impresa occorre dargli la possibilità di ripartire e di reagire. L’agricoltura, che è forse il più colpito tra tutti i settori, ha bisogno di rimborsi al 100% per ripartire. Dobbiamo rimettere in moto un sistema viabilistico e ferroviario che è l’interfaccia di una regione che deve tornare a marciare e produrre”, ha detto Bonaccini, che ha aggiunto di aver “ricevuto solidarietà da tutto il mondo”.
Tra chi esprime vicinanza e sostegno all’Emilia Romagna, vi è anche il Presidente francese Emmanuel Macron. “L’Italia è stata colpita da inondazioni e danni considerevoli. Pensiamo alle vittime e alle famiglie che hanno perso tutto. La Francia è solidale. L’ho detto al Primo Ministro Meloni, siamo pronti a fornire ogni aiuto utile”, ha affermato Macron.
Priolo: “43 Comuni interessati dagli allagamenti”
“Sono 43 i comuni interessati, speriamo non aumentino“. Così il vicepresidente dell’Emilia Romagna, Irene Priolo, nel punto stampa giornaliero sull’alluvione in Emilia Romagna. “La priorità è la messa in sicurezza di persone e territori. Stanno proseguendo le operazioni di approvvigionamento di cibo soprattutto in montagna, criticità permangono in pianura dove permangono gli allagamenti. Stiamo lavorando a un piano di sistemazione dei nostri alvei per mettere in sicurezza la popolazione. Stiamo provando a invertire le acque del Cer per portarle in Po e abbiamo chiuso la rotta del Savio. Stiamo provando tutte le operazioni possibili, con il supporto di un contingente molto importante di uomini sul territorio”, ha aggiunto Priolo.
Alluvione Emilia Romagna: quasi 3.000 uomini e 1.125 volontari in campo
Sono quasi 3.000 gli uomini impiegati (2.856 tra Vigili del Fuoco, Forze dell’ordine, Croce Rossa e personale e tecnici delle infrastrutture viarie e ferroviarie, delle aziende di distribuzione di gas ed elettricità e telefoniche) e 1.125 i volontari della Protezione Civile che sono al lavoro in Emilia Romagna, nelle zone colpite dall’alluvione, per prestare soccorso alla popolazione e compiere interventi urgenti di ripristino del territorio piegato dalle esondazioni e dalle frane. A fornire le cifre è la Regione Emilia Romagna, secondo la quale degli oltre 1.100 volontari, 374 appartengono alle colonne mobili regionali di Trento e del Veneto, 54 dal Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Alto Adige, Lombardia, Lazio, Toscana e Umbria. A queste si aggiungono i 612 volontari dell’Emilia Romagna e i 139 appartenenti alle organizzazioni nazionali di volontariato. Nelle prossime ore, conclude la Regione, si uniranno colonne mobili provenienti da altre Regioni per arrivare a più di 1.500 volontari.
In Emilia Romagna 1.097 Vigili del Fuoco, di cui 637 giunti in rinforzo da altre regioni, sono impegnati nelle operazioni di soccorso. 302 sono al lavoro nella provincia di Forlì e 419 in quella di Ravenna, i territori dove permangono le maggiori criticità. 2.175 gli interventi effettuati finora: 891 a Bologna, 610 a Ravenna, 411 a Forlì Cesena, 263 a Rimini.
Coldiretti Ravenna, 100mila ettari sott’acqua
Centomila ettari alluvionati nelle oltre 3mila aziende agricole a Ravenna. “Una quantità biblica”, dice in un racconto all’ANSA Assuero Zampini, classe ’60, direttore di Coldiretti Ravenna. “È stata un’impresa tornare in sede oggi. Stamane sono riuscito ad arrivare in due aziende per vedere se era possibile evacuare ma in una, la Liverani, questo non è stato fattibile. Hanno 500 capi e si stanno organizzando alzando protezioni per fare in modo che il bestiame non finisca sott’acqua. Ora intorno a Ravenna è tutta acqua, al momento resta fuori solo la città e neanche tutta. Sono praticamente chiuso in ufficio. Spero di poter tornare a casa e raggiungere mia moglie a Monzuno, sull’Appennino bolognese. Le strade sono bloccate da una serie di frane e sembra che si possa percorrere solo l’Autostrada“, dice Zampini. “Con l’aiuto del prefetto siamo intervenuti a Conselice per portare acqua potabile al caseificio Fucci Giacomo e alla cooperativa Cab Massari“.
Sono anche saltati gli acquedotti, spiega, e dove non ci sono campi alluvionati, le aziende hanno bisogno di mangime e acqua potabile per abbeverare gli animali. “A Ravenna facciamo i conti con la seconda alluvione e questo – dice Zampini – è un colpo mortale per un territorio coltivato ad albicocche, pesche, susine, pere, mele e ciliegie. Dopo 15 giorni sott’acqua le piante sono destinate a morire e sarà un’impresa titanica ripiantarle considerando che per rifare un ettaro di frutteto servono 50mila euro. Senza contare il disastro sulle sementi, circa 6mila ettari, di cui Ravenna è un distretto importante per tutta Italia e anche per l’Europa per barbabietole, cicoria, carote e cavoli. Speriamo che i vigneti possano resistere“. Ma adesso “la prima cosa è mettere in sicurezza le persone. Lo abbiamo detto a tutti i nostri soci. Poi quando si torna all’asciutto penseremo alla conta dei danni”, tiene a precisare Zampini, ricordando che nonostante siano alluvionati loro stessi “decine di soci stanno partecipando agli aiuti con i propri trattori per portare alimenti e fornire assistenza alla popolazione“.