Rimane critica la situazione a Conselice, località del Ravennate tra le più colpite dall’alluvione della scorsa settimana in Emilia Romagna. Serviranno 10 giorni per rimuovere l’acqua che ancora allaga metà del territorio comunale a 7 giorni dall’alluvione, secondo quanto ha riferito il sindaco Paola Pula. “Stiamo cercando di convincere le persone a mettersi in un luogo sicuro e più vivibile, che potrebbe essere un camping o in dei bungalow“, ha detto Pula, intervistata dal Tgr Rai Emilia Romagna. “La situazione è molto critica, sostanzialmente non riusciamo a far defluire l’acqua perché c’è un delicatezza nel sistema idraulico che non ci consente di avviare dei pompaggi”. “L’invito” ad abbandonare le proprie case, ha concluso il sindaco è “anche per ragioni d’igiene, perché naturalmente” le persone “sono chiuse in casa da tanto tempo e si prevede che non prima di 10 giorni ci si possa liberare dall’acqua”.
Il Comune e l’Ausl hanno fatto un appello ai cittadini affinché si eviti di camminare a piedi nudi e si protegga la pelle dal contatto con l’acqua.
Secondo i dati forniti dall’amministrazione, sono 3.136 gli ettari del territorio comunale finiti sott’acqua a causa dell’alluvione, metà dell’intero Comune. I danni dovuti all’esondazione dei fiumi Sillaro e Santerno hanno interessato 1.514 famiglie e in città ci sono 222 sfollati accolti nei centri di accoglienza di Conselice e Argenta. “Per quanto riguarda la situazione idraulica – spiega la prima cittadina in una nota – posso confermare con sollievo che ormai da diverse ore sono state chiuse le rotture che si erano verificate sui fiumi Sillaro e Santerno. Resta tuttavia ancora molto critica la situazione del deflusso delle acque in particolare sul canale Destra Reno: il sistema idraulico del territorio resta estremamente delicato e l’acqua continuerà a scendere lentamente”. Il canale Destra Reno, infatti – secondo quanto spiegato dal sindaco -, è l’unico in grado di portare via l’acqua dal territorio, ma la sua condizione è aggravata dal fatto che ci confluiscono le acque di piena dei territori più a monte. Prosegue l’installazione delle pompe che dovrebbero alleggerire la pressione delle acque.
“La mia casa è ancora allagata e visto che ci vorranno ancora 10 giorni per togliere l’acqua sono preoccupato che ci possano essere dei danni strutturali”, afferma Angelo, residente a Conselice. Lo scorso giovedì Angelo ha abbandonato la propria abitazione in via Aldo Moro perché allagata al primo piano e ora è ospite da parenti a Modena, ma ogni due giorni torna per verificare le condizioni di casa sua e di quelle dei suoi vicini. “Oltre ai danni ai mobili – ha aggiunto Angelo – rischiamo dei danni alla casa e stiamo ancora pagando il mutuo”. Angelo, che lavora come camionista, in questo momento ha interrotto la sua attività e ha raccontato che molti vicini di casa sono in situazioni critiche. “Si sta parlando di sospensione dei mutui – ha concluso – ma credo che in caso di danni alle case serviranno anche ulteriori fondi. È necessario togliere l’acqua il prima possibile”.
A Faenza rintracciati tutti gli irreperibili dell’alluvione
Tutte le persone risultate irreperibili nei giorni successivi all’alluvione a Faenza (Ravenna) sono state rintracciate. Ne dà notizia il sindaco, Massimo Isola. “Da quella notte, sono state migliaia le richieste di soccorso arrivate ai numeri di emergenza, ai centralini del Comune e attraverso i social media. Queste indicazioni si sono rivelate decisive nell’indirizzare i primi interventi di salvataggio”, spiega. La lista degli irreperibili, dopo una prima scrematura, si era ridotta a circa 400 segnalazioni ed è stato creato un gruppo, sotto il coordinamento della Prefettura di Ravenna, che ha trovato una per una le persone mancanti, contattando familiari e amici.
“Resta la grande tristezza e il cordoglio di tutta la città per l’unica vittima al momento collegata all’alluvione di un nostro concittadino“, continua il sindaco. A Faenza è morto Giordano Feletti, 79enne, la sesta vittima accertata per il maltempo nel Ravennate, la quattordicesima in Emilia Romagna.
Ravenna chiude 3 hub di accoglienza su 4 e fa le prove di normalità
Ravenna entra in una nuova fase di gestione dell’emergenza, con segnali di un lento ritorno alla normalità. Intanto chiudono tre dei quattro hub aperti sul territorio per l’accoglienza degli sfollati e rimane attivo solo il Pala Costa. Mentre è confermata anche per domani la sospensione dell’attività didattica per le scuole superiori. Si sta facendo di tutto per prevederne la riapertura giovedì 25 maggio, viabilità permettendo. Cancelli chiusi anche per la scuola dell’infanzia e sezione primavera Fism Madonna della Fiducia, che è in zona inaccessibile, e per il centro di aggregazione giovanile Valtorto. Riaprono invece a partire da domani la scuola primaria a Roncalceci, i centri diurni per anziani e disabili e i centri socio-occupazionali, a eccezione del Garibaldi, che ospita evacuati, e del centro socio-occupazionale di Sant’Antonio che si trova in zona rossa.
Il Comune è inoltre al lavoro per garantire la massima fruibilità e funzionalità dei servizi che saranno riaperti, anche se qualche disagio sarà presumibilmente e comprensibilmente inevitabile. Sono nuovamente accessibili le aree verdi comunali, i parchi e le pinete, così come il Planetario. Rimane chiuso il cimitero urbano anche se vi si potranno svolgere le operazioni conseguenti a funerali. Così come i cimiteri di Villanova, San Michele e Coccolia, momentaneamente inagibili. Riaprono al pubblico invece i cimiteri del forese con l’invito alla dovuta attenzione. Riapre anche il museo Natura a Sant’Alberto e ripartono i mercati ambulanti di via Sighinolfi-piazzale Zaccagnini e di Marina di Ravenna.
Nella prima fase dell’emergenza è stato “fondamentale” l’apporto del volontariato sia organizzato, sia spontaneo senza il quale non sarebbe stato possibile aprire i quattro hub, sottolinea l’amministrazione comunale. Con la revoca di una parte delle misure di evacuazione e nuove forze di volontariato individuate dalla Protezione civile, si richiede ai cittadini desiderosi di aiutare di registrarsi sulla piattaforma https://bit.ly/communitysos. Sono circa 8.000 gli iscritti alla community, tuttora impegnati: in questi giorni sono state attivate 150 squadre di lavoro, alcune delle quali hanno anche aiutato i Comuni limitrofi. E a loro va “profonda gratitudine“, come a quelli che continuano da ogni parte d’Italia a manifestare solidarietà e a fornire aiuti alimentari e beni di prima necessità, dei quali si è “sensibilmente” ridotta l’esigenza. E in effetti, non solo l’Italia ma anche l’Europa sta accorrendo in soccorso del territorio e della provincia di Ravenna, con 180 volontari di Protezione Civile presenti. Il sindaco Michele De Pascale, assieme al prefetto Castrese De Rosa oggi hanno incontrato gli operatori della Protezione Civile slovena e dei Vigili del Fuoco slovacchi. “Il nostro Paese – commenta – in questi giorni ha dimostrato ancora una volta una grande capacità di risposta alle emergenze, ma non si deve mai avere reticenza nel chiedere ancora maggiore aiuto, soprattutto quando questo avviene nell’ambito della fratellanza europea“. Le squadre slovacca e slovena sono da ieri sera all’impianto idrovoro di via degli Zingari caduti nei lager del Consorzio di Bonifica della Romagna; per potenziarne l’azione hanno messo in campo quattro pompe, due da 1.600 litri al secondo e due da 500.
“Nel contesto che si sta vivendo, l’assordante rumore delle motopompe infonde coraggio e gli effetti benefici di tale intervento sono già visibilmente percepibili”, rimarca il sindaco che ha anche ricevuto una telefonata dell’ambasciatore della Slovenia. Questa sera è previsto l’arrivo di una colonna mobile della Protezione Civile del Trentino Alto Adige e di un contingente francese con una pompa ad alta capacità. A Ravenna è inoltre presente dalla giornata di oggi un rappresentante della Protezione Civile europea, per coordinare al meglio gli interventi, oltre ai tecnici della Protezione Civile nazionale che sono in città già da qualche giorno. Sul campo ci sono anche Misericordie toscane, i Vigili del Fuoco di Pordenone, Croce Rossa e Croce Verde dal Piemonte, la Protezione Civile di Modena.
L’allerta rimane tuttavia rossa per il territorio: rossa per criticità idraulica, gialla per criticità idrogeologica e temporali. Con la possibilità nel pomeriggio di domani di temporali anche forti. “Permangono sul nostro territorio condizioni di grande gravità“, non nasconde De Pascale. Per cui occorre seguire le indicazioni sulle evacuazioni e sui rientri, prestare la massima attenzione ed evitare il più possibile gli spostamenti non necessari, di stare lontani dagli argini dei fiumi e dalle zone allagabili, di non accedere ai capanni e ai sottopassi se allagati.
A Ravenna 6.000 ettari sott’acqua
Più di 6.000 ettari, ovvero 60 chilometri quadrati, finiti sott’acqua. Come 9.000 campi da calcio stracolmi d’acqua. Questa l’immagine che fotografa la situazione delle Cooperative agricole braccianti, Cab, di Ravenna, con oltre metà delle coltivazioni sommerse dall’alluvione. Legacoop Romagna ribadisce che sono “enormi” i danni subiti dalle sette Cab ravennati, Massari, Fusignano, Agrisfera, Terra, Comprensorio Cervese, Campiano, Bagnacavallo e Faenza. Sono andate distrutte dal maltempo le colture estensive, e dunque grano, orzo, girasole, mais, erba medica. Stessa sorte per le orticole: pomodori, fagiolini, barbabietole, cipolle sono sommersi come frutteti, vitigni e vivai di fragole e asparagi. Sono anche andati allagati diversi edifici e strutture: in particolare due centri aziendali a Bagnacavallo; la sede, l’agriturismo, la stalla e il biodigestore della Massari.
Insomma “un disastro di dimensioni tali che mette a rischio il lavoro degli oltre 600 soci e dipendenti“. Eppure le Cab hanno dimostrato “solidarietà e senso civico, offrendo il loro aiuto alle istituzioni e alla popolazione“. Cab Terra ha acconsentito al taglio dell’argine per sgravare il canale, che rischiava di fare risalire le acque sino all’abitato di Piangipane e Santerno, oltre al rischio di allagare la zona dell’area industriale ed entrare a Ravenna, allagando 200 ettari propri. Cab Massari ha acconsentito all’inondazione controllata di parte dei suoi terreni per alleggerire la pressione sull’area industriale di Conselice e ha messo a disposizione mezzi, uomini e materiali. Cab Comprensorio Cervese ha fornito tubazioni alla Protezione civile. Agrisfera ha fornito al Comune di Sant’Agata un trattore, un mezzo telescopico e molti volontari. Ha anche rinforzato un argine a Mandriole che minacciava di cedere, salvando Sant’Alberto e Mandriole dall’evacuazione. Di fianco a Voltana il Destra Reno è stato tagliato dal Consorzio di bonifica così come lo scolo Menate, esondando 500 ettari ed evitando altre rotture del Destra Reno in zone più critiche.
“Il segno d’attenzione garantito dal governo con l’emanazione in tempi rapidi del primo decreto d’emergenza è positivo – afferma il Presidente di Legacoop Romagna Paolo Lucchi – ma noi riteniamo che si debba e possa fare di più”. Occorre creare un “Tavolo per la ricostruzione, in grado di attivare l’accesso alle risorse del PNRR, destinando quelle ad oggi non utilizzate alle imprese“. Occorre poi definire un Piano per la ricostruzione e la messa in sicurezza del territorio. “Abbiamo fretta, perché temiamo che, una volta spente le luci delle telecamere, ci si dimentichi della Romagna, come in Italia capita troppo spesso”, conclude Lucchi. I terreni delle Cab, prosegue il responsabile di settore di Legacoop Romagna Stefano Patrizi, “sono particolarmente vulnerabili a questo tipo di fenomeni. L’allagamento delle terre ha contribuito a contenere le esondazioni verso i centri abitati. Un fenomeno utile ma aziendalmente devastante di cui la comunità dovrebbe riconoscere il valore vitale”.
A Modena, oltre 20 frane e dissesti stanno colpendo la zona appenninica
Ammontano ad oltre otto milioni di euro i danni provocati dal maltempo alla rete viaria provinciale, con oltre 20 frane e dissesti che stanno interessando tutto l’Appennino. Il Presidente della Provincia di Modena Fabio Braglia sottolinea che “occorre intervenire con urgenza perché il rischio è quello del collasso dei collegamenti stradali”. Dalle prime stime fatte dai tecnici della Provincia i danni ammontano a otto milioni di euro e di questi, almeno la metà servono al ripristino di importanti arterie come la strada provinciale 324 a Montecreto, la strada provinciale 3 via Giardini alla Fontanina e la 19 a Prignano. Tuttavia, conclude Braglia, “il conto non è definitivo, perché le frane e il terreno è ancora in movimento e potrebbero aprirsi nuovo fronti”.
Nella notte tra domenica 21 maggio e lunedì 22 maggio, è stata chiusa al transito la strada provinciale 3 Via Giardini in località “la Fontanina” a causa della caduta di detriti sulla sede viaria, in un tratto di strada vicino a quello già interessato da altre chiusure dei giorni scorsi. Una nuova frana ha interessato anche la strada provinciale 324 tra Sestola e Roncoscaglia, che ha comportato l’istituzione di un senso unico alternato con l’istallazione di barriere tipo New Jersey e sempre sulla strada provinciale 324 continua l’interruzione al transito tra Riolunato e Montecreto. Ha riaperto domenica 21 maggio la strada provinciale 19 che collega Sassuolo a Prignano, in un tratto vicino al ponte del Pescale, grazie ad un intervento di messa in sicurezza della strada così da consentire la riapertura parziale al transito a senso unico alternato con semaforo e il presidio di volontari 24 ore su 24, in attesa che la situazione meteorologica si stabilizzi e consenta il ripristino completo del versante e del tratto franato.
Disagi anche sulla provinciale 28 a Palagano, sulla 33 a Frassineti, sulla provinciale 31 in località Cà Matta, sulla provinciale 27 a Montese, sulla fondovalle Panaro (provinciale 4) a ponte Samone, sulla provinciale 25 a Zocca, sulla 21 nella zona di San Dalmazio, sulla sp 18 a Puianello, sulla provinciale 20 a Montegibbio e sulla provinciale 486 a Casola di Montefiorino. Restano chiusi anche i percorsi natura (Secchia, Panaro e Tiepido) fino al termine dell’emergenza e comunque fino al completamento dei sopralluoghi tecnici per verificare la sicurezza e garantire la piena transitabilità degli stessi a ciclisti e pedoni.