Mauro Parisi, presidente della Cooperativa agricola Braccianti di Fusignano che nei ‘prati del Palazzone’ possiede 430 ettari, monitora continuamente la situazione Parisi ha dichiarato a “Il Resto del Carlino“: “L’area è ancora tutta allagata. Siamo in una zona bassa. Quando non ci sarà più acqua a Conselice non ce ne sarà più neppure da noi. Deve abbassarsi il livello del canale – dice –. “Fino a poco più di 5 giorni fa, l’80% dei terreni che appartengono alla Cooperativa Agricola Braccianti era sott’acqua. Si è formato un ‘cassetto’, delimitato dal Canale dei Mulini, dal Tratturo e dal Canal Vela, che ha svolto il ruolo di cassa di espansione. È stata una fortuna per i comuni di Fusignano, di Alfonsine e in parte anche di Lugo“.
Parisi ha inoltre riportato a “Il Resto del Carlino“: “solo nei nostri terreni è arrivata una quantità d’acqua pari circa tre dighe di Ridracoli. Se quella enorme massa d’acqua non fosse arrivata lì, possiamo solo immaginare cosa sarebbe successo nei due comuni. Assieme, con i tanti proprietari che hanno visto allagare i propri terreni, siamo orgogliosi di aver contribuito a salvare dalla possibile inondazione le nostre comunità, ma sarebbe opportuno inquadrare e regolamentare questa importante funzione“.
La manovra in seguito all’alluvione in Emilia Romagna
In quel ‘cassetto’, la Cab è proprietaria del 70% dei terreni. I restanti appartengono a 4-5 coltivatori privati. Le poche case abitate della zona sono state ovviamente evacuate. Parisi ha aggiunto: “L’acqua ha devastato intere colture annuali e anche frutteti e vigneti. Ai danni economici, che ad oggi sono incalcolabili, si aggiungono anche le conseguenze sui livelli occupazionali“. Se per un ettaro di seminativo il danno previsto va dai 3 ai 5.000 euro, per un ettaro di vigneto o frutteto, la cifra sale fino ad arrivare a 30.000 euro.
“Spero che una parte degli impianti si sia salvata – ha sottolineato Parisi commentando la questione a “Il Resto del Carlino” –. “I frutteti e i vigneti che si trovano nella parte più bassa sono stati per due settimane nell’acqua stagnante, alta anche un paio di metri. Credo che per loro non ci siano molte possibilità di sopravvivere. Lo vedremo più avanti ma in quelle condizioni è ipotizzabile che sia saltato tutto a causa dell’asfissìa radicale“.
Gli impianti erano recenti, di appena 2-3 anni. “Non eravamo ancora rientrati dall’investimento. Io sono presidente della Cab dal 1990 – ha dichiarato inoltre Parisi a “Il Resto del Carlino” –. In questo lasso di tempo abbiamo subìto tre alluvioni. Le altre volte però erano di portata inferiore. Per questa zona esiste, già dall’alluvione del 1996, il progetto di realizzo di una cassa di espansione che non è mai stata fatta. Spero che a questo punto il progetto venga ripreso. Questo territorio, come altri nella zona, ha bisogno di casse di espansione capaci almeno di calmierare gli effetti. È fondamentale a questo punto riprogettare il territorio e metterlo in sicurezza“.