Alluvione in Emilia Romagna: “non è colpa del cambiamento climatico, ma dell’amministrazione”

In merito all'alluvione in Emilia Romagna, i media continuano ad evidenziare che la causa sia stato il cambiamento climatico, ma in realtà non c'è stata l'adeguata manutenzione da parte dell'amministrazione
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In questi giorni, le notizie sull’alluvione in Emilia Romagna si susseguono sui media. Spesso il disastro che sta piegando la regione emiliana è associato al cambiamento climatico. Ma di certo è mancata un’adeguata manutenzione  manutenzioni da decenni, in tutta la regione e quasi ovunque in Italia. Un amministratore comunale e un ingegnere del settore privato ad Affari hanno rilasciato un’intervista ad Affari Italiani, mantenendo l’anonimato.

Come si legge su Affari Italiani, l’ingegnere riporta: “Non ascoltate quel branco di scemi in tv, non è il cambiamento climatico… E’ che non fanno le manutenzioni da decenni, in tutta la regione e quasi ovunque in Italia. In Emilia Romagna le macchine idrauliche che tengono sono del 1933, lo può capire un bambino leggendo: c’è scritto sugli impianti ‘Riva 33’. E poi ci sono opere degli anni ‘60. Opere su cui nessuno fa manutenzione. Motori elettrici che funzionano ma hanno quasi cent’anni. Non abbiamo fatto nulla di nuovo? A Ferrara non è accaduto nulla perché ci sono opere imponenti delle bonifiche del fascismo e degli anni ‘60. E’ un problema culturale non politico. Se fai un argine alto 200 metri, sai che per un certo periodo non verrà superato ma prima o poi accadrà: è statistica. Che tracimi ci sta, ma se crolla è un problema strutturale, tecnico, non dovuto alle precipitazioni. Non è colpa solo dei politici, è un problema culturale”.

L’alluvione in Emilia Romagna e cosa si poteva fare

Come si legge su Affari Italiani, l’ingegnere continua definendo che il problema può essere definito culturale: “Perché si preferisce spendere i soldi in cose visibili, che diano consenso nel nostro modello di società. Chi è che fa l’inaugurazione di una fognatura, di un argine e si prende dei meriti? Lo ha mai visto? Che consenso porterebbe al politico di turno?” Se crolla un argine? Sarebbe come accusare il sole perché crolla una casa. L’argine deve rimanere in piedi. La domanda è: chi fa manutenzione? Chi va a pulire? Chiaramente sono fenomeni enormi che esistono da millenni…

L’ingegnere continua dicendo ad Affari Italiani che: “Non c’è Genio Civile, il Provveditorato alle Opere pubbliche non fa più niente, se non alcune ristrutturazioni. I Comuni non hanno strutture tecniche vere. Sono sessanta, cento anni che non si fa niente. La gente neanche sa cos’è il Cavo Napoleonico, ripreso negli anni ’60, che è il canale artificiale della pianura emiliana che collega i fiumi Reno e Po. Non è straripato il Reno perché hanno aperto il Cavo napoleonico. Ma chieda a 9 persone su 10 in Emilia Romagna cos’è il Cavo, non lo sanno ma è la cosa che gli permette di non essere sopraffatti dalla natura.

“Servono fatti e non parole”

Il giornalista di Affari Italiani domanda: Come vede il dibattito pubblico o quello che ne resta?  L’ingegnere continua: “È tornata fuori gente che dice cose a caso, che dipende da dove abbiamo costruito le case, l’adagio secondo il quale gli uomini vanno a costruire nelle zone dove non devono. Ma dove accade in Emilia-Romagna? Cesena è stata costruita nella zona di fondazione romana. Costruzioni abusive? L’acqua che arriva in Piazza Maggiore a Bologna sarebbe causa di quale abuso? Dicono cose a caso in tv”.

L’ingegnere conclude dicendo ad Affari Italiani che ci sono piani ovunque: “E’ l’altro vero problema umano: siamo in mano a gente che parla, parla, pianifica, parla, pianifica, parla e non spende una lira di risorse per fare dei lavori. Altrimenti sono cose naturali. Ma se l’uomo non fa niente… L’acqua si ferma con delle dighe, con dei canali, con degli argini, consolidando strade, non facendo piani. Non sta succedendo niente di incredibile. Dovremmo fare dei lavori non chiacchiere: di piani ne abbiamo finché ne vogliamo e spendiamo soldi per fare cazzate di ogni tipo. Faccio un esempio: il PNRR cosa finanzia di queste opere? La comunità europea su esigenze di Paesi del Nord Europa ci impone di costruire cose che in Italia non servono a un cazzo, tutto tranne rincorrere il dissesto idrogeologico”.

I cittadini sono ignari

E’ l’idea paternalistiche di sinistra che i cittadini non capiscano niente e gli enti locali non debbano avere risorse vere da spendere, obbligatoriamente per proteggere il territorio che ‘si fa’ manutenzione da solo. Bisogna invece fare manutenzione, opere nuove di ingegneria, non chiacchiere”. Il giornalista di Affari Italiani interviene dicendo: Anche il fatto che per 20 anni non ci sono state piogge incessanti, e quindi le poche risorse destinate sono state spostate altrove per il consenso, produce i risultati che vediamo o no?Certo, si è dato tutto in mano a società private di diritto pubblico che non hanno alcun interesse a fare nulla, foriere di sedi, di incarichi, di denaro, di politici trombati che non fanno nulla e non sono tenute a fare nulla. Ma guardi il territorio di montagna della provincia di Bologna. Ci sono cavi elettrici della luce o del telefono che attraversano i boschi, con gli alberi appoggiati sopra. Siamo messi così. Negli enti pubblici c’è gente che non sa la differenza tra un palo della luce e un albero, piene di sessantottini che parlano di fantasie, di stronzate, che danno i coefficienti di sicurezza e fanno filosofia perdendo di vista le frane, le alluvioni, i terremoti. C’è un ingegneria fatta di chiacchiere”.

Sempre ad Affari Italiani il Dirigente che vuole restare in anonimato aggiunge a proposito dell’alluvione disastrosa in Emilia Romagna: “anche le strade che si sbriciolano, quando piove, non è normale” Il giornalista di Affari Italiani domanda a questo proposito: “Ho sentito in tv qualcuno che facendo vedere le immagini non si poneva la stessa domanda. Strade distrutte per due giorni di pioggia?” Il dirigente risponde ai microfoni di Affari Italiani: “Lasci stare le parrucchiere che conducono i programmi tv, con tutto il rispetto per le parrucchiere, oramai la tv ha questa qualità. Chiedetelo alle cooperative che mettono l’asfalto e fanno le strade in Emilia Romagna e ai loro amici nei Comuni, non a me.

Il Ravone interrato

Il giornalista di Affari Italiani chiede: Ma lì dove c’è stata l’esondazione a Bologna, il torrente Ravone, devono far passare il tram…Ma il tram è subacqueo, si sa. Il Ravone è stato interrato e prima non aveva mai dato problemi, intrappolato in un canale di cemento perché puzzava, ora ci si meraviglia che cerchi uno sfogo?” Il dirigente del comune di Bologna continua a riferire ai microfoni di Affari Italiani: “Oggi noi prevediamo, dalle tecnologie che abbiamo, quanta acqua cade, conosciamo la portata di quel torrente e di quell’altro, un ingegnere idraulico dovrebbe prevedere e invece… è una sorpresa. Un piccolo esempio per capire: se il sindaco di Bologna dice che nel corso del Ravone hanno trovato un frigorifero, perché la gente butta la roba e il corso si intasa, la mia domanda è: perché non sei andato a pulire prima o non l’ha fatto un altro ente? Lo scopri adesso che è intasato? Si fanno ancora le manutenzioni?”

Al riguardo, il giornalista di Affari Italiani chiede: “Hanno multato, con 800 euro, un signore che ha coperto una buca lasciata lì per mesi, l’Italia è questo… “Il dirigente risponde: “A Bologna 200 euro di multa a uno che faceva la grigliata e poi la gestione del territorio è questa che vediamo. Non c’è niente da fare. Alla gente dai da bere quello che ti pare, basta gestire i media. I problemi oggi sono se dire cari ragazzi o ragazze con la schwa o senza, con l’asterisco o meno, il problema di genere per non offendere, mica il dissesto idrogeologico. Ora prendetevi quello che avete scelto ma in silenzio per favore. Spiace solo per chi non ha responsabilità”.

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