Clamorosa beffa per i cittadino “virtuosi” della Romagna, quelli cioè che hanno risposto agli appelli per “salvare il pianeta” acquistando un’auto elettrica convinti di diventare così i paladini della lotta al cambiamento climatico: dopo il danno drammatico provocato dall’alluvione, le loro innovative automobile sono distrutte o, nella migliore delle ipotesi, isolate perché mettono a rischio la pubblica incolumità. Quello che sta succedendo in queste ore è davvero clamoroso.
Decine di migliaia di automobili sono finite sott’acqua a causa dell’alluvione che ha colpito la Romagna. Alcune di queste, ovviamente, in termini percentuali a quelle circolanti, erano elettriche e ibride. Ebbene, se le automobili tradizionali si stanno recuperando con i consueti lavori di pulizia post allagamento, per le auto elettriche e ibride non c’è nulla da fare. Le batterie immerse nell’acqua non funzionano più. Era una circostanza già notoria, in quanto tutte le case automobilistiche precisano ai loro clienti che se guidano un’auto elettrica o ibrida non possono guidare in zone in cui l’acqua “supera la parte inferiore dei cerchi“. Cioè bastano pochi centimetri di acqua per mandare in tilt tutto l’apparato energetico della vettura. Figuriamoci un’alluvione che in molti casi ha sommerso le macchine.
Adesso si stanno verificando le prime esplosioni: una volta tolte dall’acqua, nelle ore e nei giorni successivi, le batterie esplodono e i mezzi prendono fuoco, come possiamo vedere nelle immagini a corredo dell’articolo che mostrano una Nissan elettrica appena esplosa presso la concessionaria Destauto di Ravenna, dove era stata portata con le gru dopo essere stata rimossa dalle inondazioni.
Proprio ieri, il Comune di Ravenna ha pubblicato un’ordinanza con le “Misure da adottare da parte dei possessori di veicoli elettrici e ibridi“, in cui si specifica che “i concessionari e i soggetti privati che a qualsiasi titolo possiedono veicoli elettrici e ibridi che hanno subito immersione in seguito agli eventi meteorologici dei giorni scorsi, o che si trovano in ambienti particolarmente umidi, devono adottare alcune misure preventive a tutela della pubblica incolumità. In particolare tali veicoli devono essere posti per 15 giorni in quarantena, devono cioè essere tenuti in spazi esterni, con una distanza tra un veicolo e l’altro, da edifici e da altri veicoli di almeno cinque metri. Tali misure sono state disposte su richiesta dei Vigili del fuoco“.
Così gli autoproclamati paladini del pianeta sono rimasti letteralmente a piedi: per fortuna erano ancora pochi, altrimenti sarebbe un disastro. Immaginate se persino i mezzi dei soccorsi fossero stati elettrici…