Alluvioni e siccità facce della stessa medaglia: la difesa idraulica del territorio

Vincenzi (ANBI): "è da anni che denunciamo l’inadeguatezza della rete idraulica del Paese"
MeteoWeb

Nell’esprimere dolore per le vittime del maltempo e vicinanza agli evacuati dell’alluvione in Romagna, non possiamo che ribadire come esondazioni e siccità siano le due facce di un’unica medaglia, che si chiama difesa idraulica del territorio e per la quale da anni mancano adeguati investimenti, quantomai importanti di fronte ai cambiamenti climatici”: a dirlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), che prosegue: “E’ da anni, che denunciamo l’inadeguatezza della rete idraulica del Paese di fronte ai cambiamenti climatici ed è del 2019 il nostro Piano per l’Efficientamento, che proponeva 858 progetti, perlopiù definitivi ed esecutivi, capaci di garantire oltre 21.000 posti di lavoro, grazie ad un investimento di circa 4 miliardi e 339 milioni di euro”.

La tragicità della situazione dell’Emilia-Romagna rimane il paradigma dei paradossi meteorologici italiani,” evidenzia ANBI in una nota. “Se nel ravennate e nel forlivese si contano danni e morti, i volumi invasati nelle dighe del piacentino restano di molto inferiori agli anni passati, collocandosi a circa -45% rispetto alla media del periodo. Di contro, l’apporto pluviale sui bacini montani (mm.90 su quelli tra Conca e Lamone, mm. 144 su quelli del Reno, mm. 106 su quelli tra Panaro ed Enza, mm. 34 tra Parma e Trebbia) ha, come conseguenza, improvvisi e pericolosi innalzamenti di livello dei fiumi appenninici: oltre all’esondazione del Lamone che in 24 ore è cresciuto di ben 10 metri, vi è quella del Senio che in poche ore si è alzato di 6 metri e mezzo e poi l’ impressionante piena del sempre pericoloso Secchia, che da una portata mc/s 6,38 è arrivato in un giorno a mc/s 144! E ancora il Reno, + m 7 , il Panaro + m 6, il torrente Idice, + m 8 nonché la spaventosa piena del Montone che in un’ora è cresciuto di oltre 4 metri e mezzo provocando la tracimazione trasformatasi in tragedia“.

Capire l’unicità della gestione delle acque è determinante per evitare gli errori di un passato anche recente, quando è bastata qualche copiosa pioggia a cancellare la centralità del problema – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Il piano di piccoli e medi invasi, i cosiddetti laghetti proposti insieme a Coldiretti, ma anche i bacini di espansione delle piene, rispondono ad entrambe le esigenze: creare riserva idrica e preservare il territorio dagli allagamenti nella consapevolezza, comunque, che il rischio zero non esiste, soprattutto in un Paese eccessivamente cementificato come l’Italia”.

D’altronde, il settimanale report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche evidenzia come “le piogge di questi giorni abbiano in alcuni casi riequilibrato situazioni, che sembravano irrimediabilmente compromesse; in altri hanno causato danni; in altri ancora non hanno influito sensibilmente sul bilancio idrico di corpi d’acqua, stressati da mesi di siccità“.

Sarà probabilmente così per il fiume Po che, passata l’ondata di piena, “rischia di precipitare nuovamente in una situazione di carenza idrica, come paiono anticipare i rilevamenti di Cremona, ancora sotto il minimo storico, e Pontelagoscuro, dove la portata permane sotto la soglia dei 400 metri cubi al secondo, insufficiente a contrastare la risalta del cuneo salino. A beneficiare delle abbondanti precipitazioni di inizio Maggio sono invece i grandi laghi del Nord Italia, dove i livelli sono cresciuti in una settimana di oltre il 10%: Lario (54,1% di riempimento) e Sebino (riempimento al 70%) sono tornati sopra la media del periodo, mentre il Verbano non la supera, pur raggiungendo un riempimento del 73%. Più contenuta è la ripresa del lago di Garda, che resta inchiodato ad un valore di riempimento, inferiore al 43% e con un’altezza idrometrica praticamente dimezzata rispetto alla media (cm. 54,5 contro cm. 108,3!)“.

In Valle d’Aosta, “dove sulle vette più alte è caduto fino a mezzo metro di neve (Valtournenche), i circa 50 millimetri di pioggia caduta hanno provocato incrementi di portata sia per la Dora Baltea (comunque più che dimezzata rispetto alla media storica) che per il torrente Lys. Analogamente in Piemonte, dove i rovesci temporaleschi hanno provocato frane e smottamenti in alcune zone del cuneese (a Roccaforte Mondovì: mm.170 di pioggia), si registrano consistenti incrementi di livello in alveo (ad esempio: Pesio: + m.1; Tanaro: + cm.60), pur rimanendo al di sotto dell’analogo rilevamento effettuato nel siccitosissimo 2022 (!). In Lombardia è importante la crescita di portata nei fiumi Adda e Serio, mentre è più contenuta per Mincio ed Oglio; migliora comunque sensibilmente la situazione idrica della regione, perchè le riserve d’acqua sono aumentate di circa 170 milioni di metri cubi e lo scioglimento delle nevi ha subìto un rallentamento: al momento il manto nevoso è superiore di circa il 16% all’anno scorso, mentre il deficit idrico sulla media storica è sceso dal 52,3% al 43,7%. In Liguria, calano i livelli dei fiumi Entella e Vara (l’unico con portata superiore all’anno scorso), mentre Argentina e Magra restano stabili sulle altezze della settimana scorsa (fonte: OMRL). In Veneto si alzano evidentemente i livelli dei fiume Adige (+ cm.80), mentre le portate di Livenza e Bacchiglione crescono più lentamente. In Toscana è la zona appenninica, quella più colpita dai recenti temporali: sul Mugello si sono registrate precipitazioni fino a 200 millimetri circa (Firenzuola), causando rischio esondazione per il fiume Santerno; in crescita sono anche le portate di Ombrone e Sieve, ma solo l’Arno ha un flusso superiore alla media mensile (fonte: Centro Funzionale Regione Toscana)“.

Nelle Marche, “dove la cumulata media di pioggia si aggira sui 33 millimetri, i livelli dei fiumi Potenza ed Esino sono in calo, mentre restano invariati quelli di Tronto e Nera: tutti, comunque, in media con gli anni scorsi (fonte: Protezione Civile Marche). I bacini artificiali incrementano il volume invasato di oltre 1 milione di metri cubi, segnando il valore maggiore in anni recenti (54,84 milioni di metri cubi su una capacità complessiva di Mmc. 65,32). Nella confinante Umbria, invece, l’invaso della diga di Maroggia, così come il lago Trasimeno, non riescono a trarre benefici sostanziali dalle piogge primaverili; i fiumi Chiascio, Nera e Tevere registrano un calo nella portata e restano sotto la media storica (fonte: Servizio Idrografico Regione Umbria).
Rispetto alla scorsa settimana decrescono le portate di tutti i fiumi del Lazio, ma il Tevere resta nella media delle scorse annate ed il livello del lago di Nemi cresce di 3 centimetri“.

Buona è la condizione dei fiumi della Campania “con le portate di Volturno e Sele superiori a quelle in anni recenti (fonte: Centro Funzionale Multirischi Protezione Civile Campania)“. Infine, conclude ANBI, “i volumi invasati dalle dighe di Puglia e Basilicata crescono di circa 6 milioni di metri cubi rispetto alla settimana scorsa, mentre nei bacini della Sicilia, nonostante si registri un incremento dei volumi idrici disponibili ed un’annata idrologica positiva, permane un deficit intorno al 16% rispetto alla media del periodo“.

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