Si pensa che le micrometeoriti si formino dalla dispersione esplosiva di materiali condritici idratati nell’impatto sui loro asteroidi parentali. Tuttavia, questa provenienza e questo meccanismo di formazione devono ancora essere studiati sulla base dei campioni di asteroide. In uno studio pubblicato di recente sulla rivista Nature, gli esperti hanno mostrato come esistono prove del metamorfismo nelle particelle che derivano dalla superficie dell’asteroide Ryugu attraverso la microscopia elettronica.
Le collisioni dovute agli scontri in ipervelocità dei piccoli corpi sono state un evento frequente nel primo Sistema Solare, con una conseguente varietà di risultati tali, come la brecciatura, la craterizzazione, l’accrescimento, la generazione di magma e il degassamento.
Lo studio dell’Asteroide Ryugu
Questi processi rappresentano una varietà di meccanismi fisici e di modifiche chimiche dei materiali presenti nelle superfici asteroidali e planetarie, tra cui le strutture di deformazione fragili e plastiche, le trasformazioni della fase allo stato solido, la ricristallizzazione, la fusione e la vaporizzazione.
Pertanto, gli scienziati dei materiali planetari stanno investigando con entusiasmo le meteoriti. si pensa che esse possano essere derivate dagli asteroidi, dalla Luna e da Marte. Gli studiosi studiano ad oggi questi fenomeni per comprendere la natura degli eventi di impatto e dei processi correlati che hanno avuto luogo in tutta la storia del sistema solare.
Le meteoriti come oggetto di studio
Per collegare i parametri degli eventi di impatto ad ambienti del sistema solare ben definiti, è necessaria la conoscenza delle regioni di origine pertinenti. Tuttavia, attualmente, ci sono solo un numero limitato di campioni disponibili per uno studio dettagliato.
Effetti di shock sono stati riportati nelle rocce lunari restituite dalle missioni Apollo e i materiali del nucleo cometario restituiti dalla missione Stardust e le particelle di superficie dell’asteroide di tipo S Itokawa restituite dalla missione Hayabusa della Japan Aerospace Exploration Agency (JAXA). Nelle particelle di Itokawa sono state identificate per la prima volta strutture di difetti indotti da shock (dislocazioni di reticolo cristallino), spruzzi di fusione e microcratori nei grani di olivina.