Borgo Parrini: la piccola Barcellona siciliana ispirata a Gaudì

Non lontano da Palermo, precisamente nel comune di Partinico, sorge un piccolo borgo davvero molto particolare, un luogo dove perdersi letteralmente tra le casette colorate, piccole stradine e mosaici in ogni angolo
Borgo-Parrini
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Non lontano da Palermo, precisamente nel comune di Partinico, sorge un piccolo borgo davvero molto particolare, un luogo dove perdersi letteralmente tra le casette colorate, piccole stradine e mosaici in ogni angolo. Si tratta del pittoresco Borgo Parrini, una piccola frazione recentemente rivalorizzata dai pochi residenti, seguendo uno stile artistico che fa subito pensare agli edifici di Barcellona realizzati da Gaudì. Il piccolo borgo, ha vissuto, come tanti altri borghi d’Italia l’abbandono da parte dei cittadini, che si trasferivano nelle grandi città.

Ma la situazione cambiò intorno gli anni Novanta, quando l’imprenditore Giuseppe Gaglio e i pochi abitanti rimasti decisero di rilanciare il borgo e rinnovarlo completamente! Una scelta vincente. La ristrutturazione del paese si ispirò allo stile del famoso architetto spagnolo Antonì Gaudì. Gli edifici vennero colorati, pavimentazioni e muretti furono ricoperti di piastrelle dai colori sgargianti e i muri furono decorati da murales e opere d’arte. La sua trasformazione è stata un successo, tanto che oggi il borgo è molto amato dai turisti, che la considerano una piccola Barcellona in miniatura.

La storia, dai Gesuiti del Seicento alla rinascita

Borgo Parrini nasce tra il ‘500 e il ‘600, quando i padri del Noviziato dei Gesuiti di Palermo (i parrini, appunto) decidono di acquistare alcuni terreni agricoli vicino al paese di Partinico. Agli inizi del ‘700, i Gesuiti costruiscono torrette di avvistamento, diversi magazzini, case per i coloni e braccianti e anche una piccola chiesa dedicata a Maria Santissima del Rosario.

Dopo la soppressione dell’Ordine dei Gesuiti, la proprietà del borgo passa in mano al principe francese Henri d’Orléans, duca d’Aumale, arrivato qui per produrre il “Moscatello dello Zucco”. Intorno alla metà dell’800, nel borgo abitavano perlopiù gli operai impiegati nella sua fiorente azienda vitivinicola (circa trecento).

Saranno gli anni del secondo dopoguerra a segnare la decadenza del piccolo centro rurale, abbandonato dalla popolazione che si trasferiva nelle città. Una crisi durata fino alla fine degli anni Novanta, quando, per iniziativa di Giuseppe Gaglio ha preso il via una rinascita ancora in corso, che ha coinvolto la piccola comunità. Le vecchie case sono state ristrutturate e negli anni il borgo si è arricchito di colori vivaci, maioliche, ceramiche, terrecotte. Uno stile gioioso e unico nel suo genere, che s’ispira al visionario linguaggio di Gaudì, ma anche alla tradizione portoghese, greca, araba e siciliana.

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