Carne coltivata, l’impatto ambientale è 25 volte superiore alla produzione di carne

La produzione di carne coltivata ha un impatto ambientale che nel breve termine potrebbe essere da 4 a 25 volte superiore rispetto alla produzione media di carne bovina
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La produzione di carne coltivata ha un impatto ambientale che nel breve termine potrebbe essere da 4 a 25 volte superiore rispetto alla produzione media di carne bovina, nel caso in cui per la venisse utilizzato un mezzo di crescita altamente raffinato. Lo indica la ricerca online sul sito arXiv, che accoglie i lavori che non hanno ancora superato l’esame della comunità scientifica, condotta nell’Università della California a Davis dal gruppo di Derrick Risner. Gli stessi ricercatori osservano inoltre che la valutazione dell’impatto ambientale delle tecnologie emergenti, come quella della carne coltivata, è un campo d’indagine molto recente e che saranno necessari ulteriori studi su questo tema.

In particolare i ricercatori hanno calcolato che la produzione di ogni chilo di carne coltivata prodotta potrebbe liberare nell’ambiente equivalenti di CO2 da 4 a 25 volte le emissioni della produzione tradizionale.Gli autori della ricerca hanno calcolato i costi energetici relativi a ciascuna fase della produzione di carne coltivata, focalizzando l’attenzione sulle sostanze nutrienti nelle quali vengono fatte crescere le cellule staminali utilizzate nella produzione della carne. Sarebbero proprio queste sostanze nutrienti ad avere un forte impatto sull’ambiente, in particolare a causa dei processi di trattamento necessari per evitare la formazione di tossine o batteri.

Carne sintetica e impatto ambientale

Mentre nel mondo, e in Europa soprattutto, si alza l’attenzione nei confronti della carne sintetica come valido sostituto ecologico di quella animale, dagli Stati Uniti arriva una ricerca che sembrerebbe rivalutarne l’impatto ambientale. Uno studio condotto dall’Università della California, infatti, spiega che l’impatto ambientale della produzione di carne coltivata “a breve termine è probabilmente di ordini di grandezza superiore a quello della produzione media di carne bovina se per la produzione di ACBM viene utilizzato un terreno di coltura altamente raffinato”.

Addirittura, la stima è di un impatto da 4 a 25 volte superiore rispetto alla produzione di carne bovina, per quanto riguarda le emissioni di CO2. I ricercatori stimano che ogni chilogrammo di ACBM produca da 246 a 1.508 chilogrammi di emissioni di anidride carbonica. Una tesi che avalla la posizione del Governo italiano, da sempre contrario alla carne sintetica. E infatti subito i sottosegretario del ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste plaudono alla ricerca.

Italia contraria fin da subito

“Fin da subito e per primo in Europa il Governo Meloni si è detto contrario alla produzione e commercializzazione della carne coltivata e lo studio dell’università della California conferma la correttezza della nostra posizione”, sottolinea Patrizio La Pietra, spiegando che la “propaganda” dell’alimentazione da laboratorio aveva l’intento di “demonizzare la zootecnia e le nostre abitudini alimentari, in funzione di logiche commerciali che nulla hanno a che vedere con la salute e la salvaguardia dell’ambiente”.

Gli fa eco Luigi D’Eramo, che sottolinea come lo studio “conferma tutte le nostre perplessità”. “Bene ha fatto l’Italia a esprimere per prima in modo chiaro la propria contrarietà – continua D’Eramo -. Dopo questo studio che attesta come la carne sintetica inquina da 4 a 25 volte di più di quella bovina, ci auguriamo che in Ue si vada nella nostra stessa direzione. Noi continueremo a difendere da attacchi strumentali e fake news il nostro modello alimentare e la nostra zootecnia, che si contraddistingue in Europa e nel mondo per sostenibilità e per le percentuali di emissioni più basse. Adesso – conclude il sottosegretario – aspettiamo anche gli studi sui potenziali effetti sulla salute del cibo sintetico”.

Per ultimo, arriva il commento del ministro stesso, Francesco Lollobrigida, che a un evento della Coldiretti a Latina sottolinea che “anche su questo il Governo Meloni aveva ragione, motivo per cui, insieme al milione di firme che Coldiretti ha raccolto in oltre 3000 Comuni e alle tante Regioni che a prescindere dal colore politico hanno dato il via libera ad atti contro gli alimenti realizzati in laboratorio”, prodotti che “sono nemici della salute, dell’ambiente, della nostra economia e, quindi, anche della nostra civiltà”.

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