La stimolazione non invasiva del cervello somministrata dall’esterno, appoggiando una sonda sulla testa, funziona per il trattamento di molti disturbi psichiatrici, da Parkinson a epilessia: migliora le funzioni mentali (cognitive) delle persone trattate. È quanto emerge da un maxi-studio pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine. Si tratta di una meta-analisi che ha coinvolto complessivamente oltre 2800 individui e l’analisi dei dati di più di 100 studi pubblicati.
Lo studio riguarda la cosiddetta stimolazione transcranica a corrente alternata (tACS). Esperti della Boston University hanno decretato che la sua applicazione può garantire moderati benefici cognitivi ad anziani sani e a persone di tutte le età con disturbi neuropsichiatrici. I risultati completi aiutano a rispondere a un lungo dibattito sull’impatto clinico della tACS, indicando che questa tecnica non invasiva potrebbe offrire benefici in un’ampia gamma di gruppi di età e condizioni mediche. Le funzioni cognitive sono strettamente correlate ai ritmi dell’attività cerebrale, spiegano gli esperti.
La stimolazione cranica non invasiva
Questi ritmi spesso si interrompono nelle persone con deficit cognitivi o disturbi neuropsichiatrici, quindi i ricercatori stanno testando se tecniche come la tACS – che applica correnti a regioni cerebrali mirate – possano aiutare a ripristinare le normali funzioni cognitive. Diretto da Shrey Grover, il lavoro offre una forte evidenza che la tACS migliora la funzione cognitiva.
I ricercatori hanno esaminato 102 studi sulla tACS pubblicati tra il 2006 e il 2021 per un totale di 2.893 partecipanti, tra cui adulti sani e 177 persone con patologie neurologiche o psichiatriche come schizofrenia, epilessia e Parkinson. Con una serie di tecniche statistiche avanzate, gli scienziati hanno scoperto che i trattamenti con tACS hanno generalmente portato a miglioramenti negli aspetti della funzione cognitiva, tra cui memoria a lungo termine, attenzione e intelligenza “fluida” (capacità di pensare logicamente e risolvere i problemi in situazioni nuove). I benefici della tecnica sono stati maggiori quando gli scienziati hanno usato un approccio personalizzato, scegliendo cioè per il singolo paziente le regioni cerebrali bersaglio. “Il nostro lavoro suggerisce un ruolo promettente per la neuromodulazione dei ritmi cerebrali con tACS per il miglioramento cognitivo“, concludono gli autori.