In un’intervista recente, David Dilley, meteorologo, climatologo Presidente and CEO Founder del Global Weather Oscillations, ha affermato che il clima globale si sta raffreddando a causa del naturale ciclo di raffreddamento globale. Si tratta di un consistente calo delle temperature in tutto il mondo che è previsto nei prossimi 10-15 anni e che terminerà tra 20 anni. Le temperature scenderanno al di sotto delle medie stagionali, ancora di più rispetto a quanto successo negli anni Cinquanta e Sessanta negli Stati Uniti.
David Dilley nella sua analisi si sofferma su due concetti importanti citati dal NOAA, ovvero le emissioni di CO2 e come avvengono i cicli climatici. I valori attuali di anidride carbonica sono in aumento e sono notoriamente correlati ai tanto famigerati combustibili fossili. I gas serra sono costituiti per il 78% dei gas atmosferici di cui il 6% è azoto, il 21% è ossigeno, lo 0,9% è argon; per il 99,99% si tratta di gas atmosferici.
La questione del raffreddamento globale
Secondo i rapporti di NOAA e dell’IPCC, l’anidride carbonica naturale è in calo con circa 285 parti per milione, quindi rappresenta lo 0.4% dei gas atmosferici, mentre l’anidride carbonica prodotta dal combustibile fossile rappresenta solo 35 parti per milione. Ma non possiamo dire per questo che possa essere la causa del cambiamento climatico.
Se torniamo indietro di 450.000 anni, possiamo dire che poche migliaia di anni fa siamo usciti da un’era glaciale profonda per entrare in un periodo di caldo interglaciale. Le temperature hanno registrato una diminuzione repentina e l’anidride carbonica in quel periodo era di 280 parti per milione.
Da un grafico che evidenzia l’andamento delle temperature negli ultimi 500 anni si può evincere che in realtà i valori dell’anidride carbonica sono aumentati proprio in concomitanza con i periodi più freddi. Ma se l’anidride carbonica in aumento dovrebbe causare il riscaldamento globale attuale, perché in un recente passato le temperature diminuivano mentre questa aumentava? Sembra essere proprio una contraddizione in termini.
Il gas serra
In realtà l’anidride carbonica diminuisce perché viene assorbita dagli oceani. Quando si è arrivati al successivo periodo di caldo interglaciale 338 mila anni fa, la temperatura è salita e l’anidride carbonica è stata rilasciata dagli oceani nell’atmosfera. Il picco delle temperature è stato raggiunto 338 mila anni fa, l’anidride carbonica non ha raggiunto il picco fino a 7000 anni dopo. Questa è la prova che l’anidride carbonica non causa il riscaldamento globale.
Alle Hawaii negli anni ’50 siamo arrivati a livelli di anidride carbonica di 412 parti per milione. Non si sono registrati picchi così in alto in passato. Questo è quello che stiamo per indagare: cosa sta succedendo con i periodi glaciali. Questo è un grafico dell’anidride carbonica. Il picco dei periodi di caldo inter glaciale è in ogni intervallo di 120.000 anni.
Uno studio condotto un anno fa corregge i calcoli del NOAA riguardo l’aumento di anidride carbonica a partire dal 1850. Il rapporto NOAA sta assumendo che l’aumento sopra 300 parti per milione sia causato completamente dal combustibile fossile o comunque dalle attività umane. Ma questa è solo una supposizione. Si assume sulla base di quanta anidride carbonica viene assorbita dagli oceani e quanto essa non venga causato dall’industria. Uno studio di ricerca ritiene che quasi l’80% di anidride carbonica sia naturale, il resto – ovvero il 20% – è causato all’attività industriale (vedi grafico di seguito). Questo dato non può essere sufficiente per causare il cambiamento climatico.
I cicli di riscaldamento globale iniziano nell’Artico e nell’Antartico quando le temperature sono aumentate nel corso di 20-30 anni. E mentre l’Artico e l’Antartico si riscaldano, c’è meno aria fredda disponibile alle medie latitudini. Quindi nel tempo le medie latitudini le temperature aumentano, ed è lì che si parla di riscaldamento globale.
I cicli climatici
Nella fase successiva, il raffreddamento globale inizia anche nell’Artico e nell’Antartico. Nel 2022 la primavera e l’estate nell’Artico sono state le più fredde mai registrate. E’ un segnale che l’Artico si sta drasticamente raffreddando. Nel 2021 l’Antartide ha avuto l’inverno più freddo mai registrato. “Come puoi avere due record del genere se non stai scivolando nel raffreddamento globale?” si domanda Dilley. “C’è più aria fredda che raffredderà le medie latitudini e questo darà inizio al nuovo ciclo di raffreddamento globale. L’inverno 2020 è stato il terzo gennaio e febbraio più freddi mai registrati dall’Alaska che ha attraversato il Canada settentrionale centrale verso la Groenlandia. L’Antartide nell’inverno del 2022 ha registrato temperature da record. In Artico 2022 la primavera e l’estate più fredde sono state le più basse dal 1958, e la più estensione di ghiaccio artico in 8-16 anni“.
Il vero punto importante è che l’aumento dell’anidride carbonica è principalmente naturale, non sta causando un ciclo di riscaldamento globale. È un naturale ciclo di riscaldamento globale e stiamo scivolando di nuovo in un naturale ciclo di raffreddamento globale.
La dottrina della CO2
La questione di fondo attualmente è il presupposto che il futuro può essere solo più caldo del presente. Una volta che si accetta l’idea che la CO2 renda la superficie terrestre più calda (una congettura che però non è realmente dimostrata), ci si aspetta che le temperature possano solo aumentare nel prossimo futuro in quanto la CO2 continua ad aumentare. L’attuale plateau delle temperature è un dato di fatto scomodo, in quanto il raffreddamento effettivo contraddirebbe direttamente la dottrina della CO2. Il raffreddamento mina l’intero mantra del riscaldamento globale.
Attualmente le infrastrutture della maggior parte della Terra non sono pronti a incontrare un ritorno alle temperature del 1950, figuriamoci a raggiungere temperature senza precedenti. L’ordine pubblico deve includere i preparativi per il raffreddamento globale poiché questo è il pericolo maggiore. Il freddo danneggia la biosfera: piante, animali e esseri umani. Esso prevede inoltre costi dovuti alla necessità di energia ad alta necessità per proteggere la vita dalla devastazione del freddo.