Congresso della società italiana d’igiene: “Sensibilizzare alle vaccinazioni”

Le coperture vaccinali per polio e morbillo, a 24 mesi, rimangono al di sotto della soglia del 95% raccomandata dall’OMS per limitare la circolazione dei patogeni
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Si è aperto quest’oggi, con un discorso a cura della Presidente Prof.ssa Roberta Siliquini, il 56° Congresso Nazionale della Società Italiana d’Igiene. Il Congresso ha preso avvio con la prima sessione dedicata all’esitazione vaccinale. Questo fenomeno è da tempo riconosciuto dalla World Health Organization (WHO) – e dalla comunità scientifica internazionale – come una delle maggiori minacce per la salute globale e, attualmente, rappresenta una priorità sostanziale per la Sanità Pubblica.

La pandemia da SARS-CoV-2 ha accentuato la rilevanza dell’esitazione vaccinale per la salute della popolazione. Innanzitutto, l’interruzione e la riduzione delle attività vaccinali durante le prime fasi della pandemia, accompagnate dalla paura di esporsi al rischio di contrarre l’infezione da SARS-CoV-2, hanno determinato una diminuzione complessiva della copertura delle vaccinazioni routinarie.  Le coperture vaccinali per polio e morbillo, a 24 mesi, rimangono al di sotto della soglia del 95% raccomandata dall’OMS per limitare la circolazione dei patogeni, ma gli sforzi per recuperare le vaccinazioni perse hanno dato i loro frutti come testimoniato dall’aumento delle coperture per polio a 36 mesi (+0,93%) e 48 mesi (+0,19%) che indicano l’efficacia delle attività di recupero.

Al tempo stesso, la campagna di vaccinazione anti-COVID-19 ha rappresentato sia un successo che un’occasione di acceso dibattito sul tema delle vaccinazioni. Infatti, da un lato, numerosi aspetti di tali campagne possono essere sfruttati per ottimizzare altri programmi di immunizzazione, facendo tesoro di quanto applicato in ambito di logistica e gestione dei sistemi informativi. Dall’altro, è emersa nella popolazione una mancanza di fiducia nelle vaccinazioni e nelle autorità che, sommata ad una scarsa percezione del rischio di contrarre la malattia e allo sviluppo della vaccination fatigue, ha contribuito a frenare la copertura determinando una scarsa aderenza alle dosi di richiamo.

Le sfide della sanità pubblica

In questo contesto post-pandemico, le sfide che attendono i professionisti di Sanità Pubblica sono molteplici. L’attenzione deve rimanere alta nel pianificare strategie per recuperare le vaccinazioni mancate durante l’emergenza tramite azioni di catch-up e per promuovere l’adesione alle dosi di richiamo per la vaccinazione anti-COVID-19, adeguando la programmazione alle evidenze man mano disponibili in merito a necessità e tempistiche dei richiami.

È necessario monitorare le coperture tramite l’ottimizzazione delle anagrafi vaccinali e promuovere l’uso di strumenti condivisi per esaminare i determinanti di esitazione vaccinale. È fondamentale, infatti, basarsi su dati ed evidenze per comprendere le ragioni di una scarsa adesione e guidare strategie per migliorare coperture e diminuire disuguaglianze. Approfondire i determinanti può aiutare a individuare gruppi a rischio, intesi non solo come a rischio di sviluppare complicanze in seguito a malattie prevenibili con vaccini ma anche – e soprattutto – a rischio di presentare più elevati livelli di esitazione, in modo da progettare interventi e iniziative mirate.

Campagna vaccinazione Covid

“La fortunata e ampia campagna di vaccinazione contro il Covid – dichiara la Prof.ssa Roberta Siliquini, Presidente della Società Italiana d’Igiene – ha fatto però emergere un problema, ovvero la scarsa sensibilità da parte di una piccola, parte della popolazione relativamente ai vaccini. Ciò può essere legato a molti fattori, ma in primis ad una perdita di fiducia nelle Istituzioni e nelle loro modalità di comunicazione. È importante, quindi, per il futuro, affrontare questo problema attraverso corrette campagne informative, con analisi di chi sono coloro che hanno scarsa fiducia nella Scienza, al fine di poter essere pronti ad eventuali nuove Pandemie, soprattutto causate da quelle che sono chiamate ‘zoonosi’.

È un problema, quindi, di One Health che andrà affrontato nel prossimo futuro non solo attraverso studi scientifici ben condotti, ma anche attraverso l’individuazione di quei soggetti più fragili o meno propensi alle vaccinazioni che potrebbero essere maggiormente a rischio. Ciò al fine di poter garantire un’equa distribuzione della vaccinazione, cioè di una tecnologia sanitaria estremamente sicura ed efficace a tutta la popolazione”.

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