Uno studio pubblicato di recente sulla rivista Nature Microbiology evidenzia come lo studio delle cause dell’emergenza della SARS-CoV-2 richieda una strategia di monitoraggio del virus nei pipistrelli. Un team di ricercatori ha effettuato un campionamento per la revisione sistematica del coronavirus (che riguarda i test per la positività RNA) sulla popolazione dei pipistrelli a livello globale. Gli autori dello studio hanno preso in considerazione 110 studi pubblicati tra il 2005 e il 2020 che riporta la positività al virus di ben 89,752 di pipistrelli.
Gli esperti hanno riscontrato una sostanziale eterogeneità nella prevalenza virale, riferendo una variazione spazio-temporale nella dinamica virale e delle differenze metodologiche che è stata alla base di una meta-analisi tipo del campione con il rilevamento del virus
che è particolarmente concentrato nei campioni rettali e fecali, con una ripetizione del campionamento degli stessi nel sito. Il campionamento del pipistrello prima della pandemia SARS-CoV-2 era concentrata in Cina, anche se esistono delle evidenti lacune nell’Asia meridionale, nelle Americhe e nell’Africa subsahariana.
I coronavirus zoonotici
Le strategie di sorveglianza dovrebbero affrontare queste lacune per migliorare la sicurezza sanitaria globale e consentire le origini
dei coronavirus zoonotici da identificare. Dall’inizio della pandemia COVID-19, una maggiore attenzione è stata concentrata ai pipistrelli in quanto risultano essere potenziali ospiti serbatoio di coronavirus, presumibilmente compresi i virus con potenziale zoonotico. Questo studio compie un passo importante verso la costruzione di un database aperto di sorveglianza delle malattie della fauna selvatica con rilevanza per previsione e la preparazione della pandemia.
La mappatura creata dagli studiosi rappresenta un’istantanea della ricerca del coronavirus che comprende 110 studi, 2.274 record di infezione prevalenza e un totale di 89.752 campioni di pipistrelli. Pochissimi studi sono stati effettuati nel Stati Uniti e in Canada. Sono stati compiuti progressi verso l’eliminazione delle lacune nella sorveglianza dall’inizio della pandemia; ad esempio, la recente sorveglianza dei pipistrelli in America Latina e in Madagascar ha comportato una copertura filogenetica delle specie di pipistrelli che è un punto di forza del set di dati identificati dei modelli tassonomici nell’intensità degli sforzi da campionamento.
Il campionamento dei pipistrelli infetti
Va tenuto presente che i coronavirus sono trasmessi tra i pipistrelli selvatici e identificano i driver intrinseci ed estrinseci nella diffusione del virus. L’eutanasia non ha influenzato la probabilità di rilevamento del virus, il che significa che la sorveglianza del coronavirus può essere compiuta con il minimo di campioni invasivi (ad esempio tramite del tampone rettale) e facilmente accessibili (ad esempio, attraverso la derivazione museale, come campioni interi o singoli organi).
Il campionamento selettivo terminale può ancora fornire altri importanti vantaggi per la sorveglianza dei virus, tra cui la capacità di confermare, a posteriori, l’identità della specie degli esemplari e consente di studiare il trofismo tissutale e l’uso dei recettori dei coronavirus, fornendo prove durature di associazioni specifiche del virus del pipistrello in ambito scientifico.