Covid-19, Silvestri: “dire che i lockdown furono imposti dalla scienza è una truffa intellettuale”

Il virologo Silvestri precisa come dire che i lockdown siano state imposte dalla scienza è puramente una truffa intellettuale, in un clima dove ipotesi pasticciate sono state spacciate per dati scientifici
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Dei lockdown (e delle altre restrizioni, a partire dalla chiusura prolungata delle scuole)” imposti in era Covid-19” si deve discutere eccome, e si dovrebbe smetterla con la truffa intellettuale di dire che le restrizioni sono state fatte perché ‘questo diceva la scienza‘. Si è trattato di una truffa in cui ipotesi generate da modelli matematici, spesso anche molto pasticciati, sono state spacciate per dati scientifici veri e propri. Perché un conto è raccomandare i lockdown come misura disperata per una situazione di emergenza in cui non ci sono armi contro il virus (come io stesso feci a marzo 2020), e un conto è definire certe misure come ‘imposte dalla scienza'”.

Lo precisa il virologo Guido Silvestri, irriducibile oppositore della strategia dei lockdown anti-contagio, spiegando con un post su Facebookquando essere irriducibili è un dovere morale“, e perché. L’esperto della School of Medicine della Emory University di Atlanta, a capo del board internazionale dell’Istituto Spallanzani di Roma, parte da un editoriale in cui Paolo Giordano sul ‘Corriere della Sera scrive che “solo i ‘critici irriducibili’ continuano a parlare dei lockdown – riassume Silvestri – e poi, nella frase successiva, mette chi critica i lockdown sullo stesso piano dei no-vax, con un trucchetto retorico che uno scrittore serio avrebbe fatto meglio a non usare.

I lockdown anti-contagio

Ma ha ragione Giordano a notare – precisa lo scienziato italiano prorettore negli USA – che solo gli “irriducibili” parlano di lockdown nel mondo “normalizzato” del 2023, così come solo gli “irriducibili” critici dell’invasione dell’Iraq continuano a parlare di Guantanamo, Abu Ghraib e delle 300.000 vittime civili di quella guerra, e solo gli ‘irriducibili‘ critici della libera circolazione delle armi continuano a parlare di Columbine e Sandy Creek“. Secondo Silvestri, invece, dei lockdown bisogna continuare a parlare, così come “dei tanti dubbi sulla loro efficacia. Dubbi che invece non ci sono sui vaccini, per cui non è onesto mettere le due cose sullo stesso piano (e si fa anche un favore ai no-vax).

Perché se mai dovremo fare altri lockdown in futuro – ammonisce Silvestribisognerà sapere esattamente dove, come e quando hanno funzionato davvero. Ma non solo. Si deve parlare degli effetti collaterali devastanti che hanno avuto” i lockdowna carico dei poveri, sia locali che globali, e dei più deboli come disabili, prigionieri e malati psichiatrici, e di quello che è stato fatto (e non fatto) per proteggere queste categorie, e con quali risultati. E si deve parlare delle devastanti conseguenze per la salute mentale dei nostri ragazzi, soprattutto quelli meno abbienti“.

Le riflessioni del virologo Silvestri

Se ne deve parlare, dei lockdown – incalza Silvestriperché non bisognerà mai più ricadere nell’errore di ergere a ‘voce ufficiale della scienza‘ una interpretazione della salute pubblica difensiva e orientata a senso unico, dove ci si preoccupa del virus e di nient’altro, sancita da una triste alleanza tra politici pavidi (e molto furbi) e media sensazionalisti, con la benedizione di esperti molto telegenici, ma sostanzialmente incapaci – e lo dico con tristezza, perché si tratta di colleghi e spesso anche amici – di guardare alla tragedia del Covid-19 come problema non solo locale e sanitario, ma anche globale e socio-economico“.

D’altronde – prosegue il virologo – chiunque riesca a ragionare senza pregiudizi sa che le stesse dinamiche politico-mediatico-intellettuali si erano già dipanate, con somiglianze impressionanti, nella crisi del post-9/11“, l’11 settembre 2001 dell’attacco alle Torri Gemelli di New York, “quando per anni prevalse nel panorama ‘culturale’, americano ma non solo, una visione della sicurezza a senso unico, per cui l’unico valore morale che doveva guidare le nostre scelte era il bisogno di prevenire altri attacchi terroristici. E di fronte a questo imperativo categorico non puoi parlare delle vittime civili irachene o delle torture di Guantanamo, perché sennò ‘non ti sono bastate le bare del 9/11‘ e sei un traditore anti-patriottico (e magari anche un po’ negazionista)“.

Per questo, e con buona pace di chi magari auspica un’umanità che viva con la testa sotto la sabbia – conclude lo scienziato – io continuerò a parlare di lockdown e di vaccini, criticando i primi e promuovendo i secondi, e continuerò ad ascoltare altri ‘irriducibili’ che parlano di Guantanamo, di Sandy Creek, del climate change, del razzismo di sistema, dell’antisemitismo, delle diseguaglianze sociali, dello sfruttamento dei Paesi in via di sviluppo, e di tutti quegli altri problemi che la ‘maggioranza’ forse preferirebbe tranquillamente ignorare“.

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