Gli alpini “sono un autentico punto di riferimento, oggi come ieri. Il loro cappello con la penna è simbolo di valori eterni, indispensabili a una società moderna per poter guardare al futuro con serenità e con la certezza che i giovani di domani potranno urlare con fierezza ‘io sono alpino’. Ecco, l’adunata è un ritrovarsi insieme per rinverdire quei legami indissolubili alla base della solidarietà e della generosità degli alpini”. Lo scrive in una lettera il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in occasione della 94/a adunata degli alpini in corso a Udine. Secondo il ministro – che ha indossato il cappello con la ‘penna’ (“e prima di me mio nonno e mio padre”) – l’adunata è “sintesi efficace” di un mondo “fatto di senso del dovere, sacrificio, serietà e attaccamento alle tradizioni, ma anche di convivialità e amicizia”.
“Queste sono giornate indubbiamente di festa. Ma devono essere vissute anche nel segno della memoria e della riconoscenza per tutti quegli alpini che ci hanno lasciato per soccorrere i più deboli. Come avvenuto durante il terremoto del 1976 in Friuli, quando furono proprio ‘gli angeli in grigioverde’ della Brigata Julia a dare la più grande prova di soccorso e assistenza alla popolazione civile di Udine, essi stessi vittime e soccorritori in giorni davvero drammatici. Così come durante la più recente pandemia da Covid-19, in cui gli alpini si sono distinti”, “in uno straordinario lavoro negli ospedali, nei drive trough, nei centri vaccinali”.
Crosetto cita poi “gli interventi internazionali in aree di crisi dove gli alpini sono impegnati come preziosa componente dell’Esercito ad altissima specializzazione. Memoria e riconoscenza, dunque. Ma anche consapevolezza, quella che le ‘penne nere’ ci saranno sempre. Perché gli Alpini hanno alle loro spalle 151 anni di storia gloriosa, ma non invecchiano mai. A mantenerli giovani ci sono i loro valori, le loro tradizioni, la riconoscenza di chi ha ricevuto aiuto e che potrà contare sempre su di loro”.