“Io non sono no vax e non ho mai detto in vita mia di esserlo. Non sono neppure pro vax. Sono pro choice: difendo la libertà di scelta. È un diritto fondamentale dell’uomo la libertà di decidere che cosa inoculare nel proprio corpo e cosa no. L’ho spiegato una volta alla Bbc, al ritorno dall’Australia, ma hanno eliminato molte frasi, quelle che non facevano comodo. Così non ho mai più parlato di questa storia“. Lo ha detto Novak Djokovic in una lunga intervista rilasciata al ‘Corriere della Sera’ in cui ha ricordato anche le sue vicissitudini in Australia.
“Com’era il posto in cui mi hanno trattenuto? Un carcere. Non potevo aprire la finestra. Io sono rimasto meno di una settimana, ma ho trovato ragazzi, profughi di guerra, che erano lì da moltissimo tempo. Il mio caso è servito a gettare luce su di loro, quasi tutti sono stati liberati, e questo mi consola. Un giovane siriano era lì da nove anni – ha sottolineato – Ora è in America, quando tornerò quest’estate lo voglio ritrovare e invitare a vedermi agli Us Open; anche con lui mi sento connesso. Il giudice australiano ha accolto il mio ricorso, ma il ministro dell’Immigrazione, che ha il potere di deportare chi vuole senza ragioni, mi ha espulso. Io però non ho violato le regole. Sono entrato in Australia con i documenti necessari e corretti, come ha riconosciuto il magistrato del primo processo“. Ma non vaccinato. “Avevo avuto il Covid ed ero guarito. Ho rispettato tutte le norme e non ho messo in pericolo nessuno. Eppure una volta là sono diventato un caso politico, uno che metteva in pericolo il mondo. Il sistema, di cui i media sono parte, esigeva un bersaglio, che fosse opposto al mainstream; e lo sono diventato. Mi hanno messo l’etichetta di no vax, una cosa del tutto falsa, che ancora adesso mi fa venire il mal di stomaco – ha raccontato il tennista serbo – Poi si è scoperto che la situazione della pandemia era molto diversa da come veniva presentata. Ora l’Organizzazione mondiale della sanità ha scritto che il virus non è più così grave, che fa parte di tutti i virus che abbiamo…“.
“Io sono stato messo in mezzo, additato come persona non grata. Mi sono ritrovato solo; ma quella volta mi sono sentito la pecora, circondata da venti lupi. E un uomo solo contro i grandi media non ha chance. Io dimentico in fretta, sono concentrato sulle cose positive. Ho avuto il Covid una seconda volta. Ho sempre accettato le regole, non potevo andare in America e non sono andato, ho rinunciato a due Us Open per restare coerente con me stesso. Non ho parlato, perché ho visto che quel che dicevo veniva distorto. Sono tornato in Australia e ho vinto. Però sono rimasto deluso. Dai media e da molti colleghi“, ha detto Nole senza fare nomi.
“Quando mezza società è contro di te, allora vedi la vera faccia delle persone. E molte persone hanno girato la testa dall’altra parte. Molti giocatori e qualche organizzatore“. Djokovic si è anche soffermato sulla guerra in Ucraina. “L’unica cosa che posso dire, da bambino di guerra, è questa: in guerra nessuno vince. La guerra è la cosa più brutta della vita, la peggiore invenzione dell’uomo, la peggiore idea della storia. Ho visto due guerre, quella civile in Jugoslavia e i bombardamenti Nato su Belgrado, ho visto la sofferenza della mia famiglia, la povertà del mio Paese. La guerra è una cosa molto più grande di noi, puoi solo pregare Dio che la faccia finire domani – ha raccontato – Purtroppo la guerra in Ucraina è lenta, e ogni giorno si fa più devastante. Ci sono le città distrutte, le vite stroncate, ma ci sono anche danni che non si vedono, che dureranno nel tempo. Ho letto un articolo sugli effetti dei traumi bellici: influiscono sulla salute, in particolare sulla digestione. Io ho avuto problemi con il microbioma, la mia carriera è decollata solo quando ho scoperto l’intolleranza al glutine e ai latticini, e questo può essere legato alla guerra. Ma la cosa peggiore ovviamente è perdere una persona cara; e la guerra apre un vuoto in ogni famiglia. Per questo non posso sostenere nessuna guerra contro nessun Paese“.