“Einstein Telescope è un sogno. Per noi scienziati è il sogno di costruire una nuova infrastruttura di ricerca di quelle che spostano avanti le frontiere della conoscenza, che si costruiscono una volta ogni 50 anni nella storia di una nazione e che veramente possono spostare le frontiere della conoscenza e possono avere un impatto enorme sul territorio“: è quanto ha dichiarato questa mattina il presidente dell’INFN Antonio Zoccoli intervenendo all’evento “Einstein Telescope: la grande infrastruttura di ricerca europea“, organizzato da Mur, Regione Sardegna e INFN, in svolgimento a Cagliari nell’ambito del XIII Simposio della Collaborazione Scientifica internazionale Einstein Telescope in programma fino al 12 maggio, a cui partecipano centinaia di rappresentanti della comunità scientifica europea.
Al centro dell’evento la candidatura dell’Italia a ospitare il futuro rivelatore europeo di terza generazione per la ricerca sulle onde gravitazionali in Sardegna, nell’area della miniera dismessa di Sos Enattos, tra i Comuni di Bitti, Lula e Onanì, in competizione con un altro sito collocato nell’Euregio Mosa-Reno.
“Il nostro sogno come scienziati è usare questa infrastruttura per capire i segreti dell’Universo più profondo, addentrarci sempre più indietro nel tempo verso l’origine dell’Universo e capire cosa succede nei primi istanti sfruttando ad esempio il collasso di due buchi neri o di due stelle di neutroni,” ha proseguito Zoccoli. “In questi eventi catastrofici vengono emesse le onde gravitazionali che arrivano, viaggiando nel tempo, fino a noi, portando dell’informazione, come dei messaggeri. L’idea è quella di prendere le informazioni che ci portano le onde gravitazionali, combinarle con le informazioni che ci portano gli altri messaggeri – che possono essere la luce visibile, i raggi X, i raggi gamma, i neutrini e le altre particelle che arrivano dallo spazio profondo – per avere una visione dell’Universo e delle leggi che lo governano più solida. Abbiamo ancora tante cose che non capiamo. Sappiamo che l’Universo è fatto per il 5 % di materia ordinaria, quella di cui siamo fatti noi, ma il 95% è fatto da materia oscura ed energia oscura e ancora non sappiamo cosa siano. Quindi abbiamo tantissimi segreti da capire. E questa sarebbe veramente l’infrastruttura che ci permette di aprire delle porte, di voltare delle pagine nel libro della natura“. “Abbiamo scelto il sito di Sos Enattos – ha sottolineato il presidente dell’INFN – perché la Sardegna è una delle regioni geologicamente più stabili al mondo e quindi uno dei posti ideali per fare questo tipo di ricerche. É anche una zona poco popolata e meno interferenze antropiche ci sono e più le misure possono essere precise. E poi è un posto unico al mondo, bellissimo“. “Questo sogno abbiamo cercato di trasmetterlo ai nostri governanti. Abbiamo parlato con il presidente della Regione Sardegna che ci ha sempre sostenuto, con il ministro Bernini che si è entusiasmata e ci ha aiutato tantissimo in questa fase, ha sostenuto il progetto, ha costituito un gruppo di sostegno“, cioè il comitato tecnico scientifico per la candidatura dell’Italia a ospitare ET di cui fanno parte oltre allo stesso Zoccoli il premio Nobel Giorgio Parisi, Marica Branchesi (GSSI) esperta di onde gravitazionali, Nando Ferroni (ex presidente dell’INFN, oggi al GSSI) e l’ambasciatore Ettore Sequi.
“La cosa più bella è vedere che in Italia, dove spesso si dice che non funziona niente, ci sono tante persone che lavorano insieme per raggiungere questo obiettivo ambiziosissimo. Sono felice di vedere che in tanti condividiamo questo sogno di costruire questa infrastruttura unica in questa terra,” ha concluso Zoccoli.
La Sardegna, con Lula, è il luogo migliore per ospitare l’Einstein Telescope, secondo il premio Nobel per la Fisica, Giorgio Parisi: “Il sito si deciderà non prima della fine del 2024 e l’Einstein Telescope in Sardegna potrebbe essere operativo per il 2032 o 2033,” ha proseguito. “Dopo la decisione del sito i successivi 4 o 5 anni saranno un periodo dedicato allo scavo del tunnel di una trentina di chilometri. A quel punto, nel 2029 si dovrebbe incominciare a mettere su la parte scientifica e ci vorrà ancora qualche anno“. “Io sono assolutamente convinto che il sito di Lula sia assolutamente la candidatura migliore che sia decisamente migliore di quella olandese. E lo è proprio per le caratteristiche del terreno di Lula e per il fatto che nella zona ci sono scarsi insediamenti umani attorno la paragoniamo all’Olanda“. Secondo Parisi “il punto di forza sono le scarse di vibrazioni che vengono prodotte, poi il terreno di granito e quindi estremamente solido ma anche facile da scavare. Inoltre i fisici italiani, insieme a quelli francesi, sono gli unici che hanno fatto dei rivelatori di onde gravitazionali in Europa e quindi l’Italia è un posto naturale“. Per lo scienziato “è però assolutamente necessario che il governo prenda un impegno deciso e scritto, e non solo da parte della ministra dell’Università e della Ricerca, in maniera che questa candidatura possa ricevere tutto l’appoggio da parte del governo italiano nelle sedi opportune“. “La decisione di costruire l’opera è un po’ una decisione politica perché alla fine saranno le cancellerie europee che diranno alle persone coinvolte che cosa bisogna votare. E’ quindi fondamentale avere un buon rapporto internazionale,” ha concluso il premio Nobel.
“Noi vogliamo l’Einstein Telescope in Italia, in Sardegna e a Sos Enattos, lo sottolineo, se non fosse ancora chiaro da tutto quello che abbiamo detto e fatto in tutti questi mesi di impegno e soprattutto da quello che faremo“: lo ha ribadito con forza il Ministro dell’Universita e della Ricerca Anna Maria Bernini. “Si sta già dimostrando quanto sia scientificamente attendibile, anzi auspicabile, la candidatura di Sos Enattos per ospitare Einstein Telescope. A me spetta la promozione politica, ma anche economica e sociale di un’iniziativa in cui il governo crede moltissimo. Con tutti voi abbiamo contribuito a che la culla di Einstein Telescope rimanesse nelle condizioni che sono necessarie per poter realmente supportare la candidatura“. Bernini ha quindi ricordato le norme nazionali appena approvate per impedire attività che interferissero con il progetto nella zona di Lula: “Per noi è molto importante che ci sia una zona di rispetto, un luogo ‘Einstein Telescope friendly’, che non significa una rinuncia per i territori, che saranno coinvolti non già da una privativa, ma da un’autorizzazione rafforzata per la realizzazione di alcune limitatissime attività che non devono interagire con l’interferometro che sarà realizzato e che non può essere disturbato da qualcosa di incompatibile con la sua permanenza in loco“. Per il Ministro “quello che stiamo facendo è assolutamente rivoluzionario dal punto di vista scientifico, ne sono certa, ma riesco a comprendere molto bene anche le prospettive economiche sociali e di localizzazione di una comunità, non tanto e non solo di scienziati, ma di una comunità che infrastrutturerà sotto il profilo materiale e immateriale quei territori“.